Sbarchi, proteste, fughe. La questione migranti è come una polveriera sociale, politica e potrebbe diventare anche sanitaria. Il Ministro Lamorgese prova a contenere l’emergenza che riguarda Lampedusa, ma il presidente della Regione Musumeci e con lui i sindaci non sono di certo soddisfatti o rincuorati da ciò che sta accadendo.
“La Sicilia non si farà trattare come una colonia” dichiara Musumeci, così la Lamorgese assicura che sarà rafforzata l’attività di controllo delle strutture di accoglienza: “A breve – spiega la titolare del Viminale – verrà inviato personale militare dell’operazione ‘Strade sicure’.
Nella giornata di domenica erano fuggite 184 persone dal Cara di Pian del lago, a Caltanissetta; oggi un centinaio dalla struttura di Porto Empedocle. Anche in questo caso tocca a Lamorgese gettare acqua sul fuoco: “Sono stati quasi tutti rintracciati”.
Soprattutto, “dal punto di vista sanitario, la situazione è sotto controllo”, ribadisce il ministro Lamorgese: “Tutti i test sierologici sono risultati negativi e cosi’ i tamponi fin qui eseguiti sui migranti, sia a Porto Empedocle sia a Lampedusa, grazie all’impegno profuso dalla Regione siciliana”. E nei prossimi giorni, “allo scopo di garantire il massimo della sicurezza”, all’esito della procedura accelerata di gara in corso, sarà operativa una nuova unita’ navale di grandi dimensioni “da destinare allo svolgimento della quarantena obbligatoria per i migranti sbarcati”.
Intanto, si vuota il centro di accoglienza di Lampedusa tornato a ospitare 650 migranti, ben oltre la capienza di 95 posti: così nel corso del colloquio telefonico con Musumeci, il ministro ha garantito che “nell’hotspot di Lampedusa e nell’hub di Porto Empedocle, sono stati intensificati i trasferimenti dei migranti verso altre strutture e che, entro la giornata di domani, verrà completato lo spostamento di circa 520 migranti”.
Bisogna agire in fretta, sottolinea il governatore siciliano: “Un anno fa gli sbarchi erano stati il 30% rispetto ai dati delle ultime settimane. Secondo il Viminale sarebbero 10 mila i migranti pronti ad arrivare nell’Isola. È un problema organizzativo, politico e sanitario. È una emergenza nell’emergenza coronavirus. Ospitiamo persone che hanno sistemi sanitari che non sono all’avanguardia. Abbiamo registrato decine e decine di positivi ed è preoccupante il costante allarme sociale che tutto questo provoca”.
Così mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, si chiede “dove siano finiti i ricollocamenti nei Paesi dell’Unione europea, e il Movimento 5 stelle sollecita “più cooperazione”, l’Italia resta impegnata su più fronti. Sbarchi a Lampedusa, a Portopalo di Capo Passero, cinque in Sardegna, mentre circa cento migranti sono stati rintracciati in Friuli.
Otto positivi al coronavirus nel centro d’accoglienza di Ponte d’Arce a Pettorano sul Gizio, nell’Aquilano. E sette in quello di Villa Literno, nel Casertano. La tensione resta alta, come a Lampedusa, dove stamane un gruppo di isolani ha steso un cordone, quasi a volere impedire il passaggio dei migranti. Ma chi può fermare quanti scappano dalla povertà e dalla guerra, a rischio anche di perdere la vita in mare, in nome del diritto e del miraggio a una vita migliore?
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