Il mondo. Tutto intero ed anche di più. Non c’è confine e limite che un uomo, se vuole, può imporsi, anche quando si è destinati a nascere in territori racchiusi tra le montagne come i Nebrodi, dove il mare lo vedi in lontananza ma sei più vicino al cielo di molti altri. Pippo Ipsaro Passione, tempo fa (misura che per lui non esiste davvero) decise di lasciare la sua Naso, in provincia di Messina, scegliendo il mondo ed i villaggi vacanze dai quali, come animatore, “ho imparato a parlare a platee di 300 persone e più”, il futuro chef comprese che possedeva un requisito naturale ed irripetibile: la sua sicilianità. Che è molto più che essere italiano, molto più che essere meridionale. La Sicilia è una filosofia, quella buona, fatta di valori, emozioni, sapori e odori: merce rara con la quale conquistare il mondo per intero.
Ed è quel che ha fatto Pippo, da animatore a chef siculo, che, come dice lui stesso, “ho rubato le ricette, facendole mie” e raccogliendole in un ricettario “che è grosso così”, dopo giri d’esperienza, Pippo è atterrato a Bucarest dove c’è il suo ristorante, la sua creatura.
La passione, Pippo ce l’ha nel cognome e nel destino. E si vede negli occhi per niente annacquati da un’età sulla quale non si disquisisce né si menziona, e che poco conta quando lo sguardo, come il suo, è rivolto essenzialmente al futuro. Del passato se ne parla solo rivolgendo gli occhi al paese natio, che è sempre nel cuore. La sua Naso è la base, il porto sicuro, il luogo dove tornare periodicamente per stimolarla, per rivederla, per coltivarla. Da qui nasce il premio che si è tenuto ieri e che si è svolto nel teatro Alfieri di Naso, che nonostante l’intitolazione ad uno scrittore per nulla siciliano, anzi astigiano, si pervade tutto della sicilianità iconica del pirandelliano “così è se vi pare”.
L’occasione è quella dell’incontro di amici, colleghi, ragazzi di un tempo con i quali Passione ha condiviso le strade, i vicoli e la piazza del paese di Naso, evenienza periodica per riempirsi gli occhi delle sue montagne ed i polmoni dei suoi odori, e per consegnare i premi. Questi, incoraggiamenti a mantenere alta la tradizione pasticcera, gastronomica e dell’accoglienza, sono come affettuosi abbracci che Pippo porterà con sé in Romania.
Il futuro? E’ ancora una volta il mondo, da condividere con la sua famiglia, che è non solo quella biologica ma anche quella della sua brigata di cucina, il domani è scrutare l’orizzonte con sogni che non si spengono e nuove prospettive. Così dopo l’Australia, la Romania, dove Pippo si è fermato e creato il suo ristorante, “pieno di rumeni entusiasti della cucina siciliana e di italiani che si vogliono sentire a casa”, lo chef guarda di lato ed i suoi occhi si perdono in un pensiero ad alta voce: “Ho sempre voluto visitare la Nuova Zelanda…”. E non è detto che non lo farà, e anche presto.