Le dimissioni di Cateno De Luca da sindaco di Messina furono incorniciate da una foto ricordo: quella dell’ex primo cittadino dimissionario ma che aveva promesso dieci anni dieci di sindacatura a Messina, in lacrime per “i complimenti della Corte dei Conti” per un piano di riequilibrio che avrebbe dovuto salvare la città. Era l’8 febbraio del 2022 e Cateno De Luca, in uno degli ultimi atti da Sindaco di Messina, usciva da una audizione on line con la Corte dei Conti, tenutasi a Palazzo Zanca ed a porte chiuse.
Val la pena, oggi come non mai, ricordare le parole che l’oggi deputato regionale e candidato a sindaco di Taormina pronunciò allora: “Oggi la Corte dei Conti ha apprezzato pubblicamente il lavoro compiuto per salvare la città dal fallimento e l’attestato sulla passione civile che ho profuso nell’esporre le mie controdeduzioni ai rilievi della magistratura contabile, è stato il più bel complimento che potessi ricevere. C’è un piano di Riequilibrio rimodulato, con il parere del collegio dei revisori, ora il consiglio comunale abbia un sussulto di dignità, mi convochino subito, chiudiamoci in conclave, risponderò a tutti i loro dubbi e perplessità, ma che si voti il piano prima che me ne vada”.
Quel piano di riequilibrio fu poi inaspettatamente rimodulato grazie ad una legge appena varata che consentiva al nuovo sindaco, Basile, di poterlo fare. Così del piano oggetto di riferiti “complimenti” non se ne fece nulla se non ripresentarlo appunto rimodulato.
Ciò che rende oggi “pesanti” le dichiarazioni commosse di De Luca dell’8 febbraio dello scorso anno è che, nonostante quel da lui richiesto “sussulto di dignità” del Consiglio Comunale di allora, e nonostante le innumerevoli sedute dell’odierno Consiglio, in tempi di maggioranza bulgara, per l’approvazione di numerosissimi debiti fuori bilancio, la Corte dei Conti non solo non fa alcun complimento alla città di Messina ed alle sue due amministrazioni, De Luca e Basile, ma anzi chiede, come abbiamo già PER PRIMI scritto, una nuova audizione, un nuovo dibattimento, definito “finale” per decretare se Messina è salva oppure destinata al dissesto economico e finanziario. Nessuna criticità è stata superata. E leggendo la relazione del magistrato istruttore probabilmente sarebbero ancora più gravi le sorprese, visto che Basile annuncia leggermente che “ci saranno novità”.
Insomma la verità, incontrovertibile e non mistificabile, è che nulla è stato salvato da De Luca prima che lasciasse la poltrona di primo cittadino. Una sindacatura che doveva durare dieci anni, come da lui promesso in campagna elettorale, e che invece durò solo 3 anni e spiccioli. Quindi? Quindi nulla è salvo, se non l’elezione di De Luca a deputato regionale, la sua candidatura a sindaco a Taormina, e moltri altri fatti suoi che nulla hanno a che fare con il bene di Messina. Ed oggi, a seguito delle sue innumerevoli dimissioni, si procederà alla surroga per quelle da Presidente del Consigio di Messina e da consigliere comunale. Si libera la città per andare verso una normalità che veda un Presidente del Consiglio Comunale super partes come prevede lo Statuto e con una maggioranza molto diversa da quella che aveva previsto De Luca e che sarebbe servita ad un “guardiano dei conti” che non sembra aver guardato a sufficienza e che nonostante il quale, rimane lo spettro del dissesto, ancora.
E si attendono ancora le dimissioni da consigliere comunale del deputato regionale De Leo, titolare della candidatura a sindaco della perla dello Ionio, che Mario Bolognari, ex sindaco di Taormina, definisce “fittizia” perché dichiaratamente “di servizio” ai fini elettorali del solito Cateno De Luca. La politica? E’ morta e sepolta? O forse è così cambiata da non essere più compresa dai cittadini? Quel che conterà sicuramente sarà la conta di eventuali danni.
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