La “stagione dei bagni”, come qualcuno l’ha definita, non sta iniziando, ma volge verso la seconda parte di ferie che chiama a raccolta il secondo turno di quei lavoratori, che dopo ferragosto, riempiranno i litorali, i bed & breakfast e le seconde case. Una popolazione estiva che, quindi, non diminuirà ma che semplicemente si rinnoverà, come un cambio della guardia.
I pozzi della politica a Messina sono da tempo aridi, come le condutture asfittiche che dal Fiumefreddo portano la poca acqua disponibile, che poi si perde, tra rete idrica inadeguata e scritture private sulle quali si è persa l’occasione per fare davvero chiarezza. Qualcuno chiedeva le telemetrie. Nessuno ha risposto.
Tra esodi e controesodi assistiamo, però, ad una sequenza di comunicazioni a senso unico sulla questione acqua a Messina, che, con tono di normalità, raccontano di una città e di una amministrazione che sostanzialmente opera con decisioni costruite sul principio di “azioni e correzioni”. E’ quel che accade quando ciò che si è dimenticato, ciò che è tragicamente, è la visione e la programmazione, in un’ubriacatura di sufficienza e di inefficienza, che somiglia a quella del padre di famiglia che compra una macchina nuova o programma una crociera, dimenticandosi di non aver pagato il mutuo di casa per mesi. Così al suo ritorno, quella famiglia, scoprirà di non avere più una casa ma solo il ricordo di una bella vacanza o di una auto nuova dove adesso andare a dormire.
Così a Messina si celebrano ancora concerti, manifestazioni rallistiche anche a proprio uso e consumo, eventi pseudo storici pompati a dismisura, una manifestazione della Vara che avrà bisogno di molta acqua, come ogni anno, mentre il Sindaco di Messina, dopo sei anni di tempo, chiede ancora altri 10 giorni per raggiungere solo lo stato di sufficienza nell’assistenza ai cittadini che hanno sete, che con il nuovo “piano” delle zone adesso si trovano ad avere meno acqua di prima.
Ma “a Messina tuttapposto“, il “piano” va avanti ed è “l’unico possibile” dice Basile al quotidiano locale.
L’unico? Come si può pensare che all’ombra piccola e sbiadita delle autobotti i cittadini non si chiedano, tra uno sbarco di un don Giovanni e la partenza di una Vara “asciutta”, come mai l’amministrazione comunale figlia dell’ex sindaco mister “a ciascuno il suo mestiere”, quella del guardiano dei conti beccato con le mani nel consuntivo mai approvato e con assunzioni stoppate che peseranno come macigni sul piano di riequilibrio, non abbia avuto la capacità di comprendere, in sei anni, che la vera priorità di Messina era l’acqua che da sempre dipende da “altri”?
Messina “galleggia sull’acqua”, diceva dai suoi scomodi schermi il mio direttore Rino Piccione. Ma le sue urla a squarciagola risuonate per decenni e contro tutte le amministrazioni, sono cadute nel nulla, nel passato e fino ad oggi. Dopo cinque stop idrici annunciati come propedeutici alla promessa “acqua h24”, dopo l’iper ottimismo ostentato negli anni passati dal 2018 in poi, dopo lo sferzante, supponente e maleducato fastidio con cui da De Luca fino a Basile si rispondeva a chi ricordava che Messina NON PUO’ dipendere solo dalla condotta del Fiumefreddo, dopo le super promesse dell’acqua h24, oggi Basile & Co. attendono ancora i 100 litri secondo di acqua del Bufardo. Se questa amministrazione si chiede ancora che fine hanno fatto questi 100 litri, che nessuno ha promesso loro, e che dovrebbero arrivare da chi rifornisce un’agricoltura assetata che vede morire le proprie colture ed i propri animali, con enorme rialzo dei prezzi già apprezzabile per i cittadini (come se non bastasse la sete), l’unica cosa che rimane a Basile ed assessori è di dare la colpa alla solita “Regione matrigna” che non risponde. Ma a chi dovrebbe rispondere? Ai figli di colui, maestro dell’isolamento politico, che da sempre non ha fatto altro che sparare a zero contro chi governa la Regione siciliana? La politica è fatta di uomini e gli uomini si vendicano per le ingiurie ricevute, e si riservano di rispondere alle richieste a cui “possono” (e vogliono) rispondere.
In tutto questo, e faccio ammenda se non è corretta la mia riflessione, svetta quella carpetta blu nuova di zecca con il “Parco Progetti” per l’acqua a Messina. Progetti che, secondo l’amministrazione, sono figliastri dimenticati di 60 milioni di fondi “negati”. Sarebbe bello vedere l’iter procedurale di questi progetti. Vedere come sono fatti e quando sono stati presentati, ma anche perché sono stati rigettati. Quanti di essi, inoltre, sono in itinere e quanti e quando saranno portati a termine. Ma anche quanti di quei parcheggi di interscambio, quanti di quei cordoli a 500 mila euro a strada, quanti di quei fondi serviti a finanziare la “visione” di un solo uomo, nella speranza di mettere le mani su fondi europei vincolati al livello della vivibilità legato a piste ciclabili e isole pedonali, quanti di quei milioni potevano essere invece investiti, prima, in miglioramento della rete idrica?
Campa cavallo che l’estate passerà, la pioggia è lontana ad arrivare e la situazione sarà sempre peggio. E a nulla serve se non a tamponare una estesa ferita con un cotton fioc, attivare pozzi da 6 lt secondo come quelli di Briga, che dovevano essere captati ed attivati già nei sei anni trascorsi, come i tanti altri pozzi e vene d’acqua che a Messina si buttano regolarmente a mare.
Ma l’anno prossimo ci sarà Renato Zero, e Messina, con la nuova stagione dei concerti, con cordoli e parcheggi di interscambio che non si “bevono”, avrà una marcia in più visibile, però, solo ad una amministrazione comunale che ha barattato il consenso con un egocentrismo sordo.
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