Togliere l’acqua che proviene dal Bufardo all’agricoltura. Il concetto già da solo suona molto male. Così come suona ancora peggio che i 100 litri secondo che potrebbero ripristinare la metà della fornitura idrica per Messina, e che sarebbero tolti agli agricoltori catanesi, procurerebbero seri danni alle colture. E chi dovrebbe ripagare questi danni se non la Regione Siciliana? Tanti i limiti per i quali Messina attende ancora la “svolta” miracolosa che arriverebbe da una ordinanza del Presidente della Regione Siciliana che ad oggi non è arrivata. Così come non è arrivato neanche un secco “no”.
L’ORIENTAMENTO DELLA REGIONE SICILIANA
La contingenza però è quanto meno drammatica: le colture e gli allevamenti sono in grave affanno e l’acqua, quella delle dighe siciliane, è ai minimi storici. Come potrebbe, quindi, la Regione non solo autorizzare una decurtazione di acqua per allevamenti e campi agricoli in favore di Messina, accollandosi tutti i costi dei danni che si arrecherebbero all’agricoltura? Eppure questa “soluzione” prospettata in un caldo fine luglio di quest’anno, con un sopralluogo al Fiumefreddo e presso il Bufardo con un vertice voluto dal presidente della Regione Renato Schifani, dopo la richiesta avanzata dal primo cittadino di Messina nel corso dell’incontro con tutti i soggetti attuatori del Piano per l’emergenza idrica, a Palazzo d’Orleans, ad oggi non ha determinato risposte e Messina continua ad avere gravi difficoltà idriche. Dichiarò allora Duilio Alongi dirigente generale del dipartimento regionale Tecnico “Ho ribadito la grande attenzione del governo regionale e in particolare del presidente Schifani per la città di Messina, con l’obiettivo di individuare una soluzione nel più breve tempo possibile. La presenza oggi di ben quattro dirigenti generali e degli ingegneri capo del Genio civile di Messina e Catania ne è la conferma. Dopo il sopralluogo di giovedì si stabilirà come procedere, sentendo anche il Consorzio privato che è, comunque, titolare di una parte della concessione“. Da allora la fornitura idrica continua ad essere suddivisa equamente tra uso idro-potabile e irriguo.
Ma l’orientamento della Regione è chiarito da un odierno comunicato: “È nostra priorità – dice il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani – tutelare le produzioni d’eccellenza dell’Isola e andare in soccorso di tutti gli agricoltori e gli allevatori che stanno subendo le conseguenze peggiori della grave siccità che stiamo vivendo”.
LA SITUAZIONE
In un articolo del 25 luglio si leggeva che “All’appello mancano 200 litri l/s. Sono i 100 che Siciliacque forniva per il periodo caldo dall’Alcantara e che quest’anno non può mettere a disposizione, i 50 l/s che mancano dalla Santissima scesa da 120 a soli 70 litri, record minimo assoluto e, infine, i 50 litri che sono venuti meno dai vari pozzi cittadini”.
Per cui è assodato, quindi, che Siciliacque NON FORNISCE acqua a Messina. Pertanto è legittima la domanda: e l’acqua di Taormina? La sta restituendo davvero come mostrato in una misurazione che rappresenta solo un momento in un giorno?
C’è molta confusione e poca chiarezza sulla situazione reale.
In attesa che la Regione si esprima, anche se ormai siamo alla seconda fase estiva che va verso la rottura dell’anticiclone africano e potrebbe portare piogge significative, sarebbe cosa buona e giusta che l’amministrazione faccia ancora e più chiarezza sulla reale situazione e che si perseveri nella ricerca di fonti alternative per le quali si è perso davvero tanto tempo e che avrebbero di certo risolto almeno in parte la situazione odierna, caratterizzata da razionamento a giorni alterni e con una fornitura idrica che arriva per sole due ore al giorno.
Anche perché la sensazione è che dal Bufardo non ci si potrà attendere nulla.