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Stupro di gruppo: minore in comunità su Tik Tok si vantava del gesto criminale. “Le cose belle si fanno con gli amici”. Trasferito in carcere

- 25/08/2023
stupro di gruppo palermo

Il minore, oggi maggiorenne, rientrato in carcere dopo il ricorso della dottoressa Caramanna della Procura dei Minorenni di Palermo, nel mentre era in comunità si è ampiamente vantato del gesto compiuto. Sui social ha postato frasi che non solo non denotano alcun pentimento ma che costituiscono una vera e propria apologia del reato da lui compiuto in concorso con gli altri sei del gruppo ai danni di una povera ragazza. Frasi come “Lei si è sentita male ed è svenuta più di una volta, troppi cianchi (troppe risate) cumpà. Troppo forte” che il minore ha scambiato con un amico la stessa notte dello stupro, o ancora “Manco a canuscievo, siamo stati con lei in sette”. Un quadro di squallore e di completa ignoranza della gravità del gesto compiuto che è continuato e si è aggravato anche dopo il suo trasferimento in comunità.

violenza donne 2 1

FRASI E ATTEGGIAMENTO DI CHI NON SI E’ PENTITO

Nonostante il trattamento più leggero ricevuto con una misura applicata che non era il carcere, il minore dalla comuità avrebbe continuato a scrivere e pubblicare frasi gravissime: “Chi si mette contro di me si mette contro la morte”, “le cose belle si fanno con gli amici”. “Sto ricevendo tanti messaggi in privato da ragazze, ma come faccio a uscire con voi, siete troppe”; “volevo ringraziare a chi di continuo dice il mio nome, mi state facendo solo pubblicità e hype“; “Arriviamo a 1000 follower così potrò fare la live e spiegarvi com’è andata realmente“; “Mi piace trasgredire” con musica di sottofondo la canzone “Nun se toccano e femmine”.

DALLA COMUNITA’ AL CARCERE

Di qui la decisione della procura di procedere all’aggravamento della misura cautelare con il carcere: “Tali nuovi e sopraggiunti elementi investigativi – si legge nel provvedimento del gip Antonina Pardo – tratteggiano la personalità di un giovane che lungi dall’aver avviato un percorso di consapevolezza del gravissimo reato commesso (avvalendosi della forza del gruppo ai danni di una giovane donna resa inerme a causa dell’intossicazione da alcol procurata dagli stessi partecipanti alla violenza) avendo ottenuto condizioni di maggiore libertà con l’inserimento in comunità ha continuato a utilizzare il telefono cellulare o altro dispositivo informatico per vantarsi delle sue gesta e per manifestare adesione ai modelli comportamentali criminali”.

La chat del 7 luglio (poco dopo lo stupro) rivela inequivocabilmente l’estremo compiacimento del minore rispetto a quanto accaduto, la sua totale insensibilità rispetto alla atrocità commessa considerata fonte di divertimento e il suo disprezzo per la vittima. Ciò induce fondatamente a ritenere che le parziali ammissioni del minore in sede di interrogatorio di garanzia nel corso del quale lo stesso ha ammesso di aver partecipato alla violenza di gruppo alla luce del sopraggiunto quadro investigativo hanno avuto una valenza assolutamente strumentale volta unicamente ad ottenere l’attenuazione della misura“.

Peraltro in quella sede l’indagato ha fornito una versione dei fatti non combaciante con quanto riferito dalla parte offesa (l’indagato ha sostenuto di avere a un certo punto aiutato la vittima) – aggiunge il gip – e con quanto emerso dalle videoriprese relative alle fasi di violenza sessuale rintracciate sul telefono del coindagato Angelo Flores che danno contezza della partecipazione del minore e del suo ruolo attivo sia rispetto alla violenza sessuale sia rispetto alle azioni violente che furono messe in atto e che accompagnarono la violenza sessuale (la vittima venne anche picchiata)