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Siccità, Messina nella morsa del tempo perduto. Si dimostri che Taormina non riceve più acqua, carte alla mano

- 29/07/2024

A 40 gradi tutto evapora: gli slogan, il qualunquismo, il negazionismo, il massimalismo ideologico. E rimane solo la realtà: fatta di cambiamenti climatici e siccità devastante“. Lo dice il capogruppo di Azione Matteo Richetti. Ed è un epitaffio per quello che sta vivendo quotidianamente la Sicilia e le sue città, tra le quali Messina, in una spirale che diventa sempre più esponenziale mano a mano che le temperature salgono, che le ondate di calore si stabilizzano sull’Isola. Evenienza che un tempo non accadeva, ma che ormai è una regolarità confermata anno per anno con maggiore veemenza.

ACQUA DALL’AGRICOLTURA CHE NON HA PIU’ ACQUA

Il “sacrificio” dell’agricoltura siciliana in favore del turismo, come ha scritto un collega del New York Times, è una verità che non è piaciuta alla Ministra Santanché. La razionalizzazione delle risorse per dare un colpo alla botte ed una al cerchio non può funzionare a lungo. L’agricoltura è in ginocchio con il rischio di perdite che vanno dal 50 al 75% della produzione. Al contempo il turismo soffre, nonostante l’occhio puntato dalla cabina di regia, con B&B che rischiano di rimandare indietro ospiti che, statisticamente, consumano acqua più di dieci volte un utente “normale”. Insomma è il disastro ampiamente annunciato della siccità in Sicilia divenuta negli anni endemica per la quale ci si risveglia, ogni anno, di soprassalto e tutti sudati, come se la memoria dell’anno passato sia svanita di colpo e, come in un film famoso, ogni anno si ricominciasse tutto da capo. Nel frattempo, in inverno, nonostante i volumi delle piogge siano in caduta libera, con un incalzante clima peggio che tropicale, non si fa nulla per prepararsi a sufficienza, per scongiurare di dover poi, in estate, lavorare in emergenza stringente. E si sa che lavorare di corsa per tamponare le falle di un sistema che non funziona significa commettere errori.

A MESSINA SI CORRE IN EMERGENZA. MA COSA SI E’ FATTO PRIMA? L’ACQUA PER TAORMINA

E a Messina? Mentre i telefoni del COC, il centro operativo emergenziale del Comune, è in affanno e gli annunci di nuove autobotti in arrivo si sprecano, si sente di “nuovi pozzi in via di apertura o di sopralluogo“. Ma perché solo adesso i sopralluoghi? Perché solo adesso gli allacci ai pozzi di Briga che qualcuno ha scritto che “prima erano ritenuti residuali”? La crisi idrica no è novità, pertanto nulla è residuale, e 60 litri al secondo (se questa è la reale portata dei due pozzi di Briga) non sono poca cosa, somigliando molto a quanto Messina fornisce a Taormina (ricordo che nessun documento scritto è stato presentato a riprova che non la si fornisce più) nonostante la crisi idrica nera.

Come si è potuto pensare di garantire ad un altro Comune una quantità di acqua che oggi ricerchiamo con ansia e con preoccupazione? Cosa si è fatto nei cinque stop idrici, oltre che realizzare il bypass a Furci proprio per rifornire Taormina? E quel bypass ha un contatore elettronico del cosiddetto “vettoriamento”? C’è presso AMAM un’utenza a nome del Comune di Taormina? I cittadini di Messina hanno contezza di quanta acqua abbiamo finora mandato a Taormina, di quanta ne ha restituito Siciliacque con l’Alcantara ai minimi storici già da gennaio? Di quanta Taormina ne abbia pagato? Se non c’è un contatore elettronico non ci può essere tracciamento. Se non c’è tracciamento nè un documento ufficiale che ne dimostra la sospensione della fornitura di “solidarietà” i cittadini continueranno a domandarsi quanto incide Taormina sulla crisi idrica di Messina.

100 LITRI AL SECONDO IN PIU’ DAL BUFARDO? ACQUA IN MENO PER L’AGRICOLTURA?

In ultimo: credere che la cabina di regia distoglierà acqua ad un’agricoltura che affoga nel disastro della siccità, appare quanto meno inverosimile. Come attendere che la manna cada dal cielo. Spero per l’Amministrazione messinese che ciò, come un nuovo “miracolo a Milano”, accada, ma quanto peserebbe in termini di responsabilità nei confronti di chi, come allevatori ed agricoltori, attendono che anche le acque reflue depurate possano colmare un gap insostenibile di acqua per irrigazione e per gli animali morenti.

Dissalatori, acque reflue depurate, condutture civiche che perdono ingenti quantità di acqua, come quella a Santa Margherita che continua a sversare a mare litri e litri al secondo di acqua potabile, fanno quanto meno incazzare i siciliani. L’acqua che non arriva ai piani alti, in interi quartieri di Messina Nord, le forniture giornaliere che non riescono a rispettare la tabella di marcia e che non hanno pressione sufficiente a riempire i serbatoi, le chiamate al COC che non possono essere evase con celerità, la carenza di autobotti e la ricerca assolutamente tardiva ed irresponsabile di nuovi pozzi, di cui Messina, è risaputo, è piena, i prati inaugurati nell’incoscienza che sarebbero stata fonte di richiesta crescente di acqua in estate, quello del Parco Aldo Moro ancora chiuso ma il cui prato è adesso irrigato da una fonte collegata al Torrente Trapani, sono la realtà con cui, voglia o non voglia, l’amministrazione Basile dovrà sempre più fare i conti e dovrà risponderne con carte alla mano. A cominciare da quel bypass del “vettoriamento“, parola non italiana, in favore di Taormina. Il caldo aumenta e la “neve” squaglia.