Nel 2015 Renato Accorinti, allora sindaco di Messina, perdeva consenso proprio per la crisi idrica, e nei fatti la poltrona che poi conquistò Cateno De Luca nel 2018.
Allora direttore generale di AMAM era Luigi La Rosa, apprezzato e competente dirigente che si ritrovò ad affrontare uno dei momenti più bui di Messina. All’epoca la devastante crisi idrica messinese marchiata con l’hashtag #messinasenzacqua, fu scatenata dalla frana che colpì la conduttura del Fiumefreddo in corrispondenza della zona a monte dell’abitato di Calatabiano. Un evento eccezionale, ma prevedibile, che mise in ginocchio la città, fino all’arrivo delle navi cisterna che rifornirono Messina ridando sollievo fino alla conclusione di lavori che, come disse lo stesso, La Rosa “mantengono il carattere di soluzione di emergenza richiedendo, in tempi rapidi, il ripristino della conduttura originaria.“. Allora a Messina arrivarono una nave cisterna da 5mila metri cubi della Protezione civile regionale, una dell’esercito contenente 8mila litri d’acqua e una della compagnia napoletana Marnavi da 5mila tonnellate. Una crisi allora che portò fino alla decisione del Prefetto pro tempore di sollevare il sindaco Accorinti dalla guida dell’unità di crisi appena costituita per assumerne direttamente il controllo. Tempi bui la cui ombra sembra, oggi, riaffacciarsi all’orizzonte.
Calatabiano (Me), il punto in cui si verificò la frana che provocò la grande crisi idrica di Messina nel 2015
Le parole di allora di La Rosa raccontano di un azienda di distribuzione acque a Messina che lamentava perdite al di sotto del 30% e che erano state “rifatte nei primi anni ’80, con una spesa di poco più di 25 miliardi delle vecchie lire e con la posa in opera di circa 300 km di tubazioni di vario diametro che, comunque, vanno continuamente manutenzionate per la eliminazione di perdite che si manifestano nel tempo, come in tutte le reti di ogni città“. Investimenti che nel tempo Amam, come riportava La Rosa, avrebbe fatto per “un importo di 4/5 milioni di euro ogni anno, oltre ad altri circa 8 milioni di euro reperiti mediante finanziamenti sul POR Sicilia 2000/2006 e per le fonti alternative numerose ricerche idriche sono state effettuate negli ultimi anni che hanno portato ad escavazione di nuovi pozzi a servizio di diverse zone della città“.
La Rosa parlava anche di una “carenza di personale” endemica risolta con il ricorso a ditte esterne al fine di sopperire un organico che, allora, doveva essere di 142 tecnici ma che ne disponeva “solo di 50”. La Rosa, inoltre, sottolineava che sotto la sua gestione Amam, era stato possibile effettuare la “mappatura di tutte le reti idriche cittadine che era inesistente, ha implementato il sistema di telecontrollo, che per tanti anni è stato l’invidia di tante città anche del nord Italia, inserendo in telecontrollo oltre tutti i serbatoi cittadini e dei villaggi anche gran parte degli impianti di sollevamento della rete fognaria, ha ristrutturato ed ha efficientato la funzionalità degli impianti di depurazione che oggi rispettano pienamente i limiti di scarico imposti dalle vigenti disposizioni normative a tutto beneficio delle acque marino costiere, ha realizzato un sistema di lettura dei consumi utenze e di gestione delle fatturazioni sicuramente moderno ed efficiente“.
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E oggi? Oggi la crisi idrica è in gran parte scaturita da accadimenti climatici eccezionali ma prevedibili, che si sono abbattuti sulle risorse regionali e su tutte le città dell’Isola, mettendo però in evidenza le criticità di una gestione che non sembra aver fatto passi avanti rispetto a quanto riportava La Rosa. Per cui, stando alle dichiarazioni dell’ex direttore generale di AMAM, è legittimo chiedersi quanto è stato fatto realmente per efficientare la rete idrica in tempi in cui la crisi climatica e quella idrica incombente era una certezza assoluta e non certo un evento “straordinario e inatteso”?
Telecontrollo, lettura dei consumi e mappatura della rete, sono realtà che l’attuale dirigenza di AMAM si è trovata già pronta e ha potuto solo potenziarla. Sulle fonti alternative l’AMAM di La Rosa aveva già scommesso ed investito, ma ad oggi si parla dei pozzi di Briga come fossero la “panacea” di tutti i mali. Senza però avere contezza della reale portata e già in carenza d’acqua. Ma dove sono gli altri intercettati e che potevano essere reperiti in questi anni? Perché non sono stati messi a regime di captazione quando l’emergenza idrica per siccità non si era ancora scatenata ma era sempre statisticamente ed ampiamente prevedibile già a gennaio di quest’anno? Perché, insomma, oggi AMAM non è pronta con i pozzi alternativi? E perché ancora oggi AMAM è in piena carenza di tecnici dimostrando di non aver provveduto a rimpolpare un’organico che resta ancora asfittico ed insufficiente? E la “riparazione provvisoria” del 2015 a Calatabiano è stata aggiornata e resa definitiva?
Insomma in SEI anni di amministrazione senza soluzione di continuità da De Luca a Basile, cosa si è fatto di concreto per scongiurare quella che somiglia sempre più ad una crisi idrica devastante come quella che costò faccia e poltrona a Renato Accorinti?
Immagini della crisi idrica di Messina con sindaco Accorinti
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