IL BRUSCO RISVEGLIO: a poco servono le iniezioni di entusiasmo fini a sé stesse e a cui non seguono azioni concrete….
Ma come? Messina non è “il centro del mondo” economico e tecnologico? La città dello Stretto non è “centro dell’innovazione digitale” e delle startup? Evidentemente no. E’ il brusco risveglio che come un pugno nello stomaco evidenzia la dicotomia, netta, tra pubblicità e cruda realtà. Così i dati del secondo Rendiconto sociale dell’Inps relativo al 2023 delineano uno triste e spietato panorama socio-demografico e del mercato del lavoro provinciale che evidenzia precarietà del lavoro, aumento dell’età media e fuga dei giovani dal territorio in aumento. Un mercato del lavoro fragile con l’occupazione che continua ad essere debole: solo il 17% dei contratti è a tempo indeterminato, nel privato il reddito medio giornaliero è il 24% in meno rispetto al dato nazionale, la denatalità costante da più di 10 anni. Insomma una realtà lontana anni luce da quella descritta dall’evento manifestazione del Palacultura costata quasi 150 mila euro, pagati dal Comune, ergo dai cittadini, per il secondo anno (171 mila la prima edizione).
Di fronte ai dati reali tutto si sgretola, anche le dichiarazioni del Sindaco Basile in occasione dell’annuncio della seconda edizione del Sud Innovation Summit: “Siamo orgogliosi – scriveva Basile – di aver creduto, sostenuto e promosso una manifestazione che ha confermato Messina come base di riferimento per l’innovazione nel Sud Italia. Questo Summit dimostra che il nostro territorio ha il potenziale per essere un motore di sviluppo, capace di attrarre e valorizzare i talenti e le competenze necessarie per affrontare le sfide del futuro. Vogliamo continuare a lavorare in questa direzione facendo dell’innovazione il pilastro della nostra strategia di crescita”. “Un potenziale – un credo” che però non si vede e che non emerge certo da una sorta di “fiera del digitale” che non lascia nulla se non illusione e, quindi, non basta di certo ad invertire una tendenza che, pian piano, dalle scelte viabili fino al protrarsi di un sistema basato sulle assunzioni nelle partecipate per attività che non innescano volani economici, sta sempre più degradandosi.
L’economia messinese è in affanno, minata da una crisi strutturale nazionale ormai endemica contro la quale, finora, non si sono viste iniziative concrete da parte dell’amministrazione comunale e non solo. A poco servono le iniezioni di entusiasmo fini a sé stesse e a cui non seguono azioni concrete. “Il Summit di quest’anno – dichiarò in occasione dell’evento l’assessore Massimo Finocchiaro – dimostra che siamo sulla strada giusta per essere riusciti a catalizzare su Messina l’attenzione delle menti e delle aziende più interessanti nel panorama della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale generativa.”. Strada giusta? Quale? I concerti? O i “circhi” in piazza dell’ammucchiata gastronomica che fa cassa? Panem e circenses è di certo assicurato, ma anche il precariato, essenza di una mentalità commerciale vecchia e inadeguata.
Eppure Finocchiaro è un imprenditore e dovrebbe toccare con mano e conoscere bene la situazione reale.
Quale economia, dunque? Quale futuro se i dati sono questi e peggiorano? Non consolano di certo quelli, estrapolati, che descrivono un mercato del lavoro dove a Messina le assunzioni a tempo indeterminato sono solo al 17%, mentre quelle a tempo determinato e quindi precarie sono oltre il 56% delle assunzioni e quelle stagionali al 22%. Un sistema, quindi, che incentiva solo il precariato e l’instabilità, l’insicurezza e l’inevitabile fuga.
Insomma, finito e sbaraccato il Summit 2024, tutto è pronto per la prossima edizione. Ma dove sono le aziende? Dove le assunzioni? Dove i programmi?
Tagliati i nastri, ascoltati i supposti e autoproclamatisi “guru”, quel che resta è il solito silenzio, i conti in rosso, e una desolante mancanza di vera e costruttiva iniziativa che coinvolga e dia reale speranza a giovani che hanno la valigia pronta. Non è più il momento delle illusioni, delle chiacchiere, che adesso stanno a zero, come la speranza di chi resta che sta lentamente esaurendosi.