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Sud chiama Nord perde pezzi anche ad Augusta: il coordinatore Raina ed il consigliere La Ferla. Ma cosa sta accadendo? Una bomba chiamata “incoerenza”

- 15/10/2024

Più che un passo falso stanno rilevandosi uno scivolone clamoroso le dichiarazioni di De Luca rese a Palazzo Zanca a Messina nel prestigioso e, semmai destinato alla cultura, Salone delle Bandiere. Una annunciata “rivoluzioncina” che sta creando più danni che benefici e che potrebbe contribuire a sgretolare materialmente il movimento, facendolo implodere letteralmente. Dopo il bye bye di La Vardera, che reagisce sempre più energicamente agli attacchi di De Luca, avvezzo al territorio di scontro, ecco che dai “territori” non si fanno attendere altre defezioni e “grazie e arrivederci” di altri esponenti del movimento del Sindaco di Taormina. Abbandonano così il “leader” anche Aldo Raina, coordinatore del partito ad Augusta ed il consigliere comunale Ciccio La Ferla che decidono ““dopo lunga riflessione alla luce di recenti vicende e posizioni non condivise di lasciare il partito”.

La Ferla e Raina lo annunciano con una nota congiunta che esprime “grande delusione” per “posizioni non condivise“. I due dirigenti lamentano la mancanza totale di interlocuzione con i vertici del movimento, e quindi una fase di coordinamento “che purtroppo non c’è stata”. “Noi ci definiamo un vero movimento civico che vuole, in controtendenza alla attuale politica di destra, spostare l’attenzione sulla salute del cittadino sull’ambiente e sui servizi che i nostri concittadini richiedono. Nessuna alleanza è possibile con chi non rispetta i nostri principi . Guardiamo con attenzione i movimenti civici e le forze sane coerenti e rispettose che fanno capo a partiti in contrapposizione a questa destra fallimentare”.

E siamo alle solite: De Luca crea e distrugge, a piacimento più distrugge che creare e senza avvisare nessuno dei suoi. Un padre padrone con il quale non si comunica e se vi si riesce, guai a contraddirlo, pena l’anatema.

Scrivono La Ferla e Raina: “Purtroppo subito dopo le elezioni Europee è calato il silenzio ed infine nonostante le sollecitazioni fatte per avere un incontro con il leader Cateno De Luca la risposta è stata e rimane il silenzio”.

Un sistema, quello deluchiano, ormai risaputo, e abbastanza decotto, che invece di generare unione, anche sotto il management by fear (gestione per mezzo della paura), sta portando alla deflagrazione del contenitore politico, con il progressivo abbandono dei suoi membri più illuminati. Implosione provocata dalla delusione: “Purtroppo un nulla di fatto ossia silenzio, motivo per cui gli scriventi in qualità di presidente dell’associazione Augusta Vera nonché coordinatore cittadino e di consigliere comunale non intendono più proseguire nel progetto che si dichiarava antisistema di Sud chiama Nord a cui noi tutti avevamo fermamente creduto”.

Ma cosa è successo? E cosa sta accadendo? De Luca non ha saputo gestire la pletora di numeri raggranellata alle ultime regionali, che lo aveva incoronato secondo candidato non eletto alla Presidenza della Regione. Non ha visto il risultato ottenuto in quanto probabilmente accecato dalla delusione di non essere stato lui l’eletto alla Presidenza.

Si è imbarcato in una improbabile campagna elettorale nordista, combattendo politicamente contro un gigante nel suo territorio, Monza.

Ha provato a cavalcare le Europee certificando il calo dei consensi, risvegliandosi, dopo il malore, come la rana che scopre che l’acqua intorno si è così riscaldata da non poter evitare di rimanere bollita.

Un percorso costellato, quindi, da sviste, dannose velleità, come De Luca stesso le ha definite, silenzi imperdonabili e improbabili colpi di teatro che ormai non impressionano più nessuno. Fino alle dichiarazioni di sabato che, dopo un narrato incontro presso la “terza camera” di Governo, il ristorante “Il Moro” di Roma, con una non più tanto misteriosa “Lady X” (a meno che Arianna Meloni non sconfessi De Luca), ha partorito la peggior manifestazione di incoerenza che il paladino anti “banda bassotti” potesse mai immaginare. Governare proprio con chi ha sempre dichiarato di avversare? Improponibile per le teste pensanti del movimento e la “meglio gioventù” del partito ha fatto i bagagli e se n’è sta andando, uno dopo l’altro.

D’altronde si sa: ad andarsene sono sempre i migliori, Dafne Musolino in testa, la prima a comprendere i sottili e non più condivisibili cambiamenti che oggi sono esplosive dimostrazioni di incoerenza. Musolino, prima ad uscire dalla trincea del più assoluto e irrazionale fideismo di chi vi è rimasto, si beccò le raffiche della mitragliatrice, fuoco amico, che definirla “macchina del fango” è un eufemismo.

De Luca ci prova, infatti, a usare lo stesso trattamento anche con La Vardera che, come la Musolino, rispedisce pacatamente al mittente. Con la differenza che per una donna è doppiamente difficile sopportare il fetore di una melma di tal genere.

Consuetudine della comunicazione d’attacco del “capo” è scrivere, e far scrivere, che “senza di me il nulla”. Ma come può il Sindaco di Taormina sottoscrivere, come di fatto fa, che tutti siano “mie creature” e che “ti abbiamo fatta cristiana“? Se fino a ieri, però, il “nemico” era uno, anzi una, sulla quale concentrare il fuoco di fila di chi era rimasto e continua ad eseguire gli attacchi preordinati contro chi, per coerenza, lo abbandona, oggi il fronte si allarga e sono sempre meno quelli al di qua del filo spinato capaci di “sparare”.

Cosa accadrà? La domanda, semmai, è con chi andrà? Chi accoglierà il partito di De Luca, definito da Siracusano del PD con una efficacissima frase: “Francia o Spagna, l’importante è che se magna“.

Ciccio La Ferla – foto La Gazzetta Augustana

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