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Amministrazione Basile, due anni da “gregario” con qualche “copia e incolla” e tanta auto celebrazione. Mentre l’acqua pesa come un macigno, e non solo

- 21/08/2024

Sono passati due anni dalla vittoria elettorale di Cat.. pardon, di Federico Basile alle ultime amministrative. Il lapsus è più che freudiano. Già dal giochetto della caccia al tesoro al candidato/successore, svoltasi la sera delle dimissioni dell’oggi Sindaco di Taormina, si comprese come l’obiettivo era quello di occupare una poltrona per interposta persona, e anche a distanza, con un gregario a cui lasciare, l’intenzione era solo temporaneamente, il comando di quella che qualcuno si era convinto fosse “la sua città”. “Sua” non tanto in termini affettivi quanto intesa come “propria creatura”. La Messina base sulla quale fondare la riscossa elettorale regionale, andata come è andata, e poi l’avventura nazionale, anch’essa andata come sappiamo tutti, protagonista compreso.

DUE ANNI DA GREGARIO: la “guardiania” violata

Il caso emblematico della mancata approvazione del Bilancio consuntivo 2023

I due anni di Federico Basile al comando della città di Messina sono stati scanditi dalle speranze di molti, ma fondate su quella garanzia deluchiana, premessa elettorale fondamentale, che lo indicava come “guardiano dei conti“. Una guardiania, però, che si è miseramente infranta, tra le altre cose, con quella imperdonabile dimenticanza o distrazione che l’ex revisore contabile, poi direttore generale fino a Sindaco di Messina, ha imperdonabilmente dimostrato, non approvando nei termini il documento contabile fondamentale del bilancio consuntivo 2023. Mancanza che ha prodotto non pochi danni e che non è detto che non ne possa produrre altri.

Fatto sta che dall’invio del Commissario regionale “ad acta”, ancora nulla si sa del documento contabile “dimenticato”, che, secondo fonti bene informate, ancora giacerebbe in ragioneria generale ed il cui iter, pertanto, è ancora lungo: dalla commissione bilancio fino ad un consiglio comunale che dovrebbe vagliarlo, interpretarlo ed infine, dopo l’ok dei revisori contabili, esprimersi con il voto.

Stante il Commissario il documento dovrà essere impeccabile, come devono esserlo tutti i documenti contabili di un Ente, e dovrà essere approvato se questa amministrazione vuol contare sulla sua continuità. Pena sarebbe quel “tutti a casa” che di certo il consiglio comunale scongiurerà con un voto a “naso turato” ed occhi più o meno ammiccanti. D’altronde quel che è fatto è fatto, e se i soldi spesi per manifestazione ed eventi possono anche essere stati troppi, oggi i numeri devono quadrare. La speranza è che non sia questa la trama del film dell’ancora ad oggi, bilancio consuntivo 2023 non “licenziato” per l’iter di approvazione.

I “DANNI” DELLA SVISTA SUL BILANCIO CONSUNTIVO

LE ASSUNZIONI IRREGOLARI E LA CORTE DEI CONTI ATTENDE PER LA VERIFICA DEL PIANO DI RIEQUILIBRIO

La “dimenticanza”, o la “svista” che grava sulle motivazioni della mancata approvazione nei termini ha già prodotto un danno incalcolabile in credibilità e in termini di disagio ai cittadini. Si tratta delle sei assunzioni perfezionate nonostante l’irregolarità contabile del bilancio mancante e di quelle sospese nonostante un concorso. Famiglie, oltre 270, che avevano fatto progetti, avevano gioito, insomma, ci avevano creduto, e che oggi sono e rimangono in attesa. Ma l’irregolarità contabile del “guardiano dei conti” smemorato, e del suo fido Direttore Generale, per la quale ha “pagato” una dipendente spostata ad altro ufficio, potrebbe produrre danni ben peggiori, in una posizione aggravata proprio dall’aver formalizzato assunzioni che non erano state neanche concordate con l’ente che tiene nel mirino l’amministrazione comunale di Messina: la Corte dei Conti.

