Le elezioni dirette nei Liberi consorzi delle Città Metropolitane, le ex Province per intenderci, costerebbero 15 milioni di euro circa. Democrazia costosa, ma necessaria? Il costo è stato calcolato dall’Ufficio elettorale del dipartimento Autonomie locali della Regione. Lo spunto arriva dal disegno di legge presentato all’Ars dal centrodestra. Elezioni costose il cui gravoso impegno finanziario da sostenere dalla Regione potrebbe indurre a più “miti” e dannosi consigli.
Analizzando il costo e scorporandolo si scopre che: stampa e trasporto delle schede elettorali per 732mila euro con 5,5 milioni di schede; la realizzazione delle 15 buste elettorali necessarie per le operazioni di voto nei seggi ha un costo di 390.400 euro per seimila buste. Costerebbe 366mila euro la stampa delle tabelle di scrutinio e si prevede lo stesso costo anche per i verbali. Poi ci sono 18mila manifesti dei candidati da affiggere nei seggi costerebbero oltre 146mila euro, così come l’inchiostro e i tamponi per i timbri metallici. I 2mila verbali del primo turno e dell’eventuale ballottaggio costerebbero altri 366mila euro. Per le matite copiative per l’espressione del voto si arriva ad un esborso di 146.400 euro: e ne servirebbero 24mila. A tutto ciò deve poi aggiungersi la somma di altri 500mila euro per l’eventuale aumento dei prezzi e per le spese impreviste. E la Regione dovrebbe poi sborsare altri dieci milioni di euro in forza del comma 5 dell’articolo 6 del ddl 815 firmato dalla maggioranza che prevede che “gli oneri per lo svolgimento delle elezioni trovano copertura sul bilancio della Regione”. Le spese inerenti sono quelle relative ai componenti dei seggi elettorali, delle commissioni e delle sottocommissioni elettorali.
Alla luce di questi costi prospettati dal dipartimento delle Autonomie locali il rischio è che si ritenga ancora “utile” continuare a far gestire i Liberi consorzi da “più economici” commissari di governo… Ma restare così come tutto è comporta un danno: la distanza dal territorio e la sua mancata cura.