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Fondi PNRR usati indebitamente. Sotto inchiesta 4 grandi aziende del caffè

- 24/10/2024

C’è l’uso indebito dei fondi del Pnrr nell’ultima inchiesta coordinata dalla sezione siciliana della Procura Europea (Eppo) e condotta dai finanzieri del comando provinciale di Palermo che ha portato a un sequestro per 165mila euro e all’iscrizione nel registro degli indagati di 4 persone.

L’operazione nasce da un controllo amministrativo condotto dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo per verificare l’utilizzo delle risorse del piano nazionale per la ripresa e resilienza (Pnrr) relative a quattro finanziamenti, per circa un milione di euro, erogati a due società palermitane del settore del commercio di generi alimentari e arredi da bar e riconducibili ai proprietari di un noto brand internazionale di caffetterie presente in diversi Paesi.
    Scopo degli incentivi la “transizione digitale ed ecologica delle Pmi con vocazione industriale” e la “partecipazione delle Pmi a fiere e mostre internazionali”.
    Gli accertamenti eseguiti avrebbero accertato che i quattro indagati hanno sostenuto spese estranee alle finalità dei finanziamenti, rendicontato costi per importi sovrafatturati o, in alcuni casi, per operazioni inesistenti. emerso, inoltre, che una delle società beneficiarie avrebbe richiesto, e ottenuto in parte, un contributo di importo superiore rispetto a quello spettante in base ai requisiti realmente posseduti.

Gli indagati sono Maria Onorato, amministratore unico della Bacio nero group Srl; Danilo Bonanno, rappresentante legale della Master arredi Srl; Damaride Onoraro, rappresentante legale della Daniele Onorato Srl e Master arredi Srl: sono accusati di truffa aggravata, malversazione di erogazioni pubbliche e falso. Le indagini sono state coordinate dai Pm di Eppo Geri Ferrara e Amelia Luise.

Per gli inquirenti, gli indagati tra l’altro avrebbero, attraverso l’impiego strumentale di schermi societari riconducibili ad un unico management familiare, fatto figurare le società come entità diverse, nonostante fossero gestite tutte come un’unica entità, e avrebbero documentato costi superiori a quelli effettivamente sostenuti per la realizzazione del programma di investimento oggetto dei contributi pubblici. Inoltre, anche grazie alla rete di società create, avrebbero emesso fatture gonfiate o rilasciate operazioni inesistenti per maggiorare la quota di finanziamenti richiedibili per la realizzazione dei progetti .