Messina, 12 gennaio 2019
“E’ l’Italia che scende in piazza contro una manovra finanziaria che grida vendetta”. Così il segretario provinciale del Pd di Messina, Paolo Starvaggi, ha presentato la manifestazione che i democratici nazionali hanno lanciato nelle piazze di tutta Italia per fare chiarezza sulla legge di bilancio che targata governo Lega/Movimento 5 stelle.
“Il paese ha subito una riduzione di produzione sproporzionata rispetto ad altri paesi europei: è la prova che un governo, salutato con grande speranza, sta avendo un epilogo drammatico – ha spiegato Starvaggi nel corso di una conferenza stampa- ci ritroviamo oggi con due figure, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che dicono che la povertà è stata sconfitta, mentre stanno uccidendo le speranze delle nuove generazioni e il lavoro, soprattutto al sud, tenuto fuori dagli investimenti e “accontentato” col reddito di cittadinanza. E allo stesso modo, qualsiasi iniziativa si ammanta di propaganda senza nessun contenuto concreto. Il Pd – continua il segretario provinciale messinese – si sta facendo carico di questa divulgazione e di mobilitazione per attivare cellule di speranza nei territori, in attesa che Lega e 5 Stelle inizino ad operare con concretezza, vista la grossa responsabilità che hanno”.
Al tavolo anche il deputato regionale Franco De Domenico, che focalizza l’attenzione sulla finanziaria in discussione alla Regione: “A livello nazionale il tema inquietante è la cosiddetta “autonomia differenziata” che chiedono le regioni del nord: un tema che ci porterà alla secessione di fatto, lasciando indietro la parte più debole, il sud – avverte il parlamentare regionale – C’è un muro da erigere contro questa richiesta. Noi crediamo che prima sia necessario garantire il livello essenziale di servizi: assicurati questi, su tutto il territorio, si può parlare di autonomia differenziata. Questa finanziaria è costruita guardando a questa prospettiva, e cioè dare di più a chi già ha di più”. Poi l’attenzione si sposta su Palermo. “Se la finanziaria nazionale è stata approvata con tanti buchi, quella regionale attualmente non ha una maggioranza che la sostenga. Probabilmente assisteremo ad un inciucio politico con il sostegno del 5 Stelle per una manovra che si dimostra ancora una volta a beneficio dei politici e non per il popolo”, conclude il deputato regionale del Pd.
Secondo il presidente del consiglio comunale di Messina Claudio Cardile, “Il Pd si è comportato in maniera responsabile, sostenendo l’azione dell’amministrazione quando riteneva fosse necessario e utile per la città, senza fare da “stampella” a nessuno – puntualizza – Il partito ha un ruolo da protagonista e cerca di imporre la propria linea”. A livello nazionale, invece, “il governo sta tentando solo di creare consenso da spendere alle europee: il reddito di cittadinanza va in questa direzione – dichiara Cardile – al sud aumenterà la disoccupazione e il lavoro nero, e in definitiva farà più danno rispetto a quello che attualmente c’è”.
“Il governo del cambiamento? Si, c’è stato, ma in peggio: la riforma prova a mantenere le promesse ma non dà assolutamente nulla – sostiene Massimo Parisi, segretario dei Giovani democratici di Messina – Il cambiamento non è passato dalle urne al parlamento, c’è una politica che fa le cose di prima e pure peggio, e per questo il popolo è rimasto insoddisfatto e chiede un cambiamento effettivo. Il segnale che vogliamo sia veicolato da questa giornata è la consapevolezza che il Pd ha tratto dei suoi errori e dal fatto di non avere comunicato un messaggio, e ci prova oggi: per il cambiamento reale, il Pd si mette in gioco e torna in mezzo alle persone. Il cambiamento passa da un progetto di paese che oggi non c’è”, conclude Parisi.
La conclusione tocca a Teodoro Lamonica, presidente della direzione provinciale del Pd: “Quello che si dice in campagna elettorale non coincide con quello che si fa, questo governo ne è la lampante dimostrazione. C’è un violento attacco verso il sociale in questa finanziaria: ci sono famiglie che non sono in condizione di sopravvivere e l’unica risposta che arriva dalla manovra economica è quella propaganda che serve per arrivare alle europee. Da questo momento in poi – annuncia – questa è la battaglia che dobbiamo fare fino in fondo”.
Al termine della conferenza, il Pd di Messina è sceso in strada, con un presidio a piazza Cairoli per spiegare i disastri che la manovra finanziaria provocherà al tessuto economico e sociale del paese.
La protesta del Partito Democratico si concentra sui numeri: dai tagli (un miliardo agli investimenti, 2,3 alle ferrovie, riduzioni indiscriminate a ricerca, cultura ed editoria, mannaia sui fondi per cinema, teatri, musei e biblioteche) agli aumenti (sette miliardi di euro in più di tasse alle imprese, un miliardo in più di tasse locali tra Imu, Tasi e Irpef, raddoppio delle tasse per il volontariato), a meno trasparenza negli appalti pubblici e, per finire, un condono fiscali per “premiare” gli evasori.
La ricetta democratica è semplice: meno tasse ai settori produttivi imprese che assumono, imposta sul reddito d’impresa al 24% per piccole e medie imprese e ditte individuali, ripristino dell’Aiuto alla crescita economica a chi aumenta il capitale aziendale. Più welfare per sostenere il reddito: tre miliardi in più per il reddito di inclusione, è 5 miliardi per le famiglie con figli a carico, no alla “quota 100”, e per la scuola il ripristino dell’alternanza scuola-lavoro, e il credito d’imposta per la formazione 4.0. E per far ripartire gli investimenti, un investimento annuale da tre miliardi all’anno per infrastrutture e territorio, ripristino dell’iperammortamento e del credito di imposta per ricerca e sviluppo, e l’estensione di “impresa 4.0” all’agricoltura.
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