La colpa è adesso di Siciliacque? E risaputo da tempo che la portata disponibile dell’Alcantara è in sensibile riduzione. Lo sanno bene in molti Comuni siciliani dove già dal mese di gennaio hanno visto la portata calare anche del 15%.
Lo aveva annunciato la stessa Siciliacque “A partire da lunedì 8 gennaio, Siciliacque ridurrà la portata d’acqua del 10% e in alcuni casi del 15% a 39 Comuni che si trovano nelle province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo (più due Consorzi di Bonifica, Agrigento 3 e Caltanissetta 4), collegati direttamente al Fanaco o ad altri acquedotti alimentati da questo invaso. Dal 12 gennaio, ultimati alcuni interventi sul sistema acquedottistico Garcia, saranno coinvolti nel piano di riduzione anche 15 Comuni del Trapanese“. E la stessa Siciliacque si era subito attivata per fronteggiare il razionamento: “Il piano di razionamento, concordato nell’ultima seduta dell’Osservatorio sugli utilizzi idrici del distretto idrografico della Sicilia, sarà affiancato da alcune misure per mitigare la crisi idrica”.
Quindi la crisi idrica è cosa risaputa già da gennaio di quest’anno, tant’è che un esperto, Leonardo Valerio Noto docente ordinario di Idrologia e di Mitigazione del rischio idrogeologico del dipartimento d’Ingegneria dell’Università di Palermo, scriveva a maggio sempre di quest’anno che “Le previsioni stagionali fornite da specifici modelli climatici ci dicono che, con elevata probabilità, fino ad agosto non ci saranno piogge importanti che potrebbero incrementare il livello degli invasi e dunque mitigare gli effetti della siccità”. E ancora che “Non ci possiamo permettere il lusso di abbassare la guardia nemmeno a ottobre, novembre e dicembre” spiega Noto, convinto che alla Sicilia serva “un piano di lungo periodo, perché questi episodi di siccità sono destinati a verificarsi con più frequenza e severità a causa dei cambiamenti climatici”.
La decrescita delle precipitazioni ha portato al minimo i livelli di acqua potabile negli invasi e ha imposto i razionamenti alla popolazione, come quelli messi in atto dagli operatori idrici, compresa Siciliacque, d’intesa con l’Autorità di Bacino del distretto idrografico della Sicilia. Tutto questo succedeva già a gennaio. E solo poco dopo l’allarme di gennaio, Messina tramite AMAM decideva di approvvigionare Taormina di 60 litri al secondo in più Taormina…
Quindi? Quindi si sapeva già tutto ed a Messina evidentemente a nulla sono valsi i 5 stop idrici che oggi sembra non abbiano risulto un bel niente visto che il COC del Comune sarebbe in affanno a reperire il numero sufficiente di autobotti per fronteggiare una crisi idrica che sembra sempre più imponente e montare giorno per giorno.
Siciliacque NON HA più acqua di quella che già invia ai Comuni, da trasferire a Messina. La stessa che ha firmato un’intesa con AMAM per restituire a Messina il quantitativo di acqua che l’azienda partecipata comunale messinese consegna a Taormina vettoriandola tramite il bypass di Furci e che toglie acqua al Fiumefreddo, la fonte che approvvigiona Messina. Niente acqua ed ecco perché i 5 milioni di investimento della Regione affidati a Siciliacque, ma è un investimento di lungo periodo. Perché se l’acqua si riduce non si può certo comprarla.
E Messina? Continua a dare acqua a Taormina, quella che Siciliacque non ha probabilmente a sufficienza per restituirla alla nostra città? Mentre sappiamo che nell’accordo tra AMAM e l’azienda palermitana è chiaramente scritto che Siciliacque restituirà il quantitativo di acqua inviato a Taormina a meno che non ve ne sia penuria, e questo è il caso, sappiamo anche che il Sindaco di Taormina è entrato in allarme già da un paio di giorni. Il 13 luglio, infatti, improvvisamente, De Luca firma un’ordinanza con la quale invita a non sprecare acqua in vista del massimo afflusso turistico. Vieta l’irrigazione se non in orari specifici e per non più di 60 minuti, vieta il lavaggio di auto in aree private, il riempimento di fontane e piscine private, insomma fa quello che molti sindaci, compreso quello di Messina, hanno fatto da tempo.
C’entra qualcosa questa repentina ordinanza del Sindaco di Taormina con l’impossibilità di Siciliacque di provvedere ad una portata maggiore compresa la restituzione di quei 60 litri al secondo che Messina sta vettoriando da tempo a Taormina? Interrogativo a cui in una Messina che ha sete il Sindaco dovrebbe quanto meno rispondere e fare chiarezza oltre che richiedere tavoli tecnici come se la colpa fosse di un solo soggetto, quello, per l’appunto, che oggi non può aumentare la propria portata visto che già da gennaio la portata si è ridotta notevolmente. Insomma Sindaco Basile, le difficoltà le si conoscevano già da gennaio, perché si lancia l’allarme fino al Prefetto solo a fine luglio?