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Femminicidio Lorena Quaranta, l’interrogazione della Sen. Musolino chiama ad intervenire il Ministro della Giustizia anche sul sistema Magistratura

- 06/11/2024

Non è, infatti, più ammissibile che si verifichino leggerezze che, per sottovalutazione dei casi, probabilmente per mancanza di una dovuta adeguata preparazione, possano poi costare la vita alle vittime di maltrattamenti e di minacce.

La senatrice Dafne Musolino con la sua interrogazione sul caso del processo per femminicidio a carico di Antonio De Pace, reo di aver brutalmente assassinato Lorena Quaranta, la studentessa di Medicina originaria di Favara nell’agrigentino, non solo chiama ad intervenire il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che tempestivamente risponde ed acquisisce gli atti del processo, ma lo invita a riflettere sul sistema con il quale la Magistratura risponde ai casi di omicidio di genere.

Quel che chiede la Musolino è la risposta ad un’esigenza che emerge dall’entità delle condanne, prendendo spunto dalle modalità con le quali i magistrati affrontano, analizzano e decidono nei casi di femminicidio.

Non è, infatti, più ammissibile che si verifichino leggerezze che, per sottovalutazione dei casi, probabilmente per mancanza di una dovuta adeguata preparazione, possano poi costare la vita alle vittime di maltrattamenti e di minacce.

Non è più ammissibile che i giudici si comportino, nei casi di femminicidio in particolare, come dei meri burocrati. La Corte di Cassazione (sentenza 20355) ha respinto il ricorso di un sostituto procuratore, sanzionato, dalla commissione disciplinare del Csm, con il “taglio” di due mesi di anzianità per non aver fatto in modo che il responsabile di ben tre aggressioni, in quattro mesi, ai danni della compagna, finisse in carcere piuttosto che restare agli arresti domiciliari. La donna venne uccisa. Il magistrato si era limitato, ricevute le informative, ad avvisare l’indagato della chiusura delle indagini preliminari a suo carico per il reato di lesioni aggravate. Troppo poco per l’organo di autogoverno dei giudici, secondo i quali la toga con il suo comportamento aveva creato un danno ingiusto alla vittima e leso il prestigio della magistratura stessa .

Ed è solo uno il caso su riportato.

REATI VIOLENZA DI GENERE: FORMAZIONE MAGISTRATI

Alla luce di fatti come questo, con la sua interrogazione, la senatrice di Italia Viva, che sul caso del femminicidio di Lorena e sul rischio di riconoscimento delle attenuanti a causa del Covid in favore del suo assassino reo confesso, ottiene che il ministro intervenga acquisendo gli atti del prossimo processo, chiede anche che Nordio intervenga, in termini di principio generale e con urgenza, sulla formazione dei magistrati chiamati a pronunciarsi sui reati di violenza di genere, impegnandosi ad elaborare specifiche linee guida per la formazione degli stessi con il fine di evitare l’odioso fenomeno della vittimizzazione secondaria e, al contempo, garantire un livello di preparazione del corpo magistratuale che sia ‘in grado di farsi interprete di una società matura, che ripugna un simile fenomeno e riconosce i valore supremo del rispetto della dignità delle vittime e della tutela dei loro diritti, e ciò a prescindere dalla composizione di genere del collegio stesso”. Tant’è, infatti, che la Cassazione, ricordiamo, proprio con un collegio giudicante di soli uomini ha annullato l’ergastolo del fidanzato reo confesso, rinviando ad un nuovo processo che valuti l’eventuale applicazione di attenuanti con la motivazione che l’imputato “era «stressato» per il Covid”. Ma il lockdown fu causa di stress per tutti, e non per questo la popolazione rinchiusa si affannò ad accoltellare e picchiare il coniuge o la o il convivente.

TEST PSICO-ATTITUDINALI PER I NUOVI MAGISTRATI

La Senatrice di Italia Viva Dafne Musolino

In ultimo, la Musolino va oltre la fattispecie della violenza di genere da cui scaturisce il femminicidio e chiede al ministro Nordio che si valuti la stessa idoneità di chi esercita la delicatissima funzione giudicante, in termini ampi e generali.

Scrive infatti la Musolino che in risposta a tale specifico quesito, il Ministro risponde con “la volontà di introdurre i test e i colloqui psico-attitudinali tra le prove alle quali saranno chiamati a sottoporsi gli aspiranti candidati del concorso a magistrato ordinario ‘volti a verificare l’assenza di condizioni di inidoneità alla funzione giudiziaria nei termini che saranno definiti, nell’esercizio delle sue prerogative di Organo di autogoverno, dal Consiglio superiore della magistratura”.

Dare seguito a tali quesiti posti dalla senatrice Musolino, come auspicato dal Ministro, significherà dimostrare di aver ben compreso che la Magistratura deve essere pronta, consapevole e tempestiva ad agire, soprattutto nei casi di violenza di genere, affinché si garantisca, finalmente, il principio preventivo di “non una di meno” e quello di giustizia ottenuta per chi piange le vittime. A costo di qualsiasi corporativa resistenza.

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