
Dagli allacci della rete idrica di Messina ai pozzi di Briga, in piena crisi idrica, con tanto di ordinanza contingibile e urgente, che avvertiva sull’uso “esclusivamente per usi igienici”, sulla qualità dell’acqua che scorre nelle condutture di AMAM non si è saputo più nulla. E mentre l’ASP che doveva certificare la potabilità dell’acqua, tace dichiarandosi in attesa di esito della batteria di campionamento e analisi, Messina ancora attende di capire se l’acqua che arriva nelle proprie case, ma anche nelle scuole, negli ospedali e nelle sale operatorie, è salubre e non inquinata. Il Sindaco Basile non ha mai annullato quell’ordinanza, la n. 151 del 5 settembre dello scorso anno, pertanto permangono i dubbi legittimi. Ancora più legittimi, stando a quanto hanno dichiarato e illustrato oggi i componenti del comitato cittadino “Vogliamo l’acqua dal rubinetto” che hanno dimostrato come l’AMAM contravviene a quanto stabilito da ARERA, che impone la diffusione dei dati periodici sulla potabilità dell’acqua.

Il dlgs n.18/2023 prevede all’art. 18 che“ i gestori idro-potabili assicurano agli utenti informazioni adeguate e aggiornate sulla produzione, gestione e qualità dell’acqua potabile fornita”.
“Le informazioni … sono fornite a tutti gli utenti periodicamente, almeno una volta all’anno, nella forma più appropriata e facilmente accessibile, anche nella bolletta o con mezzi digitali “.
Ma quali informazioni devono essere comunicate ai cittadini/utenti?
“ a) le informazioni concernenti la qualità delle acque destinate al consumo umano, inclusi i parametri indicatori;
b) il prezzo dell’acqua destinata al consumo umano fornita per litro e metro cubo;
c) il volume consumato dal nucleo familiare, almeno per anno o per periodo di fatturazione, nonché le tendenze del consumo familiare annuo, se tecnicamente fattibile e se tali informazioni sono a disposizione del gestore idro-potabile;
d) il confronto del consumo idrico annuo del nucleo familiare con la media nazionale, se applicabile, conformemente alla lettera c);
e) un collegamento al sito istituzionale contenente le informazioni di cui all’allegato IV.”.
“Ciò che dice il decreto legislativo ci sembra sia abbastanza chiaro, tranne a quanto sembra all’AMAM che non comunica né pubblica i dati sulla qualità dell’acqua erogata a Messina” scrive il comitato cittadino riunito oggi in conferenza stampa al Comune di Messina.
“Il 16 dicembre 2024 il nostro comitato ricorda all’AMAM con lettera inviata via pec che oltre a quanto previsto dal dlgs n.18/2023 anche la “Carta dei Servizi approvata dal Consiglio di Amministrazione dell’AMAM in data 27 Febbraio 2024 prevede che i valori di parametro della salubrità dell’acqua devono essere pubblicati per legge sul proprio sito istituzionale” e ne sollecita la pubblicazione.
Non avendo ricevuto risposta il comitato organizza un sit-in davanti la sede dell’AMAM di viale Giostra il 20 gennaio 2025 ed ottiene un incontro con il neo presidente Alibrandi ed i consiglieri di amministrazione.
Alla reiterata sollecitazione da parte della delegazione del comitato di pubblicazione dei dati sulla qualità dell’acqua distribuita a Messina sul sito internet dell’AMAM come prevede la normativa, il presidente risponde che s’informerà a breve presso Arera per capire come pubblicare i dati sulla qualità dell’acqua distribuita a Messina.
Da allora nessuna notizia. Siamo stati dunque costretti ad inoltrare una istanza ufficiale di accesso alle informazioni ambientali il 24 febbraio 2025 ad AMAM ed ASP ed una segnalazione ad ARERA per segnalare che ‘l’azienda AMAM spa, gestore idrico di ATO3 Messina, non pubblica né rende noti i dati sulla qualità dell’acqua distribuita nel comune di Messina, nonostante i precisi obblighi di legge… affinchè possiate adottare, ai sensi del comma 3 art. 18 del dlgs n.18/2023 le misure necessarie per quanto di competenza, nell’ambito delle disposizioni di disciplina e controllo del servizio idrico integrato‘ “.
