
Il paziente attese 5 mesi ma morì attendendo. Esposto a Procura Palermo. Razza: “Ferdinando aveva avvisato di criticità nei referti già a luglio”. Ma allora che ci stava a fare Croce a Trapani?
Cosa vuol dire non ricevere tempestivamente un referto che indica chiaramente l’esistenza di un tumore? Può equivalere ad una condanna a morte. Perché non bisogna essere medici per capire che il tempo è una variabile sostanziale per la cura oncologica, che può salvare la vita se somministrata rapidamente. Così quel che è successo a Trapani ha dell’incredibile e dell’ingiustificabile, e non può minimamente essere un caso politico. La politica non deve entrarci nella sanità. Il rischio è quello di mischiare interessi di bottega con quelli della vita dei pazienti.
Luglio 2024: Dafne Musolino e i dubbi sulle nomine dei manager siciliani
Qualcuno, come la senatrice Musolino, era già entrata a gamba tesa sulla questione delle nomine “politiche”, inopportune in un ambito nel quale ciò che conta è la competenza. “Voglio segnalare – dichiarava la senatrice Musolino nel luglio del 2024, durante un’audizione in Commissione parlamentare sanità dell’allora assessore Regionale Volo – che il sistema di passaggio pressoché automatico dei commissari al ruolo definitivo di manager sanitari, quasi con una formula di silenzio assenso, non ha sciolto le riserve sulla regolarità dei requisiti dei nominati, sui quali, in alcuni casi, è necessario approfondire e scioglierle in totale chiarezza, in un senso o nell’altro”.
LA DIFESA DI FERDINANDO CROCE: PEGGIORE DEL BUCO

Così oggi la corsa a “giustificare” l’operato del manager dell’ASP di Trapani, Ferdinando Croce, solo per interessi politici ha dell’incredibile. Soprattutto di fronte a casi come quelli di un paziente di 68 anni che è deceduto nell’attesa di un referto che dopo ben cinque mesi non è arrivato. Cinque mesi durante i quali avrà vissuto nell’incertezza e nella paura, nell’incapacità di agire. E lo stesso vale per i suoi familiari. Poco importa se “era stato informato anche l’assessore alla Sanità” e il dirigente generale del dipartimento pianificazione strategica inviando due pec, ad agosto e settembre 2024. Ciò che conta è che non hanno avuto risposta, né dal livello politico né da chi opera ed agisce nel rispetto del giuramento di Ippocrate. Perché non consegnando il referto si è palesemente violato il principio fondamentale di non agire in danno del paziente. Così come risulta controproducente ed aberrante la dichiarazione di Ruggero Razza, quando asserisce che “Ferdinando aveva avvisato di criticità nei referti già a luglio”. Ma allora la domanda sorge spontanea e amara: che ci stava a fare Croce a Trapani?
IL DANNO DELLA MORTE INCONSAPEVOLE
“Ho letto in questi giorni – dice la sorella dell’uomo – dei casi di malasanità nel trapanese e dell’intervento della politica. Noi abbiamo informato anche l’assessore. Il dolore è grande, ma ancora più grande è l’avere avuto negato il diritto a potersi curare. Mi dispiace se adesso gli alti burocrati, commissari e manager “cadono dal pero” dicendo che non sapevano nulla. Io e la mia famiglia abbiamo inviato: mail, pec, fatto telefonate tutte puntualmente inevase, erano tutti latitanti”.
Il paziente era stato operato il 15 aprile dell’anno scorso nell’ospedale Santo Vito e Santo Spirito di Alcamo per ” Addome acuto da appendicite”. I tessuti prelevati erano stati inviati all’ospedale di Castelvetrano per l’esame istologico che è arrivato solo il 10 settembre, dopo che l’oncologo di una clinica convenzionata aveva telefonato al responsabile dell’Anatomia patologica del nosocomio trapanese. A novembre i familiari hanno presentato un esposto alla procura di Palermo.
Il successivo 13 dicembre il paziente è morto.
