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La città del “bengodi”. Quella del “turismo in crescita”. La Messina della “rivoluzione viabile”. Quella “che sa ben spendere i fondi del PON”. Ma anche quella diretta “dall’uomo del fare”, che ha realizzato il “pacco” Aldo Moro non a misura di disabili, senza bagni e con centraline con fili a portata di mano. Lo stesso parco riqualificato a metà e in fretta e furia, visitato da Cateno De Luca con il Sindaco Basile al suo fianco e in piena campagna elettorale, ma con il prato bruciato che adesso viene irrigato al doppio o al triplo, nella città senz’acqua, con “acqua depurata” (come? dove?) che arriverebbe dal depuratore di Mili, ma che non si sa come, visto che non esiste una tubatura diretta. Acqua “depurata” che se arrivasse con autobotti i messinesi dovrebbero chiedersi “quanto costa questa défaillance della progettazione ai fini dell’irrigazione forzata di un prato irrigato con acqua depurata non si sa come e sul quale dovrebbero stendersi i bambini”. E ancora la città “del welfare” che però è ultima per qualità percepita da giovani ed anziani. La città della dispersione scolastica, con dati prossimi ad essere pubblicati.
Questa è la narrazione del “mondo magico” non certo di Amelie, bensì dell’amministrazione Basile che ormai da mesi si snocciola in comunicati ed articoli di giornale, su video e su dichiarazioni rese senza alcun dibattito. Un soliloquio che evidentemente non convince più.
Può essere stata questa narrazione ad aver eroso lentamente il consenso bulgaro che Cateno De Luca aveva conquistato dal 2018 e fino alle regionali? Quello di cui era tanto certo da chiedere al Sindaco, giunta, consiglieri e cda ben 60 mila voti a Messina e 90 mila in provincia per le Europee? Nonostante la endemica astensione che caratterizza da sempre ogni tornata delle elezioni europee? Probabilmente Cateno De Luca ha subito lo stesso trattamento della rana immersa nell’acqua che lentamente scaldata diventa tanto calda da far perdere le forze alla rana che non può più saltare fuori e salvarsi.
Una lenta erosione che i dati hanno consacrato come un evidente flop proprio in “casa” De Luca. E’ per questo, per questa funambolica e quotidiana narrazione di “perfezione amministrativa”, non condivisa dai cittadini, che Messina città ha risposto solo con un terzo delle preferenze rispetto alle regionali ed a quelle attese? E lo stesso è avvenuto anche in provincia? Se, come dice la Castelli, “dove governiamo siamo premiati dal voto”, allora perché a Taormina da 4.500 voti della elezione di De Luca a Sindaco si è passati oggi con le Europee a poco più di 1.100 preferenze? Lo stesso a Santa Teresa, dove governa il “fido” Danilo Lo Giudice… 1900 voti.
Che non si dica che “le europee non possono confrontarsi con le regionali o le amministrative”, perché se facciamo riferimento ai votanti in termini di percentuali il dato potrebbe essere anche peggiore…
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