Ancora l’ASL delegata alla valutazione è criptica quando risponde che “I campionamenti effettuati nel comune di Messina non hanno evidenziato grosse criticità…”. Che non vuol dire che non ve ne siano e neanche chiarisce quelle, che seppur “non grosse”, che comunque sussistono. Eppure è uno dei diritto principali dei cittadini sapere qual è la condizione di potabilità dell’acqua per la quale l’AMAM si fa pagare in termini di servizio di traporto e gestione della conduttura.
Così “Vogliamo l’acqua dal rubinetto”, stante la cripticità dell’ASL, scrive alla Procura della Repubblica di Messina:
“Alla luce di quanto … dichiarato da ASL, considerato che da circa 7 mesi l’acqua erogata nella città di Messina risulterebbe pertanto non potabile, compresa dunque sia l’acqua destinata alle abitazioni private che quella destinata alle attività commerciali ed alle strutture pubbliche, sanitarie, scolastiche, ecc… della città, si richiede di accertare se siano riscontrabili in tale situazione violazioni della normativa vigente, in particolare del dlgs n.18/2023 in tema di salvaguardia della salute pubblica, tutela della salubrità dell’acqua destinata al consumo umano, trasparenza dati sulla produzione, gestione e qualità dell’acqua potabile”.
Insomma quella trasparenza obbligatoria e il dovere di comunicazione ai cittadini sono due diritti calpestati regolarmente da AMAM, bravissima invece ad intimare pagamenti ed a sospendere le forniture.
Ma per quanto ancora i messinesi dovranno rimanere all’oscuro?
Il comitato ha poi affrontato i temi dell’effettiva erogazione per rioni e quartieri, indicando proprie rilevazioni che dimostrano come l’acqua H24 a Messina è solo propaganda senza alcun riscontro oggettivo.

A seguire, come si legge in un documento diffuso dal comitato cittadino, sono di interesse pubblico anche altri temi, dall’arsenico a Contesse fino al Ponte ed all’uso di acqua necessaria per i cantieri:
IL CASO DELL’ARSENICO A NIZZA E CONTESSE
Le vicende legate alla presenza di arsenico nell’acqua circolante nella rete idrica di Nizza di Sicilia sono indicative del rapporto tra Grandi Opere e territorio, un territorio, in queste occasioni, “occupato” dalla Grande Impresa che ne fa uso in funzione del progetto, senza che né le popolazioni locali, né gli enti locali abbiano voce in capitolo.
C’è sempre un momento in cui una decisione viene presa e un territorio viene sacrificato agli interessi dei soggetti gravitanti in torno all’opera e, anche se quel momento sembra essere un passaggio formale, da quel punto in poi tutto verrà dato per scontato e la sicurezza degli abitanti considerata di ordine inferiore rispetto al profitto.
E’ stato così anche nel caso del raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo. L’intera Riviera Jonica si trova oggi ad essere sottomessa al Consorzio autostradale costituito da Webuild e Pizzarotti. La presenza di arsenico nelle acque è solo una delle situazioni di pericolo per la salute degli abitanti. Si aggiunge all’aggravio sulla viabilità generato dalle carovane di camion che trasportano i materiali di scavo generati dal lavoro delle TBM, alle polveri che sollevandosi nell’aria preoccupano chi si trova in prossimità dei cantieri e al rumore causato dalle lavorazioni e dal traffico veicolare.
Il “caso arsenico” esplode il 16 ottobre del 2024 quando Webuild comunica al Sindaco di Nizza di Sicilia che la presenza di arsenico è superiore alle soglie consentite dalla norma. Il 17 ottobre lo stesso sostiene, in diretta sui social, che sarebbe stato necessario effettuare le analisi del caso per capire se ci fosse stata una infiltrazione nella falda acquifera poiché fino al mese precedente tutto era nella norma. Questo è di certo un passaggio critico poiché successivamente esperti invitati dalla stessa amministrazione hanno sostenuto che “il problema è un non problema” poiché l’assenza di uno storico impedisce di sapere se la causa dell’arsenico nelle acque è il cantiere. Nella sostanza, ancora oggi non è chiaro se le amministrazioni della Riviera Jonica commissionassero la ricerca dell’arsenico, dell’antimonio e degli altri metalloidi nelle acque.
