Messina, 26 febbraio 2020
Mentre l’Italia si scopre prima in Europa, ma non certo per bravura, nell’ambito dell’emergenza coronavirus, l’Università di Messina chiude i battenti e la Curia di Messina, per mezzo del suo Arcivescovo ammette che l’uso di acquasantiere e la stretta di mano in segno di pace sono attività a rischio . Si risveglia pian piano Messina e con essa molte altre città della Sicilia, da un sogno di invulnerabilità irresponsabile ammantato da una denuncia costante di diffusa psicosi che oggi potremmo chiamare responsabile preoccupazione per una situazione che incalza ed evolve giorno dopo giorno.
E’ normale che i cittadini chiedano misure più restrittive e di precauzione più radicale. Così alcune città come Sambuca, in provincia di Agrigento e Niscemi in provincia di Caltanissetta emanano ordinanze che invitano i cittadini di ritorno da zone a rischio e con focolai di infezione conclamati di porsi in quarantena volontaria e controllata. QUARANTENA, non certo solo di limitare i propri contatti. Per ciò che attiene le scuole il Governo Conte è stato chiaro: chiusura solo in aree di focolaio. Nelle altre zone ed in Sicilia, ad esempio, molti sindaci stanno disponendo tre giorni di chiusura per operazioni di disinfezione come Palermo e provincia.
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