Messina, 19 febbraio 2019
Sarebbe giusto dire “sta per nascere”, in quanto come le altre due, ARISME e Messina Social City, anche l’ultima società in gestazione in Giunta De Luca, la Messina Patrimonio S.p.a., dovrà passare dal Consiglio Comunale per avere l’ok e poter di fatto venire alla luce. Ma in Consiglio Comunale non sembra spirare un’aria molto favorevole, ciò anche se la società nascente è incardinata in quel Salva Messina con funzione di gestione del patrimonio del Comune di Messina. Nasce la società nonostante il Comune abbia già un dipartimento, quello per il Patrimonio, appunto. Nasce una nuova società e spazio, quindi, a nuove nomine: almeno tre componenti del suo CDA ed un Direttore Generale, che potrà essere scelto tra persone estranee alla società, dunque potrebbe non essere uno dei componenti del CDA. E poi c’è il collegio dei Revisori. Così dallo slogan “partecipate carrozzoni mangia soldi” De Luca passa ad aver cambiato idea, tanto “solo i cretini non cambiano mai idea”. Lo ha detto proprio De Luca.
Ma di cosa si dovrà occupare la Messina Patrimonio S.p.a.? Avrà un capitale nomiunale di 100 mila euro diviso in mille azioni del valore nominale di 100 euro ciascuna e sarà interamente sottoscritto e versato. La proprietà unica sarà del Comune di Messina fino al 2029. La società in oggetto sociale prevede di “compiere operazioni mobiliari, immobiliari, commerciali, di leasing in qualità di utilizzatore, di factoring in qualità di cedente , di natura finanziaria, investimenti mobiliari, stipulazione in qualità di richiedente con qualsiasi persona fisica o giuridica, società, ente, di aperture di credito, anticipazioni bancarie, sconti, fidi bancari, mutui ed in genere ogni operazione di finanziamento ed assicurazione non nei confronti del pubblico, richiedere il rilascio a proprio favore o nel proprio interesse di garanzie reali e personali. Le compravendite immobiliari, la contrazione di mutui e di finanziamenti, l’attivazione di affidamenti bancari, che comportino una variazione superiore al 30% degli importi previsti per tali operazioni nel bilancio annuale di previsione approvato dall’assemblea dei soci o, se non previste in tale documento, siano superiori a Euro 500.000,00 per ogni singola operazione, devono essere approvate dal socio unico in sede assembleare”.
Insomma anche questa una società “in house providing” che però potrebbe cozzare con la Legge Madia che prevede consigli di amministrazione “light” composti da un solo componente. Un amministratore unico, per risparmiare. Ma quanto disposto verrà rispettato? Ed il Consiglio Comunale come voterà?
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