Scrivere di questa ennesima Commissione servizi sociali del Comune di Messina non costa nessuna fatica. E’, infatti, necessario solo soffermarsi su due soli punti, tralasciandone uno. Iniziando proprio da ciò che tralasciamo, possiamo tranquillamente scrivere che gli interventi della maggioranza non sono stati altro che una difesa ad oltranza che non ha minimamente tenuto conto del punto nodale emerso in Commissione. “Tutto bene, fantastico servizio, magnifici, se non era per De Luca” etc. etc. . Ed è ovvio che, il disco rotto della maggioranza abbia difeso quel che fa l’amministrazione. Ovvio, ma non intellettualmente e politicamente corretto. Se un problema dei cittadini esiste ed è provato, dovrebbe essere quanto meno, ascoltato, verificato, risolto. Ma questo principio, questo valore non sembra essere appartenuto al fuoco di fila in difesa della Messina Social City levatosi dai banchi dei consiglieri comunali, che se tacciono per consuetudine ma votano con fideistica convinzione qualsiasi cosa proponga l’amministrazione, fanno sentire la loro voce solo per difendere anche l’indifendibile. Quasi a comando per ordine di scuderia…
Archiviata questa inutile pratica, procediamo al punto su cui è necessario riflettere e che si concretizza in poche delle parole pronunciate dal consigliere comunale PD Alessandro Russo. “Da amministratore non mi accontento di sapere che quel che è avvertito dai cittadini come un disservizio soddisfi, invece, la società comunale. perché a me gratificherebbe sapere che il servizio di assistenza prestato sia soddisfacente per gli utenti”. In queste parole si concentra il senso dell’esistenza stessa della Messina Social City: fornire servizi, pagati dagli utenti, che siano all’altezza quanto meno delle aspettative legittime.
Obiettivo che se si cerca di perseguire, per quanto attiene l’assistenza domiciliare, con il sistema dei contratti a tempo determinato, che indurrebbe il dubbio che potrebbero anche sussistere problemi finanziari per mantenere una società che ha più dipendenti dell’intero Comune di Messina, determina, invece, un sistema che produce operatori che cambiano continuamente e che non sempre sono all’altezza dell’assistenza a persone disabili, anziane, malate.
Il problema c’è, sussiste e va risolto. La prova dell’insoddisfazione e del servizio che non funziona sono proprio gli utenti. Un po’ come si fa nelle aziende private, l’auditing della clientela fa parte integrante del sistema di qualità percepita, che può essere ben diverso da quello percepito, invece, all’interno dell’azienda stessa. Insomma: potremmo crederci bravi, anzi bravissimi, ma i nostri clienti avvertono che, invece, il servizio offerto non è all’altezza (“fa schifo” direbbe un cliente insoddisfatto). Ed è quello che evidentemente sta accadendo in Messina Social City che crede che “dare continuità di servizio a tutti i costi” sia la vision e la mission, mentre dovrebbe chiedersi “come stiamo dando il servizio” e che quel che conta è la qualità percepita.
Un punto, questo, dolente perché smonta letteralmente il castello narrativo di un mondo meraviglioso e virtuoso creato da Cateno De Luca quando estromise le cooperative dal sistema dei servizi sociali per creare un unico sistema che oggi farebbe gola, per numero di lavoratori “grati”, a qualsiasi politico italiano.
Il punto del disservizio è, ogni volta, come una coltellata per i componenti politici di Messina Social City, un’azienda che ricordiamo, continua ad operare con atti firmati da un vice direttore generale perché ad oggi chi ha rivestito l’incarico di DG si è dimesso con grande fretta, ma anche con molto malessere.
Oggi il consigliere Russo, pertanto, ha dato “l’ennesimo dolore” alla Presidente di Messina Social City. Tanto che la si è misurata con una richiesta da parte dei consiglieri di minoranza all’indirizzo del consigliere Russo che vale tutta la discussione in Commissione di oggi: “i nomi di chi si lamenta, vogliamo i nomi”. Pubblici ufficiali comunali che chiedono pubblicamente i nomi degli utenti insoddisfatti, alla faccia della privacy.
Insomma tutto rimane nell’ambito percepito dell’attacco all’amministrazione perché la si butta sempre e solo in politica. E il colmo è che lo streaming della Commissione, alla fine della seduta, è letteralmente sparito. E secondo qualcuno che ha chiamato la Microvision di Milano, la società che assicura il servizio al Comune di Messina, “qualcuno” avrebbe richiesto che venisse tolto dai video pubblici… Non sappiamo se le cose stanno così, ma siamo certi, invece, dei nomi e delle lamentele che con frequenza arrivano anche a noi. E il consigliere Russo ha dato disponibilità “in privato” a fornire quelli arrivati a lui.
La speranza è che si risolva. Che prevalga il buon senso e che si anteponga l’interesse e la soddisfazione dell’utente, ricordiamo, FRAGILE, a quello delle dinamiche aziendali che dicono che “il servizio non si deve interrompere”. Perché quel che conta è come lo si fornisce a chi sviluppa un rapporto stretto, un legame con chi li assiste e vedere persone diverse con troppa frequenza, che devono ricominciare tutto daccapo, è frustrante per chi di frustrazione e tristezza ne ha già pur troppa. Non è questione politica, ma di cuore. E i nomi devono servire per ascoltare e risolvere, per avere in cambio un sorriso, l’unica dinamica che fa bene a tutti: aziende, amministratori e cittadini. In una parola quel che serve è umanità.
P.S. “Giornalai”. Con tutto il rispetto per la categoria, ma chiedere ad una collega, Palmira Mancuso, “dove ha l’edicola che vengo a prendere un caffè” è un offesa che non può essere accettata, soprattutto se proferita da un Consigliere comunale, tale Salvo Caruso. Consigliere poco pervenuto, per la verità, nei vari lavori d’aula, ma sui social pervenuto benissimo. Sarebbe bene che il signor Caruso leggesse la Costituzione in primis, fino al Galateo di Della Casa.