Attorno al “caso Sicilia” il centrodestra continua a dividersi e a litigare sulla candidatura di Francesco Cascio a Palermo da parte di Fi e Lega, osteggiata da Fdi.
Finché entra in campo Silvio Berlusconi, da più parti chiamato ad intervenire: “Mi sembra che la cosa fondamentale sia essere uniti, perché uniti si vince, divisi si perde. Credo quindi che ci debba essere al più presto un incontro tra noi, Fratelli d’Italia, la Lega e le altre forze politiche del centrodestra per individuare e decidere delle candidature condivise“, fa cambiare di segno la giornata, telefonando a Giorgia Meloni e proponendole una call anche con Matteo Salvini.
“Fdi ha rinviato di qualche ora il previsto annuncio di convergere su altre candidature, pronti a discutere solo nel caso in cui la coalizione dimostrasse di mettere al primo posto la sua unità rispetto agli egoismi, lavorando su un quadro complessivo che punti alla vittoria del centrodestra e non agli egoismi di partito“, è la risposta di Fratelli d’Italia, che arriva con Ignazio La Russa.
Ben presto si era compreso che la questione non fosse un focolaio locale, ma uno scontro sullo scenario nazionale.
Francesco Cascio (Fi), uno dei quattro candidati dello schieramento a sindaco di Palermo aveva annunciato : “l’intesa si troverà tra 48-72 ore“. Ma le sue certezze dovevano fare i conti con un ultimatum lanciato come un siluro al mattino da Ignazio La Russa, che parla a nome di Giorgia Meloni. Un “appello” alle forze di centrodestra perché non fosse ufficialmente presentata la candidatura di Cascio in ticket con quella da vice sindaco di Alberto Samonà, uomo di Salvini. Secca la replica di Licia Ronzulli, vice presidente dei senatori di Forza Italia, inviata di Berlusconi in Sicilia per cercare di ricucire i rapporti: “L’unità non si ottiene con strappi e ultimatum, ma facendo un passo indietro rispetto alle ambizioni di partito“.
Un altro fermo invito a non fare un passo troppo lungo veniva anche da Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc che invece punta sull’ex rettore Roberto Lagalla.
L'”appello” di La Russa aveva agitato le acque perché collegava le elezioni comunali, che si terranno a giugno, con quelle regionali in programma in autunno. Fdi ha più volte sostenuto che alla Regione vorrebbe confermare Nello Musumeci.
“Ha lavorato bene, merita di rimanere dov’è”, ha ripetuto Giorgia Meloni. E solo nella prospettiva di una conferma di Musumeci Fdi sarebbe disposta a ritirare la candidatura a sindaco della parlamentare nazionale Carolina Varchi. “Per noi non vi è ragione di discutere la ricandidatura di Nello Musumeci, presidente della Regione uscente apprezzato dai siciliani per la sua concretezza e la sua onestà. Ancora una volta dimostriamo di essere i più convinti sostenitori del centrodestra unito, ma ribadiamo la nostra indisponibilità ad accettare diktat incomprensibili e strategie che abbiano come conseguenza la vittoria delle sinistre”, ribadisce dove l’intervento di Berlusconi La Russa.
Ma il riferimento a Musumeci precipita sugli scenari di un’altra sanguinosa guerra dentro il centrodestra. “Musumeci no”, ha tuonato Gianfranco Micciché, presidente dell’Assemblea regionale e coordinatore di Forza Italia in Sicilia. “Contro di lui vincerebbe anche un gatto”, si è lasciato sfuggire in una delle tante occasioni in cui ha fulminato il suo dirimpettaio di palazzo d’Orleans.
Gli attacchi di Micciché a Musumeci da un lato hanno fomentato altri focolai dentro Forza Italia (il gruppo parlamentare si è spaccato) e dall’altro hanno reso più fosco il quadro in cui è maturata la candidatura di Cascio, sostenuta da Fi, Noi con l’Italia, Coraggio Italia e Lega che a Palermo fa esordire la nuova lista Prima l’Italia. Ma poi, a sera, l’intervento decisivo di Berlusconi che potrebbe riscrivere i giochi, dopo un vertice del centrodestra che non si incontra dai tempi dello scontro sul Quirinale.
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