Si è concluso in appello il percorso giudiziario della Corte dei Conti che vedeva l’ingegnere Gaetano Sciacca accusato di danno erariale commesso all’epoca in cui era dirigente dell’Ispettorato del Lavoro di Messina. Da una richiesta di danno di 116.438,38 euro, come da ultima sentenza, quella di oggi emessa in appello, lo riduce ad 8 mila euro, “un minimo sindacale” come lo definisce lo stesso Sciacca in un suo video sui social. Pur sempre una condanna quella riportata nella sentenza n. 524/2023 della Sezione territoriale della Corte dei Conti ma che nelle motivazioni scagiona Gaetano Sciacca dall’accusa di non aver adempiuto all’espletamento di lleciti contravvenzionali notificati tra il 2013 e il 2014 non erano state emesse (e notificate) le ordinanze ingiunzioni da parte del Dirigente pro tempore responsabile dell’ITL nel termine di prescrizione quinquennale. Orbene la sentenza odierna evidenzia come “tenuto conto delle riportate coordinate ermeneutiche, occorre a questo punto scrutinare la condotta posta in essere dall’appellante alla luce degli enucleati principi.
In buona sostanza, dunque, come poteva l’ingegnere Sciacca subentrante al suo precedessore nella dirigenza dell’Ispettorato di Messina provvedere a quanto inevaso se non caricato sul sistema e quindi posto a sua conoscenza? L’accoglimento parziale del ricorso ha comunque determinato la condanna ad una somma pertanto minima rispetto alla richiesta di danno erariale originaria.
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