Se la vicenda è già “ordinariamente” disperata e umanamente comprensibile, sia nei confronti delle vittime che nei confronti di chi è affetta da problemi psichici gravi, diventa paradossale se si legge la denuncia presentata ieri dalla figlia della donna che ha aggredito e ferito a una mano l’ex convivente intervenuto per interrompere una lite violenta tra la donna e la figlia più piccola.
Sotto accusa c’è il sistema TSO a Messina che soffre di evidente disorganizzazione e leggerezza nell’applicazione delle procedure. In particolare ciò che sembra ormai quasi usuale è che un soggetto sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio nella “normalità” delle cose sia parcheggiato all’ospedale finché non è disponibile un’ambulanza del 118 per il trasporto alla struttura sanitaria disponibile, di solito fuori Messina, con conseguente accompagnamento coatto da parte della Polizia Municipale.
E’ quanto accaduto anche alla donna che è stata fermata dalla Polizia di Stato a seguito della tentata aggressione nei confronti dell’ex convivente che, solo per un caso fortuito, ha schivato un fendente diretto allo stomaco e rimanendo ferito a una mano.
La signora è stata, infatti, proposta per il TSO, essendo sofferente di problemi psichici gravi, ma dopo essere stata accompagnata presso l’ospedale Papardo, la stessa ha eluso la sorveglianza, nonostante fosse sedata, ed è fuggita. La fuga l’ha riportata presso l’abitazione dell’ex convivente, nella quale si erano rifugiate le due figlie della donna, fra le quali anche quella più piccola oggetto della prima aggressione da parte della madre. Calci e pugni alla porta finché la donna non ha ottenuto che venisse aperta. E’ così ricominciata l’aggressione ai danni dell’ex convivente. Una notte terribile per l’ex convivente e per le figlie costrette a vedere la madre in condizioni di grave crisi psicotica violenta. Tutto perché, secondo la denuncia sporta dalla figlia più grande alla Questura di Messina, la madre non era stata debitamente posta sotto sorveglianza da parte dei sanitari e della Polizia Municipale, che dopo la firma dell’ordinanza di TSO, ne sono direttamente responsabili.
Ma la cosa che maggiormente colpisce è quanto dichiara, sconsolata, la figlia denunciante. Ovvero che l’ospedale e la stessa Municipale non avessero minimamente consapevolezza che la donna fosse fuggita dall’ospedale!
Tutto accade perché l’ambulanza predisposta all’accompagnamento coatto non viaggia mai dopo un certo orario. Ciò provoca che il paziente sottoposto a tso debba passare una notte in attesa presso l’osservazione breve del nosocomio, con grande difficoltà dei sanitari che non possono di certo piantonarlo. Insomma un sistema da rivedere…