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Tre episodi di aggressione al carcere di Messina. Silenzio della Garante. Fenomeno non solo messinese: Carceri italiane al collasso, occupate al 132%.

Il report del Garante nazionale denuncia una criticità crescente, con regioni come Lombardia e Puglia ai vertici dell’emergenza. Oltre 62.000 detenuti contro una capienza effettiva di 46.890 posti

Dopo il secchio con escrementi lanciato all’indirizzo del direttore del carcere di Gazzi a Messina e la notizia di due aggressioni avvenute ai danni di due agenti della Penitenziaria sempre tra le mura della Casa Circondariale messinese, si pone l’accento sul sovraffollamento nelle carceri. Un dato già attenzionato a livello nazionale ma che dovrebbe esserlo anche a Messina. Dopo gli episodi rileviamo il silenzio su quanto recentemente avvenuto da parte della Garante dei detenuti messinese. Mentre è evidente che proprio la professoressa Lucia Risicato, scelta dal Consiglio Comunale, dovrebbe intervenire quanto meno in ulteriore misura esplorativa sulle reali condizioni e su quanto sta accadendo all’interno della Casa Circondariale di Gazzi.

Tre settimane fa aveva descritto la condizione sommaria della casa di reclusione, ma, a questo punto sarebbe auspicabile un intervento “de visu“. Al momento quel che emerge dalla sua relazione di tre settimane fa è che vi sono 202 detenuti a fronte di una capienza di 302 posti ma una novantina sono inagibili. Pertanto il sovraffollamento sarebbe conclamato anche a Messina. Anche perché, come riferì la Risicato, la metà della popolazione carceraria messinese è condannata in via definitiva.

Quali sono le reali condizioni dei detenuti? E quelle di lavoro del personale di sorveglianza? Ricordiamo che proprio al carcere di Gazzi è ancora in corso un’indagine circa l’introduzione di droga e microtelefoni cellulari per mezzo di droni.

LA SITUAZIONE NAZIONALE

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Le persone detenute nelle carceri italiane sono 62.130, mentre i posti disponibili ammontano a 46.890, rispetto a una capienza regolamentare di 51.323. Sono i dati, aggiornati al 6 marzo, contenuti nell’ultimo report del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, che sottolinea anche “l’attuale inagibilità di diverse camere di pernottamento e in alcuni casi di intere sezioni detentive”.

A livello nazionale, la criticità rilevata nel report determina un indice di sovraffollamento del 132,5%. In particolare:

  • 150 istituti (75,75%) hanno un indice di affollamento superiore al consentito.
  • In 53 istituti (28%) l’indice risulta pari o superiore al 150%.

Il più alto indice di sovraffollamento si registra a:

  • Milano San Vittore (218,09%),
  • Foggia (208,36%),
  • Brescia Canton Mombello (202,75%),
  • Taranto (198,55%).

Analisi Regionale

L’approfondimento su base regionale mostra una “situazione disomogenea”, rileva il Garante. Regioni con un preoccupante indice di sovraffollamento includono:

  • Puglia (169,17%),
  • Molise (153,20%),
  • Lombardia (152,42%),
  • Veneto (150,46%),
  • Friuli Venezia Giulia (148,42%),
  • Lazio (141,42%).

Evoluzione Storica

L’aumento dell’indice di affollamento ha avuto un picco nel 2023. Successivamente, nel 2024, l’affollamento si è concretizzato e rimane in aumento anche nel 2025. Questo fenomeno affligge il sistema penitenziario italiano e continua a rappresentare una potenziale criticità.

Infatti, ricorda il Garante, la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva già condannato l’Italia con la sentenza Torreggiani dell’8 gennaio 2013, quando l’indice di affollamento era del 139,67%. Dopo gli interventi normativi, nel 2013 la popolazione detenuta si era ridotta, ma i dati attuali indicano un nuovo aumento preoccupante.

Misure Alternative

Dall’analisi del Garante emerge che i condannati con pena residua da 0 a 3 anni sono complessivamente 23.900. Escludendo i 3.980 detenuti per reati specifici previsti dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario, i possibili fruitori di misure alternative sarebbero 19.920.

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