La verifica periodica della tenuta del Piano di Riequilibrio si terrà molto probabilmente dopo che il Commissario ad acta farà il suo lavoro e Giunta e Consiglio comunale partoriranno il consuntivo che manca. Solo allora Basile si dovrà presentare innanzi alla Corte per verificare che il Piano di Riequilibrio di Messina tiene.

I “COPIA E INCOLLA”, I FONDI PERSI E LA CRISI IDRICA NELLA QUALE SI RISCHIA DI “AFFOGARE”

I due anni di Basile sono condensati in quel “copia e incolla” di cui è composto il prologo della sua relazione di circa 400 pagine (l’enormità da tomo UTET è un’eredità deluchiana?) che i consiglieri comunali dovrebbero leggere veloce veloce perché “il tempo stringe e le priorità sono altre”. Di certo il civico consesso sarà agevolato, però, proprio dai copia e incolla che, almeno nella stesura attuale della relazione, sembra siano molti. A cominciare dal titolo che recita “Primo anno”…

La desiderata continuità tra l’uscente sindaco perché dimissionario e l’attuale, si doveva concretizzare con il mantenimento dei progetti e, soprattutto, del consenso cittadino. Ma sembra che Basile abbia sostanzialmente fallito in ambedue le consegne lasciate dal comandante in capo, visto che il banco di prova delle europee ha mostrato come i numeri siano crollati drasticamente rispetto al 2022, anche se c’è chi non li vuole proprio mettere a confronto.

A pesare di più sulla perdita di consenso, riscontrabile nei commenti di ogni post del povero Basile, è, tra tutte le cause e concause, di certo la crisi idrica che è quella che i messinesi non perdonano all’attuale primo cittadino anche perché la “toccano con mano” ad ogni apertura di rubinetto. Soprattutto alla luce del tradimento di uno dei cavalli di battaglia elettorali che hanno più accompagnato l’ex sindaco a capo di Sud chiama Nord, dalla sua elezione trionfale del 2018 fino ad oggi, per interposta persona, con il suo “ologramma”.

Di acqua H24 non vi è traccia alcuna. Mai pervenuta, e oggi la crisi idrica messinese, aggravata dalla siccità che investe l’intera isola, rappresenta il vero tallone d’Achille della amministrazione Basile. Una debacle totale travestita da annunci rassicuranti e ottimismo spesso fuori luogo in quanto subito demoliti dalla rabbia della popolazione che sempre più avverte l’inconsistenza di misure fondate su autobotti, spesso inafferrabili “primule rosse”, su improbabili zone di riferimento per un’erogazione idrica razionata che nella realtà (e lo dicono i cittadini) non rispetta tempi e orari e che, addirittura, ha anche tolto acqua laddove arrivava normalmente, pozzi da attivare in corsa che ancora oggi, ad estate quasi finita, sono non pervenuti, e con ipotesi di portata lontane da quella che poi, pian piano, è stata comunicata come realistica (Briga da 60 litri secondo annunciati fino ai soli 15 più realistici ma ancora non pervenuti).

Insomma l’amministrazione Basile si è come spogliata delle proprie vesti migliori e più auto celebrative possibili, scioltesi sotto quell’acqua che non arriva, trasformatasi in sudore freddo, e di quella che se arriva si perde in tubature per le quali poco o nulla in sei anni è stato davvero fatto, in quei mega serbatoi, come il Montesanto, che dovevano attivarsi già dal 2021, con l’oggi sindaco di Taormina, ma che sono ancora lì, macerie come mostrate in dirette “propaganda” che di concreto non hanno prodotto nulla.

Molte amministrazioni comunali messinesi sono crollate sotto la crisi dei rifiuti e i colpi della crisi idrica. Accorinti docet, anche se quella del 2015 fu causata da cause lontane da Messina, con la frana di Calatabiano, ma per la quale il sindaco “scalzo” fu colpito ed affondato dall’incapacità concreta di gestire una crisi idrica devastante, fino ad essere esautorato.

