Messina, 24 febbraio 2020
L’importanza della disponibilità delle camere a pressione negativa si estrinseca nel momento in cui è necessario un isolamento sicuro del paziente anche in fase di sospetto di contagio. Il funzionamento a pressione negativa garantisce il biocontenimento in fasi epidemiche iniziali o fasi sospette. Il sistema è in grado di proteggere gli operatori di assistenza e la collettività, isolando il caso non appena la malattia è sospetta e ancor prima che costituisca un concreto rischio infettivologico per la struttura ospedaliera. Dunque un presidio importantissimo in casi di emergenza epidemiologica come quello che stiamo vivendo a livello nazionale. Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità fa sapere che “è necessario preparasi ad una probabile diffusione pandemiologica del virus”, e mentre si scoprono casi del ceppo virale dell’H1N1, la febbre suina, che non è mai scomparsa dalla circolazione, la domanda deve porsi sulla sufficienza delle strutture a disposizione sul territorio nazionale per isolare gli eventuali casi sospetti o conclamati di Coronavirus. E le stanze a pressione negativa sono la soluzione migliore. Una segnalazione questa che oggi è stata rappresentata anche al tavolo tecnico del Comune di Messina che ha affrontato le misure di precauzione da intraprendere.
Il sistema di intervento e di gestione dell’emergenza epidemiologica attualmente adottato è simile a quello previsto per l’EBOLA che si adotta negli sbarchi di migranti. In tutto sono 63 le stanze di biocontenimento a pressione negativa, per i pazienti già contagiati, e sono due le aree di quarantena pronte nei due poli dell’Isola; due gli hub di primo intervento per il trasporto di malati ad alto isolamento locati negli ospedali Garibaldi di Catania e Cervello di Palermo; mentre i tamponi per gli esami, sono immediatamente analizzati nei laboratori dei Policlinici di Catania e Messina e che già avrebbero dato una risposta negativa su venti ammalati sospetti. La geografia della disponibilità delle camere a pressione negativa sul territorio siciliano è la seguente:
Sono 24 a Catania (Garibaldi, Vittorio Emanuele, Cannizzaro); dodici al Gravina di Caltagirone; nove a Palermo (Policlinico, Cervello e Ismett); cinque all’Umberto I di Enna; quattro all’ospedale Maggiore di Modica, tre al Policlinico di Messina, due all’Umberto I di Siracusa e al Sant’Elia di Caltanissetta; una ciascuna al Sant’Antonio Abate di Trapani e al Vittorio Emanuele di Castelvetrano. Poi ci sono quelle strutture provvisorie che possono essere montate come le tende per il biocontenimento.