Quanto può costare a Messina una “scelta” sbagliata? Moltissimo. Anche di finire in strada.
E’ quanto è accaduto al Signor Palermo, nome non di fantasia. Sessant’anni, ma ne dimostra molti di più, lo incontriamo alla stazione centrale di Messina. Da circa un mese vive per strada, mangia quello che può, tra mensa e buon cuore, non riesce a fare una doccia, dorme su una panchina. E’ la vita a cui è costretto nonostante le patologie gravi di cui soffre, dal diabete a livelli altissimi (480 solo oggi), un problema ad una gamba che lo costringe a deambulare con difficoltà, e insorgenti problemi cardiaci.
Il signor Palermo un mese fa è stato fatto letteralmente “sloggiare” dagli alloggi di transito. “Si sono presentati in dieci agenti, hanno raccolto in fretta le mie cose ed hanno cambiato la serratura dell’alloggio nel quale ero stato sistemato dal Dipartimento Politiche Sociali in attesa di una abitazione in emergenza“.
“Signor Palermo qui non può più stare” è stato l’ordine perentorio fattogli comunicare dalla assistente sociale che lo seguiva. Una condanna senza appello al dormitorio pubblico o, in alternativa, alla strada. Ma alla base di questa decisione c’è l’applicazione burocratica di una regola che attiene gli alloggi di transito che proprio per definizione non possono essere residenza definitiva per chi è in emergenza abitativa. E la “colpa” originaria di questa decisione è proprio in capo al signor Palermo che avrebbe detto no ad una sistemazione proposta a Castanea.
Oggi Palermo si pente amaramente di aver detto no e sarebbe pronto ad accettare la sistemazione: “Ho detto no allora per motivi di salute visto che devo recarmi spesso dal medico e stare in collina non mi aiutava di certo. Oggi mi pento ‘più dei miei peccati’ – sospira Palermo – perché non avrei immaginato di finire per strada. Non posso andare al dormitorio perché con la mia patologie trascorro notti agitate e darei fastidio agli altri occupanti. Così ho dormito in un alberghetto finché ho potuto. Adesso sono finiti i soldi e sono per strada“.
Palermo non si cura. Non può farlo perché gli è stata negata la fornitura (non è chiaro perché) di una macchinetta per il monitoraggio della glicemia e pertanto non può somministrarsi in sicurezza l’insulina. “Sono stato curato dal dottor Francesco Certo (fondatore della onlus “Terra di Gesù”, ndr.) ma oggi mi vergogno anche ad andarci. Voglio dare meno fastidio possibile“. E’ un uomo mite, Palermo, a dispetto delle accuse di essere violento con le quali l’uomo sarebbe stato allontanato con tanto di intervento di Polizia e sicurezza privata dall’alloggio comunale. Non vuol “dare fastidio” e per questo sta rischiando la vita.