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Si chiama Carmelo Corso, 57enne, catanese, è l’autotrasportatore che figura tra i 35 dispersi nell’esplosione violentissima all’Eni di Calenzano. Corso, come gli altri autotrasportatori era entrato nel sito Eni di Calenzano per effettuare il carico per conto della Rat Trasporti, un raggruppamento di autotrasportatori toscani con sede proprio a Calenzano. Del Sud anche Vincenzo Martinelli, 51 anni, che viveva in centro a Prato, a pochi chilometri di distanza dallo stabilimento dove è avvenuta l’esplosione. Due figlie, separato, nato a Napoli, Martinelli era a Prato dal ’98. Di lui è stata rinvenuta la carta d’identità sull’asfalto rovente dello stabilimento. Il suo corpo, come quello della seconda vittima individuata, è stata carbonizzato dalle fiamme, e nelle prossime ore è attesa la risposta degli esami del Dna (disposto più per motivi d’indagine).
Completamente distrutti i mezzi. Il fuoco e la violenza dell’esplosione ha letteralmente divorato le lamiere.
I dispersi
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Come loro, altri colleghi sul proprio autocarro stavano facendo rifornimento in mattinata per ripartire e cominciare la giornata. È per questo che quella di Calenzano rischia di essere ricordata come la strage degli autotrasportatori. Nella lista ci sono anche altri camionisti originari di mezza Italia, da Catania a Novara, fino a Matera ed hanno tra i quarantacinque e i sessantadue anni. Del resto i loro mezzi erano parcheggiati sul posto al momento dell’esplosione nello stabilimento, dove si svolge attività di ricezione, deposito e spedizione di benzina, gasolio e petrolio. Prodotti che giungono tramite due oleodotti collegati con la raffineria Eni di Livorno, per venire quindi stoccati in serbatoi atmosferici cilindrici in attesa dell’invio alle pensiline di carico delle autobotti. E proprio in quello stesso posto i vigili del fuoco stanno continuando a muovere con una ruspa le macerie spostando i detriti della fortissima deflagrazione con la massima attenzione, alla ricerca di altri corpi.
“Ho visto una scena impressionante, c’è una distruzione totale. Immagino chi era lì a lavorare ed era lì vicino o sotto le infrastrutture di ricarica, quello dev’essere apparso come un inferno. La situazione è indescrivibile. Noi sappiamo che nell’azienda erano stati effettuati 35 accessi”, ha spiegato il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani, visibilmente provato dopo il sopralluogo effettuato sul posto. In quell’area industriale ci sono molti altri stabilimenti e molti lavoratori che adesso si ritengono persino fortunati, visto quanto successo.
“In quella raffineria ci lavorano una cinquantina di persone. Io invece sono nell’azienda chimica a fianco. Sapevamo che quest’area era pericolosa, ma non fino questi punto”, spiega Nicolas Magnolfi, 29 anni, un operaio che stava lavorando a cinquanta metri dall’incidente ed è rimasto lievemente ferito. Come lui tanti altri sono finiti in ospedale, ma i più gravi, quelli trasportati con le ambulanze, sono una decina: tra loro due persone ustionate che rischiano la vita mentre altri diciassette si sono presentati spontaneamente nei pronto soccorso delle città limitrofe, tutte allertate dopo l’esplosione.
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