
La famiglia della studentessa sta raccogliendo i messaggi dopo la rottura tra i due: Turetta e l’insistenza ad avere Giulia tutta per sé, lontana dalla famiglia e dalle amiche
Un ragazzo “possessivo” che resta accanto a Giulia Cecchettin con la speranza di convincerla a tornare sui suoi passi. Negli audio che la famiglia della 22enne uccisa sta raccogliendo in indagini difensive, che verranno messe a disposizione della procura di Venezia, emergerebbe l’insistenza dell’ex fidanzato ad avere Giulia, la quale si lamenta di quella insistenza con le amiche, solo per sé. Messaggi e audio delle ultime settimane, dopo la rottura definitiva di fine estate tra i due studenti, che sembrerebbero tratteggiare un Filippo “geloso e possessivo” – al limite dello stalking – di chi vuole Giulia tutta per sé, lontana dalla famiglia e dalle amiche che proprio da quella “gelosia” la vogliono proteggere.


‘O me o le tue amiche, o me o la tua famiglia’. Filippo Turetta avrebbe provato a mettere Giulia Cecchettin di fronte a questa scelta anche dopo la fine della loro relazione. Emerge dalle indagini difensive dei legali dei genitori e della sorella della ragazza che presto depositeranno alla Procura di Venezia una memoria con dichiarazioni di amici e parenti di lei ma anche chat e audio che farebbero pensare a “uno stalking psicologico”.
Intanto, Turetta attendeva la visita dei genitori che non c’è stata. “Quando potrò vedere i miei genitori?” ha chiesto e ripetuto agli operatori del carcere dal primo momento in cui ci è entrato con l’accusa di avere sequestrato e ucciso Giulia. L’ultimo contatto con loro era stato con Elisabetta Martini alle 20 e 22 dell’11 novembre: “Mamma, sono a cena fuori”. Gli avevano spiegato che, prima dell’interrogatorio di garanzia, non sarebbe stato possibile incontrarli.
Dopo la confessione alla giudice Benedetta Vitolo, li aspettava. Nicola Turetta ed Elisabetta Martini avevano in mano l’autorizzazione della Procura per vederlo ma non se la sono sentita di affacciarsi nell’abisso del figlio. Troppo subbuglio interiore, ancora, per guardarsi negli occhi, ci vorrà un delicato affiancamento degli psicologi per affrontare quel momento. Il padre aveva chiesto “scusa” e “perdono” ai genitori di Giulia. “Mio figlio deve pagare” aveva dichiarato.
Lo stesso verbo utilizzato da Filippo nelle dichiarazioni spontanee: “Sono affranto, voglio pagare per quello che ho fatto”. Al carcere veronese di Montorio si è presentato nel pomeriggio l’avvocato Giovanni Caruso per un nuovo colloquio col ragazzo. Probabile che i due abbiano iniziato a preparare il confronto col pm di Venezia Andrea Petroni nei prossimi giorni, verosimilmente dopo il primo dicembre, data dell’autopsia che darà alla Procura altri elementi per la ricostruzione dei fatti. In quell’occasione è possibile che Turetta entri nel dettaglio del racconto della settimana che ha stravolto la vita di due famiglie, quella di Giulia anzitutto, prossima alla laurea in ingegneria e col sogno di diventare illustratrice.
