La farsa della propaganda continua con il secondo atto ed a pagarne le spese saranno sempre i lavoratori di ATM SpA che dopo l’era del feudo Campagna, anche con il nuovo management continuano ad essere sottoposti a decisioni unilaterali e velate ritorsioni. Il primo atto di questo “teatrino” si era concluso con un comunicato del tutto simile a quello che oggi hanno diramato i sindacati firmatari dell’accordo Fit CGIL, UIL e UGL che, nella prima fase della trattativa, di concerto con l’azienda al tempo presieduta da Pippo Campagna, hanno scelto, con inedita arroganza, di assumersi da soli l’onere di trattare l’accordo di secondo livello, chiedendo e ottenendo l’esclusione dalla trattativa di Fit, CISL, FAISA CISAL e ORSA. Cestinata la proposta sindacale, a suo tempo sottoscritta da sei single, comprese CGIL, UIL e UGL, quest’ultime, smentendo se stesse, hanno ceduto all’imposizione di trattare sulla bozza preconfezionata dall’azienda. Firmato il primo accordo solo da tre sigle sindacali sulle sei presenti in azienda, furono diramati comunicati trionfalistici, si parlò di accordo storico che avrebbe risolto tutti i problemi economici e normativi da sempre denunciati dai lavoratori e si annunciava un plebiscito di consensi al referendum.
Ma i lavoratori, che non sono scemi come qualcuno li vorrebbe, fra le righe del primo accordo individuarono la presenza di evidenti discriminazioni in violazione della Legge e delle normative contrattuali in cambio di qualche spicciolo, promesso sulla carta ma difficilmente raggiungibile nella realtà dei fatti. Il referendum del 4 novembre fu una “Caporetto” per l’azienda e per i sindacati firmatari dell’accordo, costretti ad incassare in netto NO dei lavoratori che nel segreto dell’urna sposarono la posizione delle dissidenti CISL, FAISA e ORSA.
Tornati al tavolo delle trattative in modo unitario per volontà dei lavoratori, l’azienda, rinnovata nel CdA ma confermando il caratteristico atteggiamento arrogante lasciato in eredita dal sempre presente Pippo Campagna, ha riproposto la stessa struttura dell’accordo bocciata dal referendum dei lavoratori.
Solo grazie agli interventi di CISL, FAISA e ORSA si è riusciti a raddrizzare qualcosa rispetto all’originaria versione imposta da ATM SpA e condivisa da CGIL, UIL e UGL.
Solo per citare qualche esempio, CISL, FAISA e ORSA hanno ottenuto:
• l’abolizione della reperibilità obbligatoria;
• l’eliminazione del controllo dei lavoratori con mezzi tecnologici e audio/visivi;
• il mantenimento dei tempi sosta degli autisti anche in caso di ritardo;
• il pagamento della reperibilità volontaria e dei tempi di lavoro in caso di chiamata; • il pagamento, equiparato alle ore di lavoro, in occasione di visita sanitaria disposta dall’azienda;
• la possibilità di 6 cambi turno di lavoro su richiesta degli autisti,
• l’abolizione dell’obbligo tassativo per gli autisti di vendere i biglietti e controllare eventuali evasioni tariffarie durante il servizio di guida;
• l’aumento dell’indennità presenza da 3 a 5 euro.
Questi ed altri punti fondamentali sono stati recuperati con CISL, FAISA e ORSA al tavolo delle trattative ma, ciononostante, l’azienda è rimasta rigida su alcune questioni che per il sindacato impegnato a tutelare i diritti dei lavoratori restano inaccettabili.
Ecco alcuni esempi: in alcuni settori lavorativi di ATM SpA, secondo l’accordo proposto dall’azienda e condiviso solo da alcuni sindacati, dovrebbe essere il superiore gerarchico a decidere se il dipendente è meritevole di ricevere il premio di produzione. Dinamica che non si era mai sentita neanche nelle caserme punitive nell’era del servizio di leva obbligatorio, quando il sergente di ferro decideva per tutti.
Ma c’è di peggio, mentre nella manovra del Governo nazionale si propone di potenziare le tutele sociali dei i lavoratori, come il Congedo parentale e similari, nell’accordo di ATM si penalizzano questi Istituti garantiti dalla Legge. In buona sostanza, se in ATM un dipendente si assenta per assistere un familiare, perde la quota più consistente del premio che completa lo scarno stipendio mensile. Se si pensa che simili proposte avanzate dalla parte datoriale ASSTRA, sono state decisamente rigettate a livello nazionale da tutti i Sindacati che attualmente sono impegnati nel rinnovo del CCNL Autoferrotranvieri, si rischia che il sindacato messinese passi alla storia come apripista della penalizzazione dei diritti che la Legge, da sempre, riconosce ai lavoratori. Infine, non si può sottacere che ATM SpA ha preteso di condurre la trattativa sotto il ricatto di non erogare ai lavoratori gli arretrati del premio e la prevista una tantum se non si fosse giunti alla firma dell’accordo.
Come dire, in perfetto stile Campagna, SE NON FIRMI ALLE MIE CONDIZIONI NON PAGO QUANTO DOVUTO AI LAVORATORI… E ALLO STESSO TEMPO RESTA VIGENTE E INTOCCABILE IL BONUS ELARGITO DALL’AZIENDA AL COSIDDETTO CERCHIO MAGICO, 800 euro al mese per meriti produttivi che a nessuno è dato conoscere…
CISL, FAISA e ORSA, dopo essere state artatamente messe fuori dalla trattativa e rimesse in gioco per volontà referendaria dei lavoratori, sono tornate al tavolo del confronto con l’intenzione di giungere a una mediazione credibile ma l’arroganza dell’azienda, che pretendeva di derogare a livello territoriale diritti dei lavoratori sanciti ai livelli nazionali, non ci ha consentito di proseguire il confronto pur consci di aver contribuito fattivamente a migliorare il disastroso accordo bocciato dai lavoratori. Se ATM SpA unitamente a CGIL, UIL e UGL sono realmente convinte, per la seconda volta, di aver sottoscritto un buon accordo che tutela i lavoratori, prima di assumere toni trionfalistici lo sottopongano al referendum dei dipendenti.
Ci sarà un secondo referendum? Oppure si stanno studiando mezzi e mezzucci per evitare il voto libero e segreto dei lavoratori col f ine di imporre la volontà dei vertici?
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