IL VETTORIAMENTO

E Basile cammina su quell’orlo di precipizio che fu nemesi di Accorinti, stretto tra la siccità siciliana ampiamente prevedibile e prevista, cinque stop idrici dei quali non si sa in concreto cosa sia davvero stato fatto ed un vettoriamento taorminese di acqua messinese (un sofismo affermare il contrario) che va ad ingrossare le piscine degli alberghi della perla dello Jonio e ad inzuppare d’acqua le strade di Taormina (come riferito e testimoniato proprio da una consigliera fedele al sindaco taorminese e con tanto di fiere foto).

Il messaggio che è derivato dalla pretestuosa “prova del nove” inscenata da Basile e suo comandante di riferimento al fianco, è stato un boomerang. Perché quando si vuol strafare la comunicazione risulta poco credibile. “Messina alla fine ci guadagna più acqua“! Non ci sembra che i messinesi avvertano la realizzazione di questo “miracolo”. Avvertono invece le differenze di tenuta idrica tra Messina e Taormina.

DA CASA SERENA AL PARCO ALDO MORO FINO AI FONDI PERSI

La storia del Parco Aldo Moro, aperto e poi chiuso dalla Procura, è un altra delle “sviste” dell’amministrazione Basile. La presenza di amianto deve essere ancora resa pubblica, ma nonostante i proclami, le visite in campagna elettorale europea, i bambini sdraiati sul prato che oggi è probabilmente in grave affanno nonostante l’autobotte giornaliera che viene scaricata con il permesso della Procura e viene probabilmente sottratta al pubblico bisogno, della quale non si sa se sia acqua potabile o solo irrigua, e nonostante la richiesta di dissequestro, l’area da oggi rimane ancora chiusa. E Casa Serena? Anche questa è una storia sulla quale abbiamo scritto abbondantemente spostando periodicamente la data sul calendario circa una possibile pubblicazione di un bando che non c’è ancora, e che, nonostante i continui proclami di Sindaco, assessori competenti e della Presidente di Messina Social City che la gestisce, oggi si scopre che la Patrimonio spa, società comunale, ha pubblicato un avviso pubblico per reperire una nuova struttura da dedicare a casa di riposo comunale. E Casa Serena? Dopo i fondi persi per la riqualificazione e le rassicurazioni del sindaco Basile, di cosa se ne voglia fare della casa residenziale che era fiore all’occhiello della città di Messina, non è dato sapere. La solita “trasparenza” a cui siamo ormai abituati: l’amministrazione, infatti, o ignora le richieste di chiarimento, o risponde liquidandoci come “sciacalli”.

I sensori di parcheggio SAMRT, MAI entrati in funzione

A fare da sfondo a tutta questa congerie di fatti ormai storici ci sono i fondi PO FESR 2014/2020, perduti perché non rendicontati, e quindi non utilizzati, entro la scadenza del mese di dicembre 2023. Tema sul quale abbiamo scritto ed argomentato tanto. E non ci sembra il caso di argomentare di più se non per il sadico desiderio di “sparare sulla croce rossa”. Lo stesso dicasi per la avvertita quantomeno avventata nuova viabilità e il varo di un PUMS che non sembra tenere conto delle esigenze reali di una città stretta e lunga come Messina.

LA “CORNICE” SILENZIOSA

Ma la vera degna cornice di cotanta opera d’arte di Basile & Co. , quella che più comincia ad infastidire i messinesi sotto la scure della crisi idrica, è il silenzio del Consiglio Comunale, che dalle ferie dotate delle nuove indennità enormemente lievitate, tace e neanche sporge la testa da sotto l’ombrellone. Quanti di loro immaginano di poter essere rieletti? Per quanto sia possibile immaginare un numero al ribasso di rieletti, sarebbe sempre fin troppo ottimista. Sembra vigere la logica del vecchio detto “meglio un uovo oggi…”

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