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Messina “cintura nera” di PNRR. La spesa viziata ed il rischio default. Il caso Marzabotto

- 08/01/2025
basile

Chi sono a Messina i “fantastici quattro” che dovranno tenere la spesa sotto controllo.

Si tratta di un inquietante monito per tutti i Comuni alle prese con le anticipazioni di spesa per i progetti PNRR: il caso di Marzabotto, in provincia di Bologna, evidenzia il rischio di default per le amministrazioni coinvolte”. Lo si legge in un caso scuola riportato a maggio dello scorso anno dall’Associazione Segretari Comunali e Provinciali.

Un caso che deve indurre a riflettere i sindaci chiamati a programmare la realizzazione di opere usufruendo dei fondi PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la cui declamazione di “progetti in cantiere” e, come per Messina, di “prima città per numero di progetti” non necessariamente corrisponde ad una buona notizia in quanto racchiude in sé un insito rischio default. Duplice: da un lato perché il ritardo nel trasferimento agli Enti locali delle somme stanziate indurrebbe i Sindaci ad effettuare anticipazioni pericolose che si ripercuotono sui bilanci locali, dall’altro perché il mancato rispetto del cronoprogramma e delle scadenze per la realizzazione delle opere significherebbe automaticamente la perdita dei fondi e un’ulteriore ricaduta economica in danno sempre delle casse locali. Essere quindi “cintura nera” di progetti da realizzare con i fondi PNRR è una condizione che deve essere attenzionata e ponderata cum grano salis.

La spesa degli enti locali attuale “viziata” dal PNRR

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Secondo i dati aggiornati a novembre 2023 dalla Banca Dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap), la spesa degli enti locali ha superato i 15 miliardi di euro. Questo rappresenta un incremento del 36% rispetto al 2016, segno di un impegno crescente da parte delle amministrazioni locali nell’implementazione causata dai progetti del Piano. Nonostante questo sforzo, le difficoltà sono molteplici e variano notevolmente tra i Comuni.

La disparità nella capacità di spesa è particolarmente evidente quando si confrontano le grandi città con i piccoli Comuni delle aree interne. Mentre le metropoli dispongono di risorse e competenze amministrative sufficienti per gestire i progetti complessi del PNRR, i piccoli Comuni spesso mancano del personale e delle competenze necessarie per affrontare le procedure burocratiche richieste. Questo crea un divario significativo nell’efficacia e nell’efficienza con cui i fondi vengono spesi.

Messina per l’operazione “cintura nera” il Comune nomina quattro “controllori” della spesa PNRR

Proprio nell’ottica e nella logica dello stretto controllo il Comune di Messina, come tutti i Comuni italiani che si serviranno del PNRR, ha nominato quattro responsabili del controllo dei fondi. Sono Salvatore De Francesco, Pietro Certo, Antonino Cardia e Antonio Amato, rispettivamente dirigenti dei dipartimenti Servizi alla persona e alle imprese, Servizi manutentivi, Servizi ambientali e Servizi tecnici. Dovranno controllare e rendere conto di eventuali casi di conflitti di interesse, corruzione, ma soprattutto monitorare e rendicontare la spesa. A Messina saranno spesi (si spera) 303 milioni di euro per 25 progetti. Ma perché l’operazione “cintura nera” possa andare in porto senza danni sono, come detto, necessarie due condizioni: che i fondi giungano secondo programmazione nella disponibilità del Comune di Messina e dall’altro che lo stesso rispetti i tempi programmati senza rinvii e défaillance. L’ultima condizione è quella che a Messina preoccupa visto il recente passato costellato di fondi perduti per opere come Casa Serena, il “dopo di noi” all’ex Casa dello ragazzo, l’I-Hub. Tutti progetti che adesso riconfluiscono proprio nel PNRR dopo aver perso ad esempio, i fondi di Casa Serena proprio per non aver rispettato le scadenze.

Questo scenario inquietante viene ben descritto proprio dal caso del Comune di Marzabotto, Bologna.

Quando i pagamenti subiscono ritardi e i piani di investimento vengono rimodulati, si crea un effetto a catena che può portare al blocco della macchina dei pagamenti. Questo scenario si sta verificando anche a Marzabotto, una piccola cittadina in provincia di Bologna, già nota per un tragico evento storico come l’eccidio nazifascista.

Il piccolo ente si è trovato al centro di un dibattito pubblico a causa del rischio imminente di un collasso economico delle sue finanze. I fondi del PNRR destinati al Viminale per un importante progetto nel territorio non sono giunti in tempo utile. Di conseguenza, il sindaco si è trovato costretto a anticipare i soldi necessari per avviare i lavori, mettendo così a repentaglio la stabilità finanziaria dell’intera comunità locale.

Ciò che rende la situazione paradossale è che la crisi economica del Comune è stata in parte causata proprio dallo stesso Ministero dell’Interno. Nonostante Marzabotto abbia rispettato scrupolosamente tutte le scadenze previste, il Ministero non ha provveduto al trasferimento dei fondi richiesti già dall’autunno precedente. Questo ritardo ha costretto il Comune a fare fronte alle spese necessarie con risorse proprie, portando a una drastica riduzione delle disponibilità finanziarie e aumentando il rischio di attivazione di una procedura di pre-dissesto.

E la situazione è ora sotto la lente della Corte dei Conti. La Sezione regionale di controllo ha sollecitato il Ministero dell’Interno a garantire l’efficienza e la rapidità nell’attuazione dei progetti finanziati dal PNRR. L’indagine portata avanti dai giudici contabili evidenzia una situazione più grave del previsto: ha infatti coinvolto ben 103 Comuni dell’Emilia-Romagna, evidenziando che i ritardi nell’erogazione dei fondi causano gravi problemi di cassa per gli enti locali. Questo è proprio il fenomeno, secondo i giudici,  che sta mettendo in ginocchio piccole realtà come quella di Marzabotto.

L’allarme lanciato dalla sindaca Valentina Cuppi

La sindaca di Marzabotto, Valentina Cuppi, ha descritto la situazione, come riportato sulle colonne de Il Resto del Carlino, “assurda e preoccupante“. “Avevamo chiesto aiuto al Ministero dell’Interno per trasferirci i fondi anticipati per i lavori all’ex Cartiera Burgo, circa tre milioni di euro, ma la risposta ci ha messo ancora più in difficoltà“, ha spiegato. “A febbraio ho scritto chiedendo aiuto, ma la risposta è stata che rischiavamo il pre-dissesto, cosa incomprensibile perché i nostri conti sono a posto.”

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