Il 29 ottobre, intanto, le analisi rivelano che i valori di arsenico risultano superiori alla norma (10 microgrammi per litro) e il Sindaco di Nizza di Sicilia è costretto a dichiarare l’acqua non potabile. L’8 novembre la Magistratura mette sotto sequestro una vasca di trattenimento delle acque. In realtà, successivamente si viene a conoscenza da notizie stampa che già a febbraio una analisi delle terre di scavo presenti all’imbocco della galleria Nizza lato Catania aveva dato valori di 260 mg/kg, a fronte di valori ammissibili di 20 o 50 mg/kg a seconda che ci si riferisca a siti di carattere residenziale o commerciale/industriale (Tab. 2, all. 5, parte IV, D.Lgs. 152/2006) mentre già a luglio 2023 i valori dell’arsenico sarebbero stati di 79 mg/kg.
Ad oggi l’acqua a Nizza risulta ancora non potabile a causa del superamento (seppure minima) della soglia di 10 microgrammi per litro, sebbene i valori siano lievemente scesi (a causa di una maggiore “diluizione” o del rallentamento dei lavori?) e il problema verrà affrontato attraverso l’utilizzo di un dearsenificatore per il quale il Comune ha ottenuto un finanziamento di 400.000 euro. L’efficacia dell’impianto è evidentemente ancora tutto da verificare. Intanto, dopo il sequestro da parte della Magistratura avvenuto a Nizza, pari provvedimento è stato emesso per i materiali di scavo stoccati ad Alì Terme e a Villaggio UNRRA Contesse.
Le criticità legate alla presenza fuori soglia dell’arsenico nelle acque e nei materiali di scavo ha generato proteste dei cittadini e prese di posizione istituzionali, ma tutto questo avviene timidamente.
Dire che l’opera si può anche fermare sembra in questo clima una bestemmia nell’affermarsi ormai generalizzata dell’ideologia del Sì alle Grandi Opere. Che sia il ponte sullo Stretto, il raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo o qualsiasi altro progetto definito “strategico” (rispetto a cosa non viene mai spiegato), viene richiesto alla rappresentanza politica un comportamento di subalternità, prima di tutto psicologica.
Anche quando si vede come gli impatti sui territori appaiono pesanti e le risposte insoddisfacenti. Ma come, non era chiaro già prima che sarebbe stato necessario stoccare questa enorme massa di materiale di scavo? Ma come, non era già conosciuta la presenza di arsenico in quelle montagne? Ma come, non si conosceva la storica fragilità della viabilità dalle nostre parti?
Eppure bisognerà non avere paura, capire che è necessario alzare la testa per difendere le nostre vite.
5. ACQUA E PONTE SULLO STRETTO
“Il ponte sullo Stretto non ruberà l’acqua ai messinesi”, è questo il mantra diffuso sugli organi d’informazione dopo gli interventi di due tecnici di Stretto di Messina spa in commissione ponte del Comune di Messina lo scorso 11 Marzo.
Le slides proiettate in consiglio comunale dai tecnici confermerebbero che l’acqua di cui avrebbero bisogno i cantieri del ponte, circa 67 litri secondo, verrebbe attinta da tre nuovi pozzi sulla costa jonica e ne rimarrebbe in più per la città di Messina essendo la portata dei pozzi di circa 160 l/s.
Niente di più falso!
