Il silenzio di “riposo” di Cateno De Luca è rotto da una telefonata che consegna la voce del leader di Sud chiama Nord fino al telefono di Mario Barresi, giornalista de “La Sicilia”, con il quale si intrattiene in una intervista che rivela il vero senso del risultato elettorale della lista Libertà alle europee. “Le elezioni Europee? Una sconfitta“, dice De Luca a Barresi, ed in queste poche parole c’è quell’onestà intellettuale che gli altri, gli yes men del leader della lista “matrioska“, come è stata definita con le sue 19 sigle, non hanno avuto il coraggio di ammettere.
E’ così che Cateno De Luca travolge in un sol colpo tutti gli esercizi di fantasia e tutti gli arrampicamenti su specchi improbabili ed improponibili immaginati da chi ha cercato di salvare il salvabile, di autogiustificarsi, di compiacere il capo, di “vendere” l’ennesima narrazione a beneficio dei soliti male informati.
E allora? De Luca politicamente finito? Deluso di certo. Indomito mai. De Luca ridimensiona i suoi spazi, sa che adesso si relegano a Taormina (tenuta permettendo) ed a quell’Assemblea Regionale Siciliana, che insieme alla Perla dello Jonio, ha disertato per la fatica di conquistare uno spazio nazionale per il suo movimento. Ma la sensazione di aver faticato solo lui è forte e sopraffacente. De Luca ha rischiato la vita per una campagna elettorale, è finito in ospedale, ha dovuto cercare un recupero di risorse fisiche almeno per arrivare in fondo. Ed alla fine del percorso ha dovuto meditare sulla delusione di scoprirsi probabilmente il solo ad averne pagato il prezzo.
L’ampiezza dei confini in cui potrà muoversi Sud chiama Nord si sono, quindi, ristretti, De Luca lo sa e lo ammette, e, tra le parole riferite al giornalista de La Sicilia, si capisce che la “colpa” del risultato elettorale non è solo dovuto a quel “bollino Chiquita” che non gli ha consentito, secondo lui, di poter comunicare ed essere presente di più sui media blasonati e nazionali. C’è anche la consapevolezza che i generali e la truppa spesso sono stati un codazzo inadeguato e senza valore aggiunto.
E’ l’ora del repulisti. E non può esserci dubbio che De Luca metterà mano alle forbici e, da buon animale politico ma soprattutto imprenditore, sfronderà rami secchi per, alla fine riformare, reinventare tutto. Unico limite la salute da recuperare, l’attenzione ad un fisico che non può reggere i ritmi dello stesso De Luca. Circostanza che i due ricoveri gli hanno ben segnalato.
C’è poi c’è lo scatto d’orgoglio con la lettura dei voti in Sicilia, il vero campo d’azione naturale di Sud chiama Nord, nel quale De Luca sa che sarà l’unico in cui potersi muovere. Torna quindi a quello che, probabilmente, è stato l’errore originale: l’aver “mangiato la mela del peccato” di immaginare un trampolino politico nazionale, non avvedendosi del grande risultato ottenuto alle ultime regionali. Un risultato che meritava di essere capitalizzato, coltivato e consolidato, che invece si è indebolito ed eroso, anche per colpa dei “generali” lasciati a presidiare il territorio, impoltroniti e adagiati sul loro ruolo, mentre il comandante cercava di conquistare ambiti troppo lontani ed incontrollabili. De Luca quindi, torna alle origini e pensa alle prossime regionali per le quali non intende fare “lo sfascista” ma attendere sulla riva del fiume che PD e M5S possano farsi del male da soli o procedere alle primarie. “Ma io mi candido da solo…” dice in conclusione De Luca a Barresi.