“La nostra sensazione è che siamo stati nominati custodi di appartamenti ancora da mettere in regola. Una mossa per poter dire ‘ve li abbiamo consegnati..’ . Insomma dovremo finire a spese nostre quel che doveva fare lo IACP”.
Nel mentre si apprende che, finalmente, la Patrimonio S.p.a. , partecipata del Comune di Messina, bandisce un avviso ricognitivo per l’acquisto di 94 alloggi con i fondi Pinqua per l’emergenza abitativa, decidiamo di approfondire la condizione in cui sono stati consegnati alle famiglie assegnatarie le abitazioni che si trovano in contrada Baglio, poco sotto San Filippo Superiore. Quindi, mentre la Patrimonio S.p.a., come direbbe il già sub commissario al risanamento per Messina, l’avvocato Marcello Scurria, “è ancora a caro amico”, quindi al nulla, visitiamo le case che sono state già oggetto di ben due diffide da parte dell’avvocato Annalisa Giacobbe viste le condizioni in cui queste case sono state “consegnate”. L’avvocato Giacobbe chiama in causa il Comune di Messina e lo IACP, dato che il termine “consegna” è quanto mai inappropriato.
TROPPA FRETTA ASSESSORE!

Quel che troviamo è oggetto di articoli che ormai si succedono da giorni su testate on line e cartacee e decreta come il Comune di Messina, nella persona dell’assessore Alessandra Calafiore, del dirigente comunale De Francesco e del dipartimento Servizi Sociali, e, soprattutto, dello IACP, abbiano avuto forse troppa fretta ad effettuare la consegna delle chiavi di appartamenti ancora non pronti per la civile abitazione.
NESSUNA AUTORIZZAZIONE; NE’ COLLAUDI, TANTO MENO UTENZE

Ciò che sconcerta di più è che queste case non hanno alcuna autorizzazione per essere abitate, tanto più che le tante famiglie assegnatarie ricomprendono nel nucleo familiare persone disabili. Non esistono i collaudi, non esiste, pertanto ascensore, visto che senza amministratore di condominio e senza collaudo non può essere messo in funzione. Queste case, nuove senza dubbio, lo sono anche troppo, dato che non c’è allaccio della fornitura del gas, né dell’acqua, men che meno dell’energia elettrica.

La scala condominiale non ha energia elettrica, così come le abitazioni. E seppur i residenti volessero allacciare le utenze al momento non possono in quanto non autorizzate da Iacp, Istituto proprietario degli immobili. Il Comune che fa da intermediario ha fornito, al fine dell’attivazione delle utenze, documentazione fino a ieri errata ed inutile. Sembra però che proprio oggi abbia consegnato un documento finalmente regolare. “Ma è da vedere – commentano le famiglie assegnatarie. “Fino a ieri – continuano – l’ENI ci ha risposto che il documento consegnatoci dal dirigente comunale De Francesco, era solo carta straccia e che non potevamo procedere all’allaccio quanto meno del gas. Speriamo che con questo documento nuovo l’ennesima fila sia producente e vada a buon fine“.
QUEI PERICOLOSI TUBI DEL GAS ESTERNI. “IN CASO DI INCENDIO?”

Ma una volta fatto l’allaccio del gas quel che sconcerta è il sistema di tubature che collega la canna originaria ai singoli appartamenti: “Sono tubi tutti a vista, diciamo così. Passano sui muri e salgono ancorati esternamente ai muri fin alle abitazioni”. A parlare è Mara Rolla, storica mamma in emergenza abitativa con i suoi figli portatori di varie disabilità, in attesa di sistemazione da anni. “Io, tra l’altro – dice Mara – ho un figlio iperattivo di 3 anni. Ti immagini cosa è questa torre di tubi che sale fino all’ultimo piano? Per lui è una piattaforma lungo la quale arrampicarsi. In un attimo me lo ritroverei all’ultimo piano“.

Stesso problema per un’altra famiglia, assegnataria di un appartamento al terzo piano. “I tubi che entrano in casa sono veri e proprie scalette per far cadere mia figlia di sotto, visto che soffre di una patologia borderlne. Ci hanno detto che dovremo occuparci noi di metterle in sicurezza coprendole. Mentre l’ENI provvederà a coprire la parte inferiore a piano terra fino ad un certo punto. Ma ci pensa quanto costerà, a noi che viviamo solo di tirocinio presso la Messina Servizi? E basterà ad evitare che nostra figlia con l’ADHD non provi ugualmente ad arrampicarsi? Non siamo per nulla tranquilli“. E ancora: “La criticità di questo sistema di tubi in gomma che trasportano gas lungo la facciata posteriore degli appartamenti è legata all’alto rischio incendio. Vede questo terrapieno dietro le abitazioni proprio a ridosso del retro delle abitazioni? E’ pieno di erbacce che d’estate diventano secche. Immagina cosa potrebbe accadere in caso di incendio?“.

