Sinora né l’amministrazione comunale né l’Amam hanno fornito risposte esaurienti. E, trattandosi di una società partecipata a capitale interamente pubblico, ovvero soldi dei cittadini, con un socio unico che è appunto il Comune di Messina, la questione è piuttosto grave.
Sulla vicenda delle dimissioni del Direttore Generale dell’Amam, definite in maniera anomala “improvvise o improvvisate” dai vertici della società partecipata, si fanno sempre più insistenti le richieste di chiarimenti, da parte di consiglieri comunali, presidenti di Circoscrizioni, esponenti di soggetti politici, associazioni e cittadini. E sinora né l’amministrazione comunale né l’Amam hanno fornito risposte esaurienti. E, trattandosi di una società partecipata a capitale interamente pubblico, ovvero soldi dei cittadini, con un socio unico che è appunto il Comune di Messina, la questione è piuttosto grave.
Perché questo silenzio assordante sembra una ulteriore mancanza di rispetto e di attenzione per la cittadinanza, che va a sommarsi alle mancate o inadeguate risposte sui numerosi quesiti ancora pendenti e sui dubbi ancora non chiariti riguardanti una crisi idrica che ha lasciato letteralmente senz’acqua tantissimi cittadini senza ragioni apparenti e motivazioni plausibili, come peraltro recentemente statuito dagli uffici regionali, che hanno rimandato al mittente la
richiesta avanzata dal sindaco di Messina di una maggiore quantità di risorse idriche.
Aspettando la versione ufficiale dei fatti, che i cittadini hanno il diritto di conoscere, e gli amministratori hanno il dovere di fornire, non possiamo fare a meno di fare delle ipotesi sulle cause che hanno generato il caos in Amam, e che risalgono a ben prima dell’arrivo del direttore generale dimissionario in azienda. E ci viene il dubbio che quanto sta avvenendo in questi giorni nell’ azienda di gestione delle risorse idriche sia soltanto la punta di un iceberg che sotto il livello visibile cela profonde problematiche che l’attuale governance di Amam non è in grado ora, come non lo è stata nei sei anni passati, non solo di affrontare ma anche di comprenderne appieno l’entità. Problematiche quali disorganizzazione, carenza di personale tecnico, incapacità gestionale ai vari livelli gerarchici, mancanza di programmazione, incapacità di attuare i pochi investimenti programmati pur disponendo di ingenti risorse finanziarie da Masterplan e PNRR, incapacità di risolvere i problemi finanziari, incapacità di garantire una regolare erogazione dell’acqua, ma anche la mancanza di un piano di manutenzione programmata delle reti e dei serbatoi e la mancanza di una seria campagna di ricerca delle perdite idriche.
Aspetti ancora critici a cui vanno aggiunti la mancata risoluzione degli sversamenti fognari nei torrenti e a mare (altro che bandiere blu!) e la mancata realizzazione della famosa mappatura della rete di distribuzione, senza la quale nessuno sa dire dove va a finire il 56% dell’acqua che entra in città.
Pertanto ci siamo fatti l’idea che le “dimissioni” del Direttore Generale possano essere un disperato, quanto puerile, tentativo di dare a intendere ai messinesi che “è lui il colpevole di tutto, e che messo alle strette da un vigile CdA, si sia voluto sottrarre ai suoi doveri”.
Ma, nonostante i messinesi in larga parte siano notoriamente considerati dei “muccalapuni“, questa versione è troppo grossolana e non può essere accettata. L’idea che sta maturando sempre più invece è che nella nostra città ci sia un organo politico operativo che si difende a ogni costo, che cerca di nascondere i propri errori sacrificando teste innocenti, ma creando di fatto una classe di intoccabili e di protetti, tra i quali con tutta evidenza si trovano, tra gli altri, la presidente e i consiglieri di Amam. Per cui la Presidente Bonasera non può essere toccata, anche se non ha saputo affrontare la crisi idrica, denotando grandi carenze nell’organizzazione dell’azienda stessa e accettando, acriticamente, input provenienti dall’esterno.
Ma d’altronde, anche se Presidente e componenti del consiglio di amministrazione dell’Amam, dimostrando senso di responsabilità, dovessero decidere di dimettersi, sicuramente per le loro competenze avranno altri incarichi nei vari livelli operativi, o potrebbero essere riciclati in qualche ruolo gestionale di strutture operative del comune di Taormina, che già si avvale degli “uffici” del Sindaco Basile, del Direttore Generale del Comune di Messina e della Città Metropolitana Puccio, del Presidente dell’ATM e di altri soggetti operanti al Comune di Messina, in una sorta di celebrazione “tra vasi comunicanti”.
Gruppo di iniziativa e resistenza civica
“RispettoMessina