Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera firmata di una lavoratrice.
“Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Le leggi che introducono ostacoli o limitazioni al libero esercizio dell’attività lavorativa sono, quindi, da considerarsi incostituzionali.
Chi ha inventato il contratto cocopro da ” Autonomo” ha messo in conto tutto, per permettere ai grandi “imprenditori” di creare grandi aziende a costo zero, tutto tranne la cosa più importante LO STIPENDIO.
Lo Stato non può consentire che un uomo o una donna che lavorano possano avere stipendi che scendono sotto la soglia della povertà
Come può uno Stato giusto che ha una costituzione basata sul DIRITTO lavoro permettere che la gente non abbia un fisso? Come può lo stesso Stato che ci mette la tassa anche sull’aria che respiriamo accettare che vengano applicate delle logiche di compensi che non permettono di fare fronte a queste tasse. Lavoriamo e vogliamo essere in grado di pagare le bollette di pagare un affitto il bollo , vogliamo essere liberi di andare a mangiare una pizza di fare la spesa senza guardare l articolo meno costoso, vogliamo essere messi in condizione di compare una maglietta ai nostri figli senza pensarci e ripensarci più e più volte. Lo Stato non può consentire che un uomo o una donna che lavorano possano avere stipendi che scendono sotto la soglia della povertà e in tutto questo non avere il diritto di potersi ammalare senza avere il terrore di restare senza un soldo.
Mi voglio rivolgere alle categorie fragili, NON ABBIATE PAURA, non abbiate paura a richiedere un vostro diritto non abbiate paura di esporvi perché non siete soli e non sarete lasciati soli, ribellatevi scioperate mettete fine a questo sfruttamento legalizzato, non fate silenzio perché il silenzio è associato all’accettare: “chi tace acconsente” si dice, e se voi tacete si potrebbe pensare che vi sta bene ( anche se in realtà si sa che nessuno di noi sta bene), che vi sta bene non sapere se questo mese potrete mettere il pane a tavola ai vostri figli. Richiediamo l’abolimento di questi contratti richiediamo quello che ci spetta: LA DIGNITÀ!“
Cordiali saluti
Maimone Elisa