Oltre 1.300 lavoratori ed una storia sindacale alle spalle che per molti aspetti appartiene a quella personale di Clara Crocè, sindacalista Fiadel, che oggi, come riprendendosi dopo un improvviso risveglio, da pasionaria sostenitrice, si scaglia contro chi ha lasciato fuori dal sistema delle stabilizzazioni precari ai quali, evidentemente, era stato data per scontata la fine della precarietà, vista la storica long list. Ma così non è stato e a nulla è evidentemente valso l’impegno del Sindaco di Messina, Federico Basile, a “mettere pezze”, come riferisce la stessa Crocè.
Qualcosa si è, quindi, rotto: se la presidente di una partecipata così affollata di lavoratori lascia “fuori della porta” la combattiva sindacalista, dai tempi della creazione della partecipata dei servizi sociali, che ricordiamo spumante in mano festeggiare la sua creazione accanto all’allora sindaco De Luca, qualcosa, insomma, è cambiato.
Di certo non è facile per Clara Crocè “la rossa” accettare la “sbandata” del capo di Sud chiama Nord verso la deriva destrorsa del Presidente della Regione Schifani con un patto, comunque si chiami, che, per la verità, è tutto ancora da verificare e da accertare. Così come non conforta i “duri e puri” del movimento del Sindaco di Taormina, l’atteggiamento di Schifani sospeso tra pazienza, sorpresa e, magari opportunismo politico, mostrato durante la conferenza stampa alla Città Metropolitana. Chi voleva combattere la “banda bassotti” adesso si allea con coloro che “si sono mangiati la Sicilia con i bancomat della politica”? Una giravolta politica che è puro trasformismo per opportunità che non piace a molti di coloro che inveivano contro chi aveva lasciato il movimento, anche contro colui che era stato “espulso” per un disallineamento tutto da verificare. Adesso il “disallineato” è proprio il leader del movimento e qualcuno pensa che dovrebbe auto espellersi, tanto per essere coerente con sé stesso.
Ma il nodo centrale, oggi più che mai, resta proprio la Messina social city, una delle partecipate che De Luca ha creato dopo aver poco prima, nel 2018, in campagna elettorale, aver promesso e giurato che proprio le partecipate le avrebbe azzerate. Quel 18 dicembre del 2018 da un lato De Luca smentì sé stesso creando un’altra partecipata, dall’altro compì un atto di strategia politica che era evidente ai più: concentrare tutto il personale delle cooperative del sistema dei servizi sociali in quella che oggi è un vero serbatoio di personale che conta più dipendenti dello stesso Comune. Tutto bene finché il servizio ha funzionato o, almeno, è sembrato funzionasse.
La ridda di segnalazioni di disservizi, i contratti a tempo determinato che non garantiscono continuità assistenziale e quindi tranquillità a soggetti fragili, le richieste di chiarimenti non soddisfatte relativamente ai tantissimi affidamenti diretti per servizi appaltabili in un’unica soluzione (come ad esempio il servizio mensa) e con gara ad evidenza pubblica, la mancanza di trasparenza circa la gestione di Casa Serena, dalla visita dei NAS fino ad oggi in attesa di una riqualificazione che non parte, così come sui fondi perduti e che attendono una rimodulazione della quale non si sa nulla, e ancora, i quesiti che non hanno avuto risposta circa la nomina di un direttore generale non nominato negli ultimi due anni, con un vice che firma di tutto, la mancata promessa in periodo elettorale, per le europee, di una 14esima mai pagata, finanche le 47 pagine copia e incolla del bilancio consuntivo, sono questioni che pesano enormemente e che stridono con l’immagine rivenduta all’esterno di un’azienda “esemplare”, con tanto di brindisi ed autocelebrazioni di fine anno.
Messina Social City sta diventando un “caso” di evidenza ormai pubblica, da tempo posta sotto i riflettori da chi ieri veniva additato quale “sciacallo” e che oggi, invece, alla luce dei fatti, sta dimostrando di avere avuto sempre piena ragione. Al netto anche delle querele, subite da chi scrive e da chi pone domande, che potrebbe somigliare ad un improbabile sistema di intimidazione che in nessun caso ha funzionato e che non funzionerà mai.