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Buon Natale Messina, città “perfetta”, che si lamenta nel silenzio, che sorride alla convenienza delle briciole, disunita e “facciola”

- 24/12/2024
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Buon Natale Messina dell’era post ideologica, dove il dissenso e l’opposizione sono un lusso che in pochi si permettono, anzi che non esiste

Buon Natale Messina. Felice Natività alla “città perfetta”, nella quale “regna” l’amministrazione comunale che si auto appunta ogni medaglia possibile. L’amministrazione che coniuga solo il verbo “al futuro” senza rispondere del passato, che si auto promuove sui progetti ancora da realizzare, sui “rendering fantastici e dove realizzarli”, che continua a narrare di “successi”, fatti di fondi perduti, di pacchetti di progetti mai realizzati, come quelli per la rete idrica, di eccezionali e “ricchi concerti”, di partecipate comunali, non solo mantenute contro ogni programma elettorale che ne promettevano l’azzeramento, ma che invece sono cresciute prolificando costosi CDA, utili a garantire “qualcosa” a sostenitori in crisi, mentre in città si fatica a garantire la stabilità del personale, a pagare le tredicesime, mentre i tram fumano o fanno acqua, i negozi chiudono ed i giovani se ne vanno.

Buon Natale Messina dell’era post ideologica, dove il dissenso e l’opposizione sono un lusso che in pochi si permettono, anzi che non esiste, perché tagliata fuori con il “silenzio” delle note stampa che non piacciono e che non si pubblicano per editto ducale.

Buone feste ai messinesi, leoni da tastiera e commentatori da bar, che si lamentano ma non agiscono, che criticano ma non si aggregano, che subiscono ma che sorridono, che sopportano cibandosi di poche briciole che cadono dal gran banchetto.

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Buon Natale a chi “ci crede”, a chi passa davanti al tribunale e sottovoce si fa qualche domanda, la solita, che si scioglie nell’entusiastico disegno di una narrazione edulcorata, ma ormai noiosa, di una Messina “perfetta”, ma solo negli annunci e nei proclami, sempre declinati al futuro.

Auguri ai neoassunti, a chi ha atteso mesi per gli errori di chi ha ritenuto fosse ininfluente la corretta approvazione di un bilancio consuntivo, approvato dopo mesi e con un costoso commissario ad acta Un bilancio senza il quale non poteva essere tenuto alcun concorso. Auguri a chi “prima ti lamentavi e ora…” ha ritagliato un pezzo di egoismo tutto personale e ha, sempre egoisticamente, cambiato idea.

Nulla a chi si ribella. Nulla a chi si azzarda a parlare e a dire che “il re (ma anche il suo successore) è nudo, niente a chi per aver parlato, per essersi lamentato, viene licenziato, isolato. Niente se non legali e cause a chi si è sfogato, a chi ha subito i malfunzionamenti e si trova con un enorme conto da pagare pur essendo un dipendente: a chi è conducente ed il tram non ha frenato, a chi si trova un conto di 100 mila euro e deve sperare che un giudice del lavoro riconosca la sua innocenza o potrebbe essere la rovina per la sua famiglia.

Nulla per gli anziani di Casa Serena. Per loro trasferimenti e per la città il silenzio su una struttura che poteva essere già ristrutturata tre volte, per la quale i fondi si sono persi, ma tanto “li rimoduliamo”. Per la quale ancora si attende di capire che fine farà. Niente per le macerie dell’I-Hub, anche qui fondi persi e tanti annunci fino ad ora disattesi, come le demolizioni restanti che da settembre ad oggi si rimandano di mese in mese, tra poco di anno in anno. Ma anche qui “rimoduleremo”, mentre l’area è diventata un parcheggio.

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Nulla per chi attende il centro diurno per chi sopporta il fardello della sindrome dello spettro autistico. Tanto la colpa è “sempre degli altri”. Per il quale l’ennesimo ritardo sta nell’assegnazione dei lavori da parte del Comune. Niente auguri per chi ha sopportato la crisi idrica, per chi ha “osato” solo pensare di chiedere che fine ha fatto la tanta acqua arrivata in città ma mai passata per i rubinetti dei cittadini. Nulla per chi è precario perché è precaria l’azione di sviluppo economica per la città, nulla per chi è giovane e disilluso, che nonostante i guru ed i summit, fa la valigia e se ne va.

Nulla a chi non ha prezzo e non sta sullo scaffale. Nulla a chi non è “contro” per partito preso o per questione personale, ma che ha a cuore verità e comunità, sentimento del tutto demodé nella città liquida e disciolta, senza orgoglio e senza aggregazione, senza civico sentire se non quello del proprio giardinetto ormai svenduto.

Niente auguri a chi è indenne, a chi è ritto sulle gambe della coerenza, a chi ha speranza finché ha voce.

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