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Processo Open Arms, procura di Palermo chiede sei anni di carcere per Salvini

- 14/09/2024
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Il pm: “In mare vanno salvati tutti. Governo aveva l’obbligo di rilasciare il porto, doveva tutelare i migranti”. Giulia Bongiorno, legale del ministro: “Su banco imputati linea politica”

La procura di Palermo ha chiesto sei anni di carcere per il ministro Matteo Salvini nel corso del processo Open Arms. “Ci accingiamo a chiedere la condanna dell’imputato”, spiega il Procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella, “per difendere i confini del diritto”. Durante la requisitoria, durata sette ore, ha ricordato i 147 migranti parte offesa del processo.

Subito dopo la richiesta di condanna, il ministro ha telefonato alla sua legale, Giulia Bongiorno, Presidente della Commissione giustizia, per discutere dell’udienza. Oggi il vicepremier non si è presentato in aula per assistere alla requisitoria. E’ accusato di sequestro di persona e di rifiuti di atto d’ufficio, per avere impedito nel 2019 l’attracco in Italia alla imbarcazione della Ong spagnola Open Arms.

Pm: “Le scelte del ministro Salvini diedero luogo a caos istituzionale”

“I diritti dell’uomo vengono prima della difesa dei confini” ha detto il procuratore aggiunto. “Il dibattimento ha dimostrato che almeno dal 14 agosto 2019 il ministro Salvini avesse l’obbligo di fornire Pos, e il diniego avvenne in totale spregio delle regole”. “Il diniego volontario e consapevole” di Matteo Salvini a concedere il porto ai migranti sulla Open Arms “ha leso la libertà personale di 147 persone per nessuna apprezzabile ragione”, ha detto. “In questo processo è mancata la presenza della gran parte delle persone offese, perché anche per potere essere persone offese bisogna nascere nella parte giusta. La maggior parte è irreperibile e non vuole dire che siano criminali, ma significa essere senza casa e senza mezzi”.

“Le posizioni e le scelte del ministro Matteo Salvini diedero luogo a un caos istituzionale, una situazione che avrebbe portato ad approntare soluzioni di fortuna – aggiunge -. A ritrovarsi in una condizione di estrema difficoltà fu la Guardia costiera che non poteva premere su un ministero da cui non dipendeva”.

Il magistrato, in aula con i sostituti Calogero Ferrara e Giorgia Righi, ha poi parlato di un “iter criminoso” “non concedere il porto sicuro ai migranti”. “Non si può invocare la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare”, ha detto Sabella sottolineando: “In questo procedimento si è prospettato che un natante di legno, in alto mare, navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un’onda non avesse potuta farla ribaltare”.

“Il Governo Conte 1, come è emerso in questo processo, con il suo contratto di governo prevedeva di sensibilizzare l’Europa per ottenere una equa distribuzione dei migranti. L’allora ministro dell’interno (Matteo Salvini ndr.) ha ritenuto di potere squilibrare l’unità di misura dei beni giuridici in questione, in favore dei porti chiusi, quale strumento di pressione degli stati membri”, ha detto il procuratore aggiunto di Palermo all’inizio della sua requisitoria.

Pm: “La persona in mare è da salvare, è irrilevante la sua classificazione”

“La persona in mare è da salvare, ed è irrilevante la sua classificazione. Che sia un migrante, un componente di un equipaggio, un passeggero. Per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato. Poi, la giustizia farà il suo corso”. Sono le parole del pm Calogero Ferrara. Il magistrato nel corso del suo intervento ha parlato del funzionamento del diritto nazionale e sovranazionale sui salvataggi in mare.

“L’oggetto della prima parte della discussione sarà la ricostruzione del quadro giuridico internazionale e interno perché nella materia del soccorso in mare a tutela delle persone questa disamina è fondamentale per fugare alcuni equivoci di fondo. Il quadro è quello dei Sar, Search and rescue, ogni altro inquadramento giuridico che si è tentato, a partire dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, non ha nulla a che vedere con il processo. E questo lo ha scritto anche il Tribunale dei ministri, qui siamo in presenza di tre eventi sar, e di un quarto”, ha affermato ancora Ferrara.

