I consiglieri comunali Antonella Russo e Felice Calabrò, PD, chiedono alla Patrimonio Spa, la società comunale che gestisce gli immobili del Comune di Messina, di ritirare l’avviso pubblico per l’assegnazione in concessione d’uso a titolo oneroso dei locali, di proprietà comunale, ad uso di pubblico spettacolo e del punto ristoro presso il palazzo della Cultura Antonello da Messina.
Le motivazioni sono evidenti, come scrivono i consiglieri, e, soprattutto, convergono su un punto sopra tutti: “l’ente che ha pubblicato tale avviso, vale a dire la società Patrimonio Spa, ha trattato e considerato il Palacultura come fosse un qualsiasi immobile che ricade all’interno della sua gestione, e che – per motivazioni di natura economica – va affidato a privati. Ci si dimentica, forse, che l’immobile in questione è denominato Palacultura, proprio perché destinatario di iniziative di natura culturale e di spettacoli che il Comune di Messina intende offrire alla cittadinanza“.
Prova ne sia che “sono tre le associazioni culturali che nell’auditorium del Palacultura organizzano spettacoli di altissimo livello – la Filarmonica Laudamo, l’Accademia Filarmonica e l’associazione Bellini – e garantiscono circa 70 eventi culturali l’anno, con una previsione di partecipazione di pubblico molto elevata; tanto che gli spettatori che nell’ultima stagione hanno assistito agli spettacoli ivi organizzati sono stati circa 14.000. Ma esistono anche altre associazioni che hanno già prenotato le sale del Palacultura e vanno anch’esse tutelate. Inoltre, tale struttura è rimasta l’unico contenitore culturale comunale in città, tranne il teatro Vittorio Emanuele; quindi è fondata la paura che il mondo
culturale che utilizza questo fondamentale spazio, comprese tutte le varie associazioni musicali che lo vivacizzano, rimanga in futuro estraneo all’utilizzo privato del Palacultura, e certamente Messina non può permetterselo!”.
Inoltre “risulta – continuano i consiglieri PD – agli scriventi consiglieri che le varie associazioni culturali, che svolgono una così meritoria opera di divulgazione musicale in città, non siano state audite prima dell’emissione del presente bando, con la conseguenza che si teme che la mancata previsione di qualsivoglia scopo di natura culturale all’interno dell’avviso pubblico in questione non dia alcuna garanzia in merito alle finalità perseguite da chi si aggiudicherà eventualmente la gara. Bene avrebbe fatto il Comune di Messina, che deve garantire un minimo di offerta culturale ai cittadini messinesi, nel far prevedere alla Patrimonio Spa, sua società partecipata, un chiaro vincolo di tale destinazione al soggetto aggiudicatario dell’immobile, vincolo che non si riesce a leggere nel bando in questione.
Di fatto è come se il Palacultura sia stato considerato come qualsivoglia bene immobile comunale da destinare in gestione a privati, senza alcun interessamento a vincolare l’attività dell’aggiudicatario ad eventi di respiro culturale, come avvenuto finora.
Prova della fondatezza di tale preoccupazione è non solo, appunto, la mancata apposizione di qualsivoglia destinazione musicale e culturale nell’affidamento gestionale ai privati, ma anche il mancato chiaro obbligo di chi si aggiudicasse la gara a mantenere in vita, alle stesse condizioni economiche già pattuite con il Comune, i contratti già stipulati con le varie associazioni culturali, che hanno già prenotato con palazzo Zanca almeno 70 date nei fine settimana fino a maggio 2024“.
“Inoltre, non si comprende perché nessuna impronta di natura culturale sia stata prevista anche dopo la scadenza di tali contratti. Forse dopo maggio 2024 al Comune di Messina non interessa più l’uso che il privato aggiudicatario farà del Palacultura?
Certo, la garanzia che il privato manterrà tali impegni contrattuali, e agli stessi canoni precedentemente previsti, non si evince certo da un generico obbligo di “subentro sino alla scadenza naturale dei contratti già stipulati” per l’utilizzo delle sale di pubblico spettacolo, o da un generico obbligo di passaggio di consegna di tali contratti.
Ci saremmo aspettati, si ripete, un obbligo specifico ad utilizzare il Palacultura per finalità dal chiaro e preminente vincolo culturale, ed un obbligo per l’affidatario a mantenere le stesse condizioni economiche già pattuite con le associazioni che vi operano. Le circa 14.000 persone che affollano i locali del palacultura ad ogni stagione non possono non essere oggetto di pubblica tutela comunale, perché significano anche garanzia di sviluppo del relativo indotto commerciale. Non ci sembra che tale avviso tuteli né i numerosissimi partecipanti agli eventi musicali, finora organizzati, né le associazioni che finora si sono spese per tali manifestazioni, né l’offerta culturale cittadina, che non può che essere di pubblica gestione e non può certamente essere devoluta alla “sensibilità” del privato, o al suo pur legittimo interesse di natura prettamente economica“.
“E’ fondamentale, per il futuro della città, che scelte di questo tipo siano precedute dal confronto con il mondo della cultura cittadini sugli spazi ad esso dedicati, e questo bando va certamente in direzione contraria a tale finalità” sottolineano i consiglieri Antonella Russo e Felice Calabrò.
Inoltre, continuano i consiglieri “altra motivazione riguarda la gestione delle sale di pubblico spettacolo che finora sono state concesse alle scuole cittadine messinesi, anche per svolgervi consigli di istituto, vista la cronica carenza di aule dei pubblici istituti cittadini. Ebbene, nessuna
previsione in tal senso, e nessun vincolo è previsto per le agevolazioni agli istituti scolastici cittadini. E’ facile prevedere che un affidamento a privati, in assenza di alcuna relativa previsione nel bando di gara, non possa consentire più alcuna agevolazione agli istituti scolastici pubblici cittadini, che invece finora la gestione pubblica comunale ha garantito“.
E, in ultimo, “L’affidamento a privati anche del punto ristoro non richiede in alcuna parte del bando la necessaria predisposizione di tutti gli atti amministrativi propedeutici al rilascio del certificato di prevenzione incendi“.
Condividi: