
Sale sul palco e, forniti viveri ed incoraggianti pacche sulle spalle, imbarca sul vascelletto di Sud chiama Nord i due poco collimanti tra loro, Lo Giudice e Castelli.
Perché De Luca molla Sud chiama Nord? Chiudere il movimento di certo non poteva, e, quindi, in un’accesso di creatività politica, ecco che in meno di un ciclo scolastico, De Luca dà alla luce un ennesima nuova creatura. Sale sul palco e, forniti viveri ed incoraggianti pacche sulle spalle, imbarca sul vascelletto di Sud chiama Nord i due poco collimanti tra loro, Lo Giudice e Castelli. Una spinta decisa ed ecco che la barca con i due “delfini” si allontana verso il loro destino, nel mare magnum della vera politica, quella nazionale, quella perigliosa e piena di pescecani. Riusciranno i nostri eroi a sopravvivere? Ce lo auguriamo, mentre De Luca in pieno ascesso ascetico di paterna bontà politica, si è già girato altrove, in cerca di qualcuno che se lo “compri” per le sue qualità “politiche per la concretezza dell’amministrazione“.
E quindi? Quale incarico si profila per il “metamorfizzato” De Luca? Davvero vuol entrare in quella stanza dalla cui porta socchiusa filtra una luce tutta solitaria e personalistica, come quella di kafkiana memoria? Cosa si attende De Luca dopo “la consolazione” di Taormina, espressione che non è per nulla piaciuta ai taorminesi? E la metamorfosi piacerà o spaventerà i suoi sostenitori?
Liberatosi delle zavorre, posata la guida di Sud chiama Nord e forse anche lo stesso movimento, liberatosi quindi di ogni ostacolo che potesse bloccare ogni sua ricerca omnicomprensiva e total trasformista di alleanze, oggi si rilancia “architetto”, nell’accezione quasi “sacra” dell’approccio massonico. Ma De Luca che vuol costruire, cosa, e per chi?
Un nuovo modello politico, dice lui, una nuova “cosa” che sia “capace di incidere realmente sul destino della Sicilia”, ma perché non era possibile farlo con Sud chiama Nord? Nessuno dei duemila (?) presenti, autotrasportati dai pullman di partito, compresi tutti gli uomini e le donne dell’oggi “lupo solitario”, ha avuto il ben che minimo coraggio di chiederglielo, ma di certo nel suo intimo se lo saranno chiesto eccome.
Della sfilata dei politici “marziani” a Sud chiama Nord? Hanno assistito quali politiche levatrici, e con qualche rassicurante segno di disagio, alla nascita dell’ennesimo soggetto individualpolitico che già al primo vagito chiede un gancio a cui attaccarsi per alimentarsi.
Il 18 marzo così si annuncia la presentazione di “Ti amo Sicilia”, una nuova “cosa” che somiglia più al titolo di una canzone popolare che ad un movimento, che sembra più una good company nella quale traghettare chi “piacerà” a Lui, mentre la barca della bad company sta già scomparendo all’orizzonte. I presenti alla metamorfosi si spellano le mani di fronte all’egoistico “stratega”, mentre intimamente si diffonde una sensazione non piacevole che sa tanto di ansia e confusione…