I pozzi di cui si parla intanto non sono stati scoperti dalla Stretto di Messina ma sono stati individuati nel Piano d’ambito del Servizio idrico integrato dei comuni della provincia di Messina (ATO3) del 2022. Di seguito un estratto del piano (pag. 145):

L’acqua dei tre pozzi non è solo destinata al comune di Messina ma, integrandola con altre risorse idriche e secondo necessità, anche ad altri comuni dell’ambito:
“Il surplus di risorsa, oltre ad essere distribuita ai comuni costieri, avrebbe funzione strategica nell’ottica dell’interconnessione con la dorsale tirrenica, in casi di crisi idriche, permettendo il trasferimento di significati risorse da una zona all’altra dell’ambito territoriale”. (Piano d’ambito 2022)
In pratica, dunque, si prenderebbero non solo l’acqua destinata a Messina ma anche quella dei comuni limitrofi per gli interessi dei cantieri del ponte.
Si dirà, però, l’eccedenza dell’acqua rimarrà a Messina. Ma quale eccedenza?
Proviamo a fare due calcoli:
Se i pozzi dovessero dare 150-160 l/s, considerato che nella rete messinese vi sono perdite per circa il 53%, l’acqua realmente disponibile dei pozzi sarebbe di circa 70-75 l/s ovvero circa quanta ne servirebbe per le esigenze dei cantieri del ponte. Risultato: nessuna eccedenza per Messina!
Ma continuiamo con i nostri calcoli:
I tecnici della Stretto di Messina spa dichiarano che l’acqua da utilizzare per i cantieri corrisponde solo al 6-7% circa delle disponibilità idriche di Messina.
Falso!
Ammesso che le disponibilità idriche di Messina siano intorno ai 1000-1200 l/s (in realtà sono un po’ di meno), se si considerano sempre le perdite idriche del 53%, l’acqua realmente a disposizione dei messinesi è pari dunque a meno della metà.
Se si considera poi che nella recente estate a causa della siccità, le risorse idriche destinate a Messina si sono ridotte di circa il 30%, si ha che l’acqua destinata ai cantieri del ponte sarebbe pari a quasi il 18-20% dell’acqua a disposizione dei messinesi, ovvero stiamo parlando di circa 5 milioni di litri d’acqua al giorno per le esigenze del ponte, una follia!
Giù le mani dall’acqua di Messina!“
IL MANIFESTO DEL COMITATO
Il 22 Marzo è la Giornata mondiale dell’acqua, istituita dall’Onu dopo la Conferenza di Rio del 1992.
È un’occasione per riflettere su un bene così prezioso per la vita come l’acqua e la cui disponibilità nel mondo, a causa dei cambiamenti climatici, delle carenze infrastrutturali, degli sprechi, delle guerre, si riduce sempre di più.
Lo sappiamo bene anche in Sicilia dove la siccità vissuta nella scorsa estate ha fatto capire sulla nostra pelle che la mancanza di una seria programmazione d’interventi in un settore così vitale, mette a rischio le attività agricole, l’approvvigionamento idrico per usi civili, l’economia.
Anche Messina ha vissuto e vive una crisi idrica che non sembra si stia affrontando con la dovuta incisività. Non è solo una crisi quantitativa, ma anche qualitativa, nel senso che oltre a non essere garantita l’acqua H24 a tutte/i le/i cittadine/i (solo al 34%), non è certa neanche la qualità dell’acqua erogata, visto che non vengono rese note le analisi effettuate per legge, per non parlare delle continue interruzioni, perdite, inquinamento che da un paio d’anni sono progressivamente aumentate. A ciò si aggiunge la minaccia rappresentata dal progetto del ponte sullo Stretto i cui cantieri avrebbero bisogno di circa 5milioni di litri d’acqua al giorno da sottrarre alle già scarse risorse idriche della nostra città.
Il comitato Vogliamo l’acqua dal rubinetto nasce ad Ottobre del 2024, proprio a seguito della siccità vissuta in estate e per le continue lamentele dei cittadini/e per l’acqua che arriva per poche ore al giorno o peggio non arriva o arriva inquinata.
Questo dossier vuole fare il punto della situazione sulla gestione del servizio idrico messinese e denunciarne le carenze organizzative, le promesse non mantenute, i continui disagi sofferti soprattutto in alcuni quartieri cittadini, la minaccia dello scippo d’acqua ai messinesi per i lavori del ponte sullo Stretto.
Non ci sembra di chiedere molto, solo che vogliamo l’acqua dal rubinetto H24, pubblica e buona.