Ma l’ENI si sarebbe giustificata adducendo che “in base” a qualche normativa, “i tubi del gas devono essere posti in modo esterno per poter meglio identificare le eventuali perdite…“. Non siamo del mestiere e quindi non ci esprimiamo se non seguendo solo il buon senso: ma eventuali fiamme limitrofe, non avrebbero facile azione distruttiva essendo i tubi IN GOMMA esterni ai muri e quindi a diretto contatto con il calore?

Per intanto il problema non si pone, visto che gli armadi che dovrebbero contenere i contatori sono e rimangono vuoti. Così come quelli dei contatori dell’acqua: “qui vivremo solo dell’acqua contenuta nei serbatoi. L’acqua infatti viene ricevuta da due serbatoi di circa 10 mila litri totali che riteniamo non saranno sufficienti per tutte le famiglie che verranno ad abitare qui. Inoltre essendo l’autoclave al piano terra non riceveremo acqua per caduta ma per sollevamento, quindi elettricamente. Ciò vuol dire che niente luce niente acqua, per non parlare del costo energia del condominio che dovremo dividerci, e solo per lavarci“. Inoltre per poter usufruire dell’acqua, una volta montati i contatori, “dovremo provvedere personalmente ed a spese nostre per collegarli alla nostra abitazione. Un altro costo che il Comune, né lo IACP intende assumersi“.
Idem per la l’energia elettrica: i contatori ci sono, ma sono quasi tutti staccati ed i fili “volanti” e “non messi in sicurezza”.

CASE “TRANSITORIE”, SOLO PER UN ANNO. “E I MOBILI? E LE SPESE? E… DOMANI? CHE FINE FAREMO?”
Come se non bastasse, i problemi di queste case non finiscono qui, e non tutti sono evidenti e risolvibili. “Qui solo per un anno, ci hanno detto. Questi appartamenti sarebbero transitori perché, questa è una beffa, non sono a norma per chi ha disabilità. Quindi ci hanno detto che tra un anno potrebbero spostarci. A parte i mobili che dovremo comprare e adattare a queste misure, dovremo ancora una volta sopportare un trasloco e tutti i disagi di aver ancora a che fare con la burocrazia che ci ha portato solo difficoltà fino ad oggi?“.
“La nostra sensazione è che siamo stati nominati custodi di appartamenti ancora da mettere in regola. Una mossa per poter dire ‘ve li abbiamo consegnati ma adesso dovete attendere le autorizzazioni, i collaudi ed infine dovrete fare voi gli allacci interni’. Insomma dovremo finire a spese nostre quel che doveva fare lo IACP. Così mentre non si accetta di ascoltare le nostre richieste di sicurezza, come quella di mettere in sicurezza le scale, scivolose, con un corrimano che consenta, ad esempio, a mia figlia disabile di poter scendere tranquillamente le scale senza cadere, o quella di rivedere i pavimenti tutti sconnessi e mal posati con tantissimi dislivelli e inciampi, il Comune ci impegna a spendere soldi che non abbiamo per completare gli allacci alle utenze. Lavoro che doveva essere fatto a cura dello IACP, che non abbiamo mai visto, e del Comune. E invece… eccoci qui. Belle case ma non utilizzabili. La beffa delle chiavi in tasca di una casa nella quale non possiamo entrarci perché non abitabile. Così saliamo fin quassù quotidianamente, le guardiamo per poi tornare alle nostre abitazioni precarie attuali, veri inferni di insalubrità, infiltrazioni, parassiti e inagibilità vera“.
LE FAMIGLIE SEPARATE

Singolare ed esemplare del vero disagio derivato da questa situazione è quello della famiglia di Mara Rolla e di suo marito. “La nostra famiglia è smembrata – racconta Ferruccio Oteri, il marito di Mara Rolla . Due figli sono da una parente, un altro da mia sorella, una fa avanti indietro tra mia suocera e noi, solo una a ‘casa’ con noi… Vogliamo riunire la nostra famiglia spaccata da chi fino ad oggi promette ma gioca continuamente a rimandare. Chi rimanda la sera torna a casa e si ricongiunge con la propria famiglia. Noi dobbiamo sentirci per telefono“.
“Fate qualcosa” è l’appello. “Aiutateci a tornare tutti insieme” conclude.

AGGIORNAMENTO
Mentre scriviamo apprendiamo che il Comune interloquendo con lo IACP, comunica che, relativamente alle autorizzazioni ed ai collaudi, “entro il mese lo IACP provvederà”. Ma non si capisce perché lo dichiara il Comune e non direttamente l’Istituto Autonomo Case Popolari di Messina. Un bel ping pong che dura ormai da troppo e che si spera si arresti presto.
