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INVECE DEL PONTE – IL PONTE E LA FAGLIA SUL TERRENO DI RFI: INDIFENDIBILE LA DOPPIA “VERITA’ UFFICIALE”

- 30/01/2025
ponte sullo stretto progetto webuild

A smentire Salini ci pensa direttamente il progetto, che quella faglia la disegna in rosso sotto il pilone lato Calabria e la dichiara “certa”.


Sulla faglia del ponte progettisti e tecnici del Governo continuano a non fare ciò che dovrebbero e e dire cose smentite dal progetto e dagli stessi Ministri che difendono il ponte. Intervistata da Report la dott.ssa Monica Pasca (Commissione VIA-VAS) dichiara che la faglia è stata “sufficientemente studiata” e che per entrare nei terreni ed effettuare scavi il progetto deve essere approvato perché ci vuole la dichiarazione di “pubblica utilità” (salvo affermare pochi secondi dopo che sono state già fatte numerose indagini). L’AD di WeBuild, dott. Salini, afferma poi a ReStart che la faglia “non c’è” e non è “sismogenetica”; chi avanza dubbi sparge terrore per motivi politici.
Ma se gli studi sono sufficienti, perché il parere della Commissione VIA-VAS obbliga ad
approfondirli? E il Ministro Ciriani smentisce che ci voglia la dichiarazione di pubblica utilità,
informando la Camera che in questi anni sono state realizzate centinaia di indagini. È infatti la legge a prevedere l’occupazione temporanea dei suoli ai fini della progettazione di opere pubbliche (art. 15, D.P.R. 8/6/2001 n. 327). Soprattutto: di chi sono i terreni dove c’è la faglia da indagare? Di RFI, azionista della società Stretto di Messina, totalmente controllata dal Governo. Di cosa parliamo?
A smentire Salini ci pensa direttamente il progetto, che quella faglia la disegna in rosso sotto il pilone lato Calabria e la dichiara “certa”. Se la faglia non c’è, perché Salini non fa correggere il progetto?
Che la faglia non sia “sismogenetica”, poi, non vuol dire nulla; una faglia (lo dice anche Salini) è una “discontinuità” del terreno. È come uno strappo in un lenzuolo: se non c’è lo si può tirare con forza dai quattro lati; se c’è, tirando il lenzuolo il tessuto cede. Quella faglia è un problema non perché può generare un sisma, ma perché può far cedere il terreno in caso di sisma generato da altra faglia.
Insomma: il progetto disegna faglie che definisce “certe”, salvo poi dichiararle “controverse”, ma che la dott.ssa Pasca afferma di non poter escludere, pur qualificandole “sufficientemente studiate”, mentre il dott. Salini le definisce innocue. Un groviglio di informazioni contrastanti e contraddittorie.
Per norma e per principio di precauzione se c’è un rischio bisogna fermarsi e verificare. Basterebbe dare incarico a ISPRA, INGV, CNR, Dipartimenti Universitari. Invece niente: solo parole e polemiche istituzionali. La domanda è: perché Eurolink, Stretto di Messina, Ministero delle Infrastrutture e Governo non fanno l’unica cosa sensata da farsi? Con quale logica si va avanti senza sapere se il sottosuolo presenta effettivamente i rischi che lo stesso progetto rileva? L’obiettivo strategico di questo puzzle sembra uno: arrivare al voto del CIPESS a seguito del quale scatterebbero gli obblighi dello Stato nei confronti di SdM e di Eurolink.
Che sia questo un pezzo aggiuntivo del “grande favore” di cui ha spesso parlato il Presidente di
ANAC?

Cittadini per lo sviluppo sostenibile dell’area dello Stretto di Messina

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