Agostino Depretis docet. A volte serve perseguire “azioni chiaramente dettate dallo scopo di mantenere il potere o di rafforzare il proprio schieramento politico“. Dal 1880 poco è cambiato. E così financo Cateno De Luca si trasforma e si reca all’incontro alla “corte” di Schifani, Presidente della Regione Sicilia, assiso sul “”trono” che avrebbe potuto essere il suo, di De Luca, “per grazia ricevuta“.
“Un incontro durato un’ora“. Un “confronto” dichiara De Luca a ilSicilia.it, perlomeno doveroso visto che l’Assemblea Regionale Siciliana ha concesso al deputato sindaco di Taormina di mantenere il gruppo di Sud chiama Nord nonostante sia rimasto con soli tre deputati.
Un incontro, quindi, che vale quanto meno un ringraziamento? “C’erano i presupposti” dichiarerà De Luca.
Il messaggio, però, che emerge circa l’incontro con “Re Schifani”, almeno dalla narrazione di De Luca, è duplice: “finito l’isolamento di Sud chiama Nord“, è il primo. Quindi il movimento del deputato regionale De Luca era isolato? Lo ammette lui stesso. Un isolamento derivato proprio dalla sua strategia di attacco contro tutto e tutti e dal proprio “purismo” autocelebrato che, oggi, è diventato un conto da pagare. Tanto salato da dichiarare che “la fase della posizione isolata per noi si chiude“.
Il secondo punto è il proseguimento della sua svolta a destra, o comunque, verso chi potrebbe dare al movimento l’opportunità di “poter incidere“. E’ un esigenza di sopravvivenza mutata in un all in dichiarato al tavolo da poker virtuale della politica: “ho detto che se devo fare il numero due che ci mette nelle condizioni di mettere in pratica le nostre idee, ben venga“. Parole gravose da proferire per chi avrebbe voluto sempre e ovunque, il numero uno, il comandante in capo, “l’Imperatore delle due Sicilie” come (erroneamente) ha dichiarato una volta il sindaco di Taormina.
Quindi si scende a patti anche con “il pavido Schifani” come più volte De Luca ha apostrofato il Presidente della Regione Schifani, anche in comunicati stampa, fino a definirlo “il miglior servo sciocco del governo Meloni”. E scripta manent.
Adesso, però, comunque si cambia, alla faccia di ogni “purismo”, dimenticando “le bande bassotti della politica”, ma che comunque “si tengono d’occhio“, dimenticando anche che nei confronti di chi cambiava idea e schieramento per fatti inoppugnabili, lui stesso che oggi cambia strategia, arrivò anche a parlare di “prostituzione politica”.
Oggi tutto cambia per non morire? Probabilmente, e si dialoga anche con il “nemico” politico. Alla ricerca di un armistizio che si propone alle proprie condizioni. Sempre ammesso che siano accettabili e convenienti per chi ha il coltello dalla parte del manico.
Perché l’isolamento è una strategia che se alla lunga non funziona, rischia di diventare un cappio che viene stretto attorno al collo di un partito anche con i sorrisi di circostanza, con le ammuine fatte di ascolto silente ma cordiale, che inesorabilmente si risvoltano in rassicurazioni senza seguito, con l’unico obiettivo di prender tempo. Solo il tempo, quello necessario, affinché l’acqua si scaldi e arrivi al punto di ebollizione.
Su tutto però gli va riconosciuta la volontà e la faccia tosta di chi all’improvviso, alla fine del deserto attraversato, improvvisamente si rende conto che è di fronte a un bivio: proseguire ancora nel deserto, ma senz’acqua e senza portatori, o andare verso la città politica, per entrare nella quale il prezzo è salatissimo. Allora bisogna scegliere e per farlo è necessario mostrare anche di essere capaci di cambiare idea.
D’altronde l’ha detto De Luca stesso, a suo tempo, “solo un cretino non cambia mai idea”. Sperando non sia troppo tardi.