Si tratta di Nicolò Passari di Messina, tratto in arresto poche ore prima a Santa Lucia sopra Contesse in quanto gravemente implicato nell’organizzazione criminale dedita allo spaccio ed al narcotraffico di cocaina, crack e marijuana.
Un signore in tuta e maglietta, occhiali ed un quotidiano in mano. Si vede uscire dal cancello adibito al trasferimento dei detenuti del carcere di Piazza Lanza a Catania. Ma non è un operaio della manutenzione del carcere, e neanche un detenuto in permesso. Il signore in questione è Nicolò Passari di Messina, tratto in arresto poche ore prima a Santa Lucia sopra Contesse in quanto gravemente implicato nell’organizzazione criminale dedita allo spaccio ed al narcotraffico di cocaina, crack e marijuana. Uno di quelli che presidiava il casolare abusivo all’interno del quale si spacciavano h24 enormi quantità di droga.
Passari dopo l’arresto era stato trasportato al centrale carcere di Catania. Si trovava in attesa di essere sottoposto al fotosegnalamento in un’area dedita allo stazionamento e che deve essere sottoposta a stretto controllo. Peraltro area protetta e videosorvegliata. Quando, incredibilmente e quasi anche “terenamente”, visto l’atteggiamento che assume nelle foto, Passari riesce a lasciare l’area di attesa, imboccare un corridoio e a guadagnare il cancello che però, ovviamente era chiuso. E qui il risvolto più incredibile: all’appena tratto in arresto Passari è bastato suonare al campanello del cancello perché questo si aprisse miracolosamente. Da lì la fuga semplice e liscia come l’olio che da Catania lo ha ricondotto a Messina, a casa dei genitori. Non è chiaro cosa Passari abbia fatto una volta giunto a Messina, ma se è stato riacciuffato in poco tempo lo si deve al Nucleo Operativo della Polizia Penitenziaria di Messina che coordinato dal NIR, il Nucleo Investigativo Regionale di Palermo, conoscendone le abitudini, lo hanno ritrovato e riportato a Piazza Lanza a Catania. A loro un plauso. Meno a chi per evidente leggerezza o distrazione imperdonabile, ha consentito un fatto di cronaca che lascia interdetti.