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Commissione regionale antimafia a Messina, Cracolici “Emergenza crack tra i giovani”

- 20/03/2025
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Quel che ha detto il presidente della commissione regionale antimafia Antonello Cracolici a Messina, lo scriviamo da tempo nell’indifferenza generale. Rincuora che il presidente Cracolici abbia concentrato l’attenzione su un tema che tiene in ostaggio giovani e famiglie messinesi. Perché il crack non è solo un problema di Palermo o di uno dei suoi quartieri storici, ma una iattura nazionale, che colpisce con tutta la sua forza devastante anche Messina.

Cracolici, infatti, ha lanciato l’allarme proprio sulla diffusione della droga tra i piu’ giovani e sul prezzo che è sempre piu’ basso: “Il prezzo del crack si è ridotto facendo aumentare di conseguenza il consumo da parte dei minorenni. Da un grammo di cocaina si possono ricavare 20 dosi di crack, questo comporta un grave allarme sociale” ha detto Cracolici.

Il tema della diffusione della droga è stato affrontato anche da Bernadette Grasso, vicepresidente della commissione regionale antimafia e sindaca del Comune di Caprileone: “Il dato che è emerso oggi – ha detto l’on. Grasso – non è confortante: mentre due anni fa il crack era diffuso solo in città, oggi il comitato interforze ci ha sottolineato che l’uso del crack è aumentato, con una dose che costa meno rispetto a due anni fa: da 5 euro è passata a 2.50 euro, significa che c’è una diffusione non solo nella città dove due anni fa era minore rispetto a Palermo e a Catania, ma anche nell’intera provincia. Questo è un dato che preoccupa anche i sindaci”.

Dal primo passaggio con le forze dell’ordine emerge un dato: rispetto a due anni fa, quando siamo venuti l’ultima volta, vi sono sintomi di una crescita della diffusione della droga, in particolare del crack che due anni fa non era vissuto con la stessa preoccupazione che oggi emerge da queste audizioni”. Ha detto Antonello Cracolici. “L’attività estorsiva– ha aggiunto – è diffusa ma con un paradosso si riducono le denunce, sempre piu’ la dimensione della denuncia viene vissuta come una rinuncia. In alcuni casi anche qui a Messina emerge un dato che è quello non di una connivenza ma di una attività che vede protagonisti spesso gli stessi imprenditori a chiedere la protezione alle famiglie mafiose nei territori dove operano e quindi una sorta di richiesta di messa a disposizione. C’è un altro elemento che si evidenza: circolano tantissime armi ma non vengono usate nel senso che non ci sono omicidi che possano in qualche modo indicare una ripresa della violenza. Anche a Messina la mafia sceglie di essere sommersa e di non manifestarsi attraverso episodi di violenza però nel contempo si armano, la preoccupazione è che questa dimensione armata dell’organizzazione mafiosa può determinare una fase in cui prima o poi quelle armi potrebbero essere utilizzate”.

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LA MAFIA A MESSINA E PROVINCIA

Le organizzazioni mafiose barcellonese e nebroidea – ha poi detto Cracolici – mi pare che continuano a svolgere le attività tradizioni, estorsive, soprattutto nel nebroideo l’attività delle truffe all’Agea costituiscono un elemento di spiccata attività prevalente con fenomeni estorsivi anche sui terreni agricoli. C’è l’acquisizione di porzioni territorio anche per utilizzare anche, in quelle parti non utilizzate, per ottenere vantaggi di contributi. C’è anche la ricerca di insospettabili che possano in qualche modo superare i blocchi che sono stati introdotti con i certificati antimafia, quindi si utilizzano sempre piu’ insospettabili che possano bypassare i blocchi previsti dai controlli di legalità per poter comunque acquisire risorse. Nel territorio le attività della mafia sono ancora esistenti e diffuse. C’è anche un’attività di contrasto, ci sono state decine e decine di arresti , attività di Daspo per una serie di attività di fenomeni criminali che si sono manifestati“.

Storicamente il territorio messinese ha avuto l’influenza dei catanesi nella zona jonica, dei palermitani nella zona delle aree nebroidee e dei calabresi nella città di Messina, quindi c’è una lunga tradizione di influenza di connessioni interprovinciali o interregionali”. Ha detto Cracolici dopo aver incontrato i vertici istituzionali della provincia. “Le famiglie mafiose– prosegue Cracolici – continuano ad essere presenti, addirittura con tratti di continuità quasi dinastica, cioè i cognomi sono sempre gli stessi , c’è quindi una continuità della tradizione in alcuni casi familiare della criminalità. E’ evidente che in questa condizione non appare piu’ una mafia violenta che esibisce attraverso la violenza la sua presenza. L’essere sommersa in qualche modo produce altre conseguenze, una tra tutte il fatto che ci sia un ingente traffico di droga che produce accumuli importanti di guadagni con tentativi di riciclaggio sia nel settore delle scommesse ma anche nel settore economico tradizionale, quindi è chiaro che l’opera di contrasto va adeguata al livello del rilancio che la mafia sta ottenendo grazie ad un fatto, ed è per questo che stiamo girando in Sicilia, che la percezione che ha l’opinione pubblica è che la mafia sia sostanzialmente sconfitta, che ci sia una fase di crescente indifferenza alla presenza mafiosa nei territori e questo contribuisce non poco a renderla piu’ forte” .

Il messaggio che voglio lanciare è che la guerra contro la mafia deve continuare perché non è vero che è un fenomeno del passato e tutti, anche le forze della società politica e civile devono mandare questo messaggio forte : la battaglia contro la mafia non è una questione che riguarda il passato, non dobbiamo studiare la mafia come era dobbiamo capire come è oggi se vogliamo combatterla e sconfiggerla” ha concluso Cracolici.

prefettura messina