
Inchiesta domani in edicola, ‘verità dopo 40 anni di depistaggi’
“La strage di Ustica non fu causata da un attentato, e nemmeno da un missile, in quanto non ci sono tracce materiali di un’esplosione, interna o esterna.
I resti dell’aereo, la perizia tecnica e le testimonianze tutte ci portano verso un’unica, ineluttabile conclusione: il DC-9, subito prima della sua tragica caduta, fu centrato da un caccia americano, impegnato nell’inseguimento di un Mig libico”.
Lo scrive il direttore dell’Espresso Emilio Carelli nell’editoriale del numero che sarà in edicola domani, e che ha come storia di copertina ‘Ustica – La verità’.
“La verità portata alla luce dall’inchiesta di Paolo Biondani – scrive ancora Carelli – conferma che quella sera ci fu un’azione di guerra in tempo di pace. La verità, purtroppo è che molte delle prove che avrebbero potuto chiarire definitivamente i contorni di quella notte sono semplicemente scomparse.
Documenti vitali, registrazioni e rapporti sono stati occultati nel silenzio assordante di una verità che qualcuno, evidentemente, ha tentato di nascondere. La nostra inchiesta punta il dito sull’insabbiamento sistematico di informazioni, la cancellazione di dati che avrebbero potuto gettare luce su un episodio di portata internazionale in cui l’Italia è stata, suo malgrado, coinvolta”.
“In modo particolare – anticipa Carelli – uno degli elementi più significativi emersi è la punta deformata dell’ala destra del DC-9. La deformazione è un chiaro segnale dell’urto con un oggetto solido. Questi particolari, uniti a molti altri dati, come il contenitore del carburante in dotazione ai velivoli americani, trovato accanto al relitto del DC-9 che ha la punta azzurra, come quelli usati dai caccia della portaerei Saratoga della US Navy nel Tirreno quella notte, ci portano a ripensare e a riscrivere la narrazione che ha circondato la strage di Ustica per oltre quarant’anni”.
“Con questa inchiesta intendiamo rendere un tributo doveroso a coloro che hanno perso la vita e ai loro cari – conclude il direttore del periodico – Riabilitiamo altresì la reputazione di Itavia, la compagnia aerea che inizialmente tentò di mantenere la sua operatività, ma fu screditata con la tesi del ‘cedimento strutturale’, poi risultata falsa”.
