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Messina – Riapertura Parco Aldo Moro, Nino Principato “Sindaco questa non è una giornata storica, ecco perché”.

- 23/05/2024

Oggi ha riaperto in pompa magna il Parco Aldo Moro. Un’area verde rinnovata ed abbellita grazie al progetto originario di ForestaMe che risale all’amministrazione di Cateno De Luca, assessori pro tempore Carlotta Previti e Dafne Musolino.

“Una giornata storica” scrive e dichiara il Sindaco di Messina Federico Basile, citando solo Cateno De Luca e non dando completezza alla memoria amministrativa.

In effetti che almeno i cittadini possano riappropriarsi di un’altra delle pochissime aree verdi della città è certamente buona cosa e risultato di buona programmazione ed utilizzo dei fondi di ForestaMe, niente a che vedere con quanto, invece, ha poi fatto l’attuale amministrazione con la deposizione di alberelli ad esempio allo ZIR.

Ma la voce della memoria si innalza sulla vicenda del Parco Aldo Moro ed è quella di Nino Principato che ricorda come l’area dove sorge il rinnovato parco non è di proprietà del Comune di Messina. “Sindaco Basile questa non è una giornata storica” scrive, infatti, in uno dei suoi memorabili e seguiti post l’architetto Nino Principato storico e giornalista messinese. “Non c’è proprio nulla da festeggiare – ribadisce Principato – c’è solo la vergogna di come quest’area, che era di proprietà comunale, è stata scippata al Comune quando era Sindaco Accorinti. Scippo a cui non si è opposto né il suo predecessore Cateno De Luca, né lei”. “Oggi – continua Principato – il Comune, non più proprietario, spende milioni di euro per un’area che non è più sua ma diventata di proprietà dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ndr.) e che l’ha concessa in comodato d’uso al Comune. Ecco qual è la verità”.

“E’ una storia tutta messinese – scrive Principato – che dimostra, ancora una volta e se ancora ce ne fosse bisogno, l’incapacità delle pubbliche amministrazioni a partire da Accorinti per arrivare all’attuale e il poco interesse per la città di Messina.

All’interno dell’area si conserva la parte basamentale del forte seicentesco del Vivonne (il cui nome deriva dal duca di Vivonne, Louis Victor de Rochechouart de Mortemart, che giunse in città nel febbraio 1675 in aiuto dei ribelli messinesi) di proprietà comunale, realizzato in seguito alla rivolta antispagnola che scoppiò a Messina tra il 1674 e il 1678 e il cui inizio si ebbe con gli scontri locali tra i cosiddetti “Merli” (popolani) e “Malvizzi” (aristocratici).

E torniamo ai giorni nostri.

Tutto ebbe inizio il 5 novembre 1949 quando con convenzione n° 18981 il Comune di Messina cedeva gratuitamente l’area di mq. 13.760 DI SUA PROPRIETA’, che poi sarebbe diventata l’attuale Parco “Aldo Moro”, all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Nell’atto, però, c’erano delle tassative condizioni da rispettare: l’Istituto si “obbligava a costruire e mantenere in efficienza sulla zona del terreno cedutogli un moderno e ben attrezzato Osservatorio Geofisico” (art.2); secondo quell’accordo l’Istituto “dovrà iniziare la costruzione dell’osservatorio entro un anno dalla data di stipulazione della presente convenzione” (art.5); in caso di inadempienza di uno dei patti fissati agli articoli 2 e 5 l’amministrazione comunale “AVREBBE AVUTO IL DIRITTO DI CHIEDERE LA RESCISSIONE” (art.6).

Ebbene, dopo 1 anno, nel 1950, l’Osservatorio Geofisico non fu costruito e non lo fu mai fino ad oggi, a 75 anni dalla convenzione!

L’area inutilizzata (unico intervento dell’INVG la spesa inutile di 700.000 euro di denaro pubblico nel 2009 per ristrutturare l’immobile adibito a magazzino, uffici e foresteria) venne quindi chiusa e abbandonata.

La ciliegina sulla torta la mise poi Accorinti con uno scellerato contratto di comodato d’uso, il 22 dicembre 2017, stipulato con il responsabile dell’INGV Carlo Doglioni. Con questo accordo, l’Amministrazione Comunale PROPRIETARIA DELL’AREA, otteneva dall’INGV un comodato d’uso gratuito finalizzato all’utilizzo del “Parco Aldo Moro” per la durata di 29 anni, con possibilità di recesso unilaterale con formale preavviso di 60 giorni: in sostanza, il proprietario dell’area otteneva da chi proprietario non era, l’uso della stessa per 29 anni!

All’art. 7 di questo contratto il Comune si impegnava alla realizzazione di un parco urbano fruibile alla cittadinanza, accollandosi tutte le spese per la messa in sicurezza, la riqualificazione e la manutenzione: come si dice dalle nostre parti, “cunnutu e bastuniatu”.

Con delibera n. 668 del 20.11.2021, l’amministrazione De Luca abrogava la clausola impeditiva del contratto di comodato d’uso che legittimava l’INGV ad esercitare il diritto di recesso unilaterale con formale preavviso di 60 giorni senza nessuna giustificata ragione. L’allora assessore Carlotta Previti faceva ottenere un finanziamento nell’ambito di “FORESTAME” di 2 milioni di euro per destinare l’area a “Parco Urbano”.

Ebbene, il sindaco Basile, com’è suo costume fare, pubblica un post trionfalistico sul suo profilo guardandosi bene dal citare la Previti o l’architetto Carmelo Celona progettista e direttore dei lavori, unici artefici della realizzazione di questo parco perché i meriti devono essere solo suoi e soltanto i suoi”.

“IL POPOLO, CHE IGNORA CIÒ, APPLAUDE E NON SA CHE QUEST’AREA RIQUALIFICATA, CHE PRIMA ERA DI PROPRIETÀ COMUNALE, PUÒ TORNARE IN QUALSIASI MOMENTO, CON GIUSTIFICATA RAGIONE, ALL’INVG CHE SE N’È IMPOSSESSATO!” conclude Nino Principato