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Servizi Sociali a Messina in studio a Palazzo Zanca: il ruolo frainteso del Garante dell’Infanzia “anti inquisizione” che invece ha il DOVERE DI CONTROLLO. La colpevolizzazione delle famiglie e le “comunità recinto”

- 23/06/2024
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di Giuseppe BEVACQUA

Un aumento del 1.200% in dieci anni di procedimenti civili a tutela dei minori. Emergenza crack dilagante che colpisce i minori già alla soglia dei 12 anni, anche per il basso costo, (da 5 euro a dose) e per la modalità di assunzione fin troppo simile alla marijuana, nuovi centri di spaccio che non sono più concentrati nelle piazze di quartieri disagiati, ma che sono “liquidi” e in movimento, fino al centro città. Più di 20 PEC di richiesta di incontro in “spazio neutro” tra genitori e minori in relazioni difficili, alle quali dai servizi sociali del Comune di Messina NESSUNO avrebbe risposto, e così via, fino a delineare una realtà trattata e narrata da chi rappresenta i servizi sociali del Comune di Messina, in una giornata di studio, organizzata dall’avvocato Rosaria Filloramo, presidente della Camera civile del Tribunale di Messina, tenutasi nella sala delle Bandiere di Palazzo Zanca che è, invece, notevolmente diversa da quella che operatori, psicologi e lo stesso Tribunale dei Minori vive, almeno a giudicare dai numeri.

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Una realtà insufficiente, fatta di disagio inascoltato, di personale sotto organico e di richieste formali a cui, in molti casi, la risposta è il silenzio. Per non parlare dell’emergenza abitativa che si muove e “risolve” con grande difficoltà, spesso con tempi improponibili che non tengono conto delle urgenze oggettive, delle patologie, del disagio di alcuni nuclei familiari, in un mondo di finanziamenti, fondi, case inadatte e improponibili, tutto da esplorare e da mostrare.

Ma quel che di più evidente emerge dalla “giornata di studio”, alla quale ha anche partecipato il Tribunale dei minorenni di Messina, oltre l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Messina Alessandra Calafiore, è che basta poco affinché il disegno “perfetto” del sistema sociale dell’amministrazione Basile si infranga in mille pezzi. E’ sufficiente, infatti, che qualcuno riporti, come accaduto ieri in sala, la propria esperienza professionale affinché quella foto “esemplare” si sbiadisca e bruci nelle mani di chi la propone.

Basta anche quel che si è ascoltato ieri proprio dal Garante dell’Infanzia del Comune di Messina, Giovanni Amante, che ha illustrato la sua personalissima interpretazione del ruolo a cui è stato chiamato, fermi restando tutti i dubbi, ancora sussistenti, sulla regolarità della sua posizione in funzione del suo ruolo di pastore di culto ortodosso.

Una funzione, quella del Garante dell’Infanzia, come ha riferito Amante, che metterebbe da parte “l’inquisizione”, estremizzando quello che, semmai, è il vero ruolo del Garante, quello di controllo dell’amministrazione comunale e dei servizi sociali, in funzione, come la stessa dizione dimostra, di GARANZIA dei minori e delle loro famiglie. Quindi non di certo “inquisizione” si deve parlare, ma sicuramente di quel ruolo che tende ad assicurare la piena attuazione e la tutela dei diritti e degli interessi di bambini e adolescenti, indipendentemente da chi è Sindaco, assessore, o altro. Un ruolo super partes che non si schiera con nessuna politica, con nessuna amministrazione, con nessuna religione, tra l’altro. Altro che “inquisizione”, termine, pertanto inadatto, improprio e inopportuno, a maggior ragione se usato per descrivere il ruolo ricoperto precedentemente in qualità di Garante da chi perorava la causa dei fragili fino a scontrarsi con l’amministrazione comunale. Un’interpretazione quindi “tutta sua”, quella di Amante che non corrisponde di certo con il ruolo a cui è delegato e che, per certi versi, sembra più a sostegno dell’amministrazione comunale.

Semmai, quindi, il ruolo di “inquisitore” come mal citato ed interpretato durante la giornata di studio, sembra spostarsi nei confronti e in danno delle famiglie, fin troppo colpevolizzate oggi di ogni malessere e disagio che, poi, in mancanza di sostegno e intervento adeguato, rischia di produrre comportamenti anti sociali da parte di minori o giovani in maggiore età.

La panacea sarebbero i CSE, i centri socio educativi, strutture di socializzazione e integrazione, sulla cui funzionalità ed efficacia lo stesso Presidente del Tribunale dei Minorenni Andrea Pagano, ha espresso dubbi. Di certo c’è l’esigenza, invece, di un maggiore ascolto e di una migliore presenza nelle famiglie da parte dei servizi sociali, non solo quindi per telefono, una necessaria empatia che potrebbe migliorare l’efficacia e, così, capitalizzare l’impegno dei servizi sociali comunali facendolo diventare più incisivo e determinante, riducendo anche il lavoro gravoso e spesso “eroico” cui è chiamato il Tribunale dei Minorenni, in fase ormai conclamata di disagio e di concreto comportamento anti sociale, che i numeri esponenziali dimostrano in modo inoppugnabile.

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