«Dico la verità: mi aspettavo il governo. La Meloni, un ministro. Un anno fa, subito dopo i fatti, è venuto il presidente Mattarella e ci siamo sentiti rincuorati in quell’immenso dolore. Lo abbiamo visto commosso mentre posava dei fiori dove sui binari dove mio fratello è morto. Stavolta no, non c’era nessuno dello Stato, perlomeno dei vertici, fatta eccezione per i sindaci di Vercelli e Brandizzo». Così in una lettera alla Stampa Antonino Laganà, fratello di Kevin, 22 anni, la vittima più giovane della strage ferroviaria di Brandizzo.
«È per noi inaccettabile quanto accaduto ieri. Dopo quello che abbiamo vissuto non abbiamo paura di dire ciò che pensiamo. Non abbiamo filtri, timori verso uno Stato che ci ha tradito. Perché Rfi, per noi, è lo Stato. E mio fratello è morto mentre era nelle loro mani. Avrebbero dovuto garantire sulla sua sicurezza e lo hanno mandato a morire. Fa male».
Poi il fratello di Kevin continua: «Qui le nostre vite sono ferme, non dormiamo la notte, aspettavamo un segnale più forte. Ci siamo domandati che fine hanno fatto le promesse del ministro Salvini che aveva garantito che si sarebbe fatta chiarezza. A un anno di distanza non abbiamo visto provvedimenti proporzionati alla gravità di ciò che è accaduto».
«Sappiamo che qualcuno ha sbagliato – sottolinea Laganà – Qualcuno che ancora oggi fa colazione, trascorre Natale e Capodanno a casa coi suoi cari, guarda la tv, può andare a mangiare un gelato. Se fosse venuta Giorgia Meloni glielo avrei detto con la calma dei vinti, perché noi siamo dei vinti dal dolore e dalle assenze: ‘Avrebbe potuto essere tuo figlio’. Glielo dico da qui, dalle colonne di questo giornale: un suo abbraccio ci avrebbe aiutato. Se avesse mandato un ministro ci saremmo sentiti meno soli. Ringraziamo chi lo ha fatto al posto vostro. Non dimenticheremo chi c’era e nemmeno chi non c’era».