“E’ solo la terraferma a essere un pos, cioè il place of safety, in altre parole il posto più sicuro. E questo lo ha ribadito anche la Corte di cassazione”, ha proseguito il pm aggiungendo: “Normalmente il Pos è il porto più vicino, però questo è stato modificato nel corso degli anni. Allora dobbiamo rispondere a due domande: la nave di salvataggio può essere considerata un luogo sicuro? Come è stato rappresentato in questo processo. La risoluzione Msc dice che la nave non viene considerata un luogo in sicurezza, anche se è luogo temporaneo di sicurezza, e dovrebbe essere sollevata. Pertanto la nave può esser considerato solo un Pos temporaneo”.

E ha aggiunto: “Che la nave non sia un luogo sicuro è un principio consolidato. Anche le navi ad hoc per effettuare il salvataggio devono avere dei requisiti ben precisi. Quindi, solo la terraferma può essere un Pos e questo lo ha ribadito anche la Cassazione”.

“Il ministro Matteo Salvini ha sostenuto che la nave spagnola Open Arms avrebbe “bighellonato” in acque internazionali dal 2 al 9 agosto, e dal 9 al 14 agosto, al momento in cui la nave fa ingresso in acque nazionali. Secondo il ministro la barca sarebbe arrivata due volte in un porto spagnolo. Ma questo bighellonare trova ampia giustificazione” ha detto il Procuratore aggiunto di Palermo. “Intanto perché il porto spagnolo era molto distante – dice Sabella -. Dal 9 agosto la barca aveva 147 persone a bordo, pur essendo omologata per 19 persone. La stessa Spagna era stata sollecitata dall’Italia dal 2 agosto ma ha riposto solo il 18 agosto. Il comandante Creuz sentito sui questo punto ha detto che si trattava del rispetto delle norme nazionali che finché non riceveva risposte dalla autorità a cui si era rivolto non poteva prendere alcuna iniziativa”.

Legale Salvini: “Quadro non corrispondente alla realtà”

“Dai pm è stato tratteggiato un quadro non corrispondente alla realtà” ha detto l’avvocata Giulia Bongiorno, legale del ministro Salvini. “E’ stato detto in requisitoria che le decisioni di ritardare lo sbarco dopo le redistribuzione era esclusivamente di Salvini ma così non è, perché se andate a vedere le dichiarazioni pubbliche di altri ministri, tutti rivendicavano orgogliosamente i respingimenti”, dice Bongiorno.

E’ una requisitoria un po’ contraddittoria, direi, perché la premessa è ‘non stiamo processando il governo’ poi, però, finora ha detto che il decreto sicurezza bis ‘è in contrasto con la Costituzione’ e che ‘non è accettabile prima redistribuire e poi sbarcare’. E che ‘il tavolo tecnico è un tavolo che ribaltava dei principi fondamentali’. Per ora sta parlando di linee di governo che lui contesta. Quindi , non c’è una condotta di Salvini sul banco degli imputati ma sul banco degli imputati c’è una linea politica'”.

“Nel caso Open Arms, a prescindere dalle anomalie della navigazione, dal fatto che c’erano rischi che vi fossero a bordo terroristi, sono state adottate tutte le misure per garantire la tutela e la protezione dei migranti”, ha aggiunto.

“Mi preme rilevare che in questa introduzione della requisitoria è di intuitiva evidenza che il pm sta procedendo a una requisitoria contro il decreto sicurezza bis, che è un atto del governo, contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare. Ha proprio espresso un giudizio di grande contestazione di questa linea. Sapete perfettamente che anche in dichiarazioni pubbliche è stata una linea portata avanti da tutto il governo, anche dallo stesso premier di allora”, ha affermato la legale. “Il pm che ha detto che non voleva essere un intervento contro la politica, nel momento in cui dice che un tavolo tecnico a cui partecipava l’attuale capo della Polizia, le direttive e i decreti sono inaccettabili, intollerabili e in contrasto con i diritti umani, in realtà, sta processando la linea politica di quel governo. Vedremo più tardi”, ha aggiunto.

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