Il primo gennaio del 2003 moriva a 65 anni, dopo una lunga malattia, Giorgio Gaber, il “grande snob”, grande in molti ambiti ed in molti sensi. Il premio Nobel Dario Fo, che lo definì un ”grande
commediografo’‘ oltre che ”un pessimista brutale ma mai opportunista anche se i politici non lo hanno mai amato perché li graffiava, anzi randellava. Molti ricordano l’uomo di teatro,
il monologatore, il cantante – disse Dario Fo ad ANSA – ma Gaber e’ stato un grande commediografo e questo viene ricordato poco”.
”Un fenomeno da baraccone al contrario”: così lo ricordò invece Gad Lerner, suo estimatore, amico e autore della prefazione di ‘‘Parole e canzoni”, libro più cassetta pubblicato da Einaudi Stile Libero nel maggio del 2002.
Per Lerner Gaber era il ”re del palcoscenico con Celentano Mina e dopo di lui solo Morandi”, oltre che ”un vero snob”.
La qualità è stata per Gigi Proietti la caratteristica principale di Gaber e della sua arte. ‘‘Si parla sempre di qualità – disse l’attore romano – e con Gaber se ne va uno che era tutto qualità e quindi in questo momento la sua è una perdita ancor più dolorosa’‘. Per Proietti, era inoltre un
”uomo capace di fare anche scelte, non solo politiche, di gusto, stile e classe”.
”Con la sua perdita siamo più poveri, certamente dal punto di vista artistico”, affermò Shel Shapiro, che conobbe l’artista milanese a 30 anni durante il Cantagiro. ‘‘Negli ultimi
25 anni è stato un grande del teatro e della musica – aggiunse – In queste occasioni si fa molta retorica, ma è veramente una grande perdita per la musica in generale”.
Amico di lunga data di Gaber e della moglie Ombretta Colli, il presidente del Senato dell’epoca della morte di Gaber, Marcello Pera, espresse a quest’ultima ”con tristezza ed affetto’‘ il suo cordoglio personale e del Senato. ”Con la sua musica, la sua voce, la sua mimica – affermò Pera nel messaggio – Giorgio Gaber ha accompagnato più generazioni di italiani e le ha educate allo spirito civile unito ad un senso di critica ironia. E’ stata una testimonianza alta di impegno